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Terraferma

La trama del toccante film d’immigrazione di Emanuele Crialese raccontato dalle parole di una, anche lei,  “appena arrivata“

Giulia Antonelli

Monaco, 8 dicembre 2014.
“Siamo tutti migranti“ è un progetto creato e sostenuto dal gruppo Un’altra Italia, iniziato l’otto novembre e conclusosi il sei dicembre. Fine settimana all’insegna del cinema quello dal 28 al 30 novembre, con una rassegna cinematografica a cura del Circolo Centofiori e del Filmstadt München, in collaborazione con Münchner Stadtbibliothek.

L’immigrazione è qui presentata come un fenomeno che abbraccia interamente il nostro Paese: dalle aspre montagne del Trentino in ”La prima neve“, alla furia del mare contro gli scogli siciliani in “Io e l’altro“. Oltre all’interregionalità, il secondo criterio per la selezione dei film s’incentra sul vissuto personale dei registi, di quelli che la migrazione l´hanno vissuta sulla pelle. ”Migranten sprechen über Migranten“, ribadisce Ambra Sorrentino Becker, durante la presentazione del progetto al Gasteig.

Primo cortometraggio è Terraferma, nato dalla cinepresa di Emanuele Crialese: accolto positivamente a New York nel 2011, riceve nello stesso anno il Premio speciale della giuria alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Il mare. Filo conduttore nel terzo film che il regista romano dedica alla Sicilia è il mare; uno spazio che isola, divide, che uccide i suoi figli; ma anche un mare che accoglie, mette in comunicazione, che abbatte le frontiere dei pregiudizi e degli indici puntati. Proprio su questo confine immaginario s´incontrano Giulietta e Sara, entrambe alla ricerca di una loro Terraferma. Due donne e una sola paura: il passato. Giulietta è stanca della vita nella minuscola isola siciliana: con sguardo assente, osserva il mare, quella distesa ingrata che tre anni fa le ha annegato il marito Pietro e che oggi è avara di pesci e di speranze.
Sara è invece una donna africana in fuga dalla povertà. Neanche la morte le fa più paura. Una parte di lei è morta nove mesi fa in una cella in Libia, dietro la violenza di un uomo. Ma deve farcela per suo figlio di sei anni e per il frutto di quell’orrore che già scalcia nel pancione.

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Un monumento al Silenzio

Alessandro Melazzini ha presentato il 12 maggio scorso nella tradizionale sala dell’ARRI Kino di Monaco di Baviera l’atteso documentario “Stelvio. Crocevia della pace”. L’opera è tra quelle selezionate per il Festival del documentario di Monaco di Baviera

Gianni Minelli

Monaco, 24 giugno 2014
L’Attesa. Ce n’era davvero tanta per il quarto documentario di Alessandro dopo l’ormai conosciutissimo e ormai ovunque apprezzato “Monaco, Italia, storie di arrivi in Germania”. Fotografie e riprese aeree con droni di scenari superlativi e di un’espertissima telecamera apparivano di tanto in tanto su facebook durante la preparazione del film: immagini di quei panorami e di quella vita su quelle non così remote montagne.

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I Cavalieri della Laguna

Intervista al regista Walter Bencini e al protagonista, il pescatore, Sergio Amenta, del film “I Cavalieri della Laguna”, girato presso le lagune del Monte Argentario

Cristina Picciolini

Orbetello, 28 maggio 2014.
Nel sud della Toscana c’è un angolo di paradiso bagnato da una laguna che si estende per 2.525 ettari. Qui per lunghi periodi dell’anno sostano aironi, cavalieri d’Italia, falchi e circa duemila cormorani. La laguna abbraccia un paese di 15.000 abitanti, Orbetello, che vive per lo più di turismo e pesca. Nel sangue dei suoi abitanti si ritrova l’anima degli etruschi, dei longobardi, dei bizantini e degli spagnoli. Nonostante la sua grande ricchezza naturale, la crisi economica sembra aver raggiunto da qualche anno anche questa zona, mettendo in difficoltà la più grande risorsa economica del paese, la pesca e i suoi pescatori, che da qualche anno hanno costituito una cooperativa, riconosciuta da Slow Food.
Walter Bencini, regista nato a Montevarchi (Arezzo), dopo anni di riflessione decide di far parlare i “Cavalieri della Laguna” con un film-documentario, dove la realtà e la vita quotidiana si mescolano tra il dolce e il salato.

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Il vuoto dietro la grande bellezza

Il regista Paolo Sorrentino ha vinto il Golden Globe 2014 per il miglior film straniero

Marco Armeni

Roma, 14 gennaio 2014
È un’ottima notizia per il cinema italiano, e un altro giusto riconoscimento per un vero fuoriclasse della macchina da presa, capace di sorprenderci ogni volta con il suo stile inconfondibile.

Lasciamo stare le speranze di vittoria per l’Oscar, se verrà tanto meglio. Ciò che maggiormente ci hanno fatto riflettere, e ci sono rimaste impresse nella memoria, pur tra i tanti passaggi formidabili (e qualche pesantezza) della “Grande Bellezza”, sono le terrificanti immagini della sguaiata festa per i 65 anni del protagonista, Jep Gambardella, interpretato da un inarrivabile Toni Servillo.

(Anche) questa è Roma oggi: non la sbiadita immagine da cartolina del deludente “To Rome with love” di Woody Allen, dove i troppi cliché del “typisch Italienisch” finiscono per invalidare anche le buone intuizioni del regista newyorkese; ma una capitale per molti versi dimentica di se stessa e del suo ruolo, dove intellettuali di sinistra e arricchiti di destra, che si dovrebbero detestare, ballano fianco a fianco fino all’alba sulle note di Raffaella Carrà, come se fossero ancora dei ragazzi, ma in realtà inflacciditi nei corpi e ancor più nello spirito.

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"Cesare deve morire" dei fratelli Taviani

Il grande cinema italiano d'autore a Monaco di Baviera

Elena Ritossa

Bayreuth, 15 gennaio 2013.
Dopo aver convinto la giuria della 62esima edizione del festival di Berlino, aggiudicandosi il prestigioso Leone d’oro, il capolavoro dei fratelli Taviani approda ora anche nelle sale cinematografiche di Monaco.  

Quasi riecheggiando il filone pirandelliano del teatro nel teatro, i registi ricostruiscono la messinscena della tragedia di Shakespeare da parte di un gruppo di detenuti nel carcere di Rebibbia, guidati abilmente dal regista Fabio Cavalli. Tutte le scene sono state girate all’interno dell’istituto penitenziario.

La macchina da presa segue fedelmente gli angusti itinerari dei protagonisti: dalle sale da prova mal arrangiate alle squallide celle, passando attraverso i labirintici corridoi a cielo aperto.

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Interview an Sylvie Michel

Die Regisseurin des Filmes "Die feinen Unterschiede" berichtet über ihr Erstlingswerk

Il film Die Feinen Unterschiede, presentato al Filmfestival di Monaco il 4 luglio scorso, è il l’opera prima di Sylvie Michel, regista francese che vive a Berlino. La tematica da lei trattata con sensibilità e attenta osservazione psicologica mette in rilievo il dramma di mondi sociali e culturali in un epoca contemporanea, divisi dalla profonda incapacità di dialogo. È la storia di un medico di successo che ha un figlio unico con il quale ha un rapporto occasionale. La sua donna delle pulizie ha anche una figlia, con la quale però ha un rapporto completamente diverso, molto attento, spesso ansioso, e possessivo. Le vite dei giovani e dei due genitori, così diversi e così lontani sotto ogni punto di vista, si incontrano e si scontrano nei loro equilibri disorientati, per lasciare spazio ad un finale fitto di riflessioni.

M.Cristina Picciolinialt

München, 11. August 2012.
INTERVenti (IV): Welche Ausbildung hast Du absolviert und was bedeutet die Arbeit an diesem Film für Dich?

Sylvie Michel (SM): Für mich hat sich damit ein Traum erfüllt, denn ich wollte immer Filme machen. Als Kind habe ich gern die anderen Kinder unterhalten und habe Theaterstücke für Schulklassen inszeniert. Als Jugendliche wollte ich reisen und andere Arten zu leben kennen lernen.

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Aria di Napoli al Filmmuseum

Dal 29 novembre al 5 dicembre una rassegna dedicata a Napoli

Ambra Sorrentino Beckeralt

Starnberg, 18 novembre 2012
"Napule è mille culure, Napule è mille paure, Napule è 'a voce de' criature che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sulo. Napule è nu sole amaro, Napule è addore 'e mare, Napule è 'na carta sporca e nisciuno se ne importa e ognuno aspetta a' ciorta. Napule è 'na cammenata dint' 'e viche mmiezo all'ate, Napule è tutto nu suonno e 'a sape tutt' 'o munno ma nun sanno 'a verità..."

 

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Il neorealismo italiano sul grande schermo

L’imperdibile rassegna cinematografica al Filmmuseum fino al 30 giugno

Paola Gambaro

Monaco, 14 maggio 2012alt
Per tutti gli appassionati del cinema italiano, il Filmmuseum organizza in queste settimane  una rassegna unica sul movimento neorealista in cui vengono presentati capolavori classici come “Roma città aperta”, “Sciuscià” “Riso amaro” “Ladri di biciclette” e tanti altri.

Da dove nasce il realismo di queste opere? In parte dal contrasto con molti dei film che li avevano preceduti: il cinema italiano era rinomato in tutta Europa per le sue meravigliose scenografie in studio, ma gli studi statali di Cinecittà avevano subito pesanti danni durante la guerra e non erano più in grado di ospitare grandi produzioni. I cineasti si spostarono allora nelle strade e nelle campagne. Le troupe giravano in esterni e registravano il dialogo in seguito, grazie alle nuove tecniche di sincronizzazione.

Dall'esame critico della storia e la celebrazione dell'eroismo partigiano, si passò poi ad affrontare i problemi sociali contemporanei, come la divisione della società in fazioni contrapposte, l'inflazione e la crescente disoccupazione.

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A Monaco "La Città dei matti"

Numerosi interessati erano presenti il 16 maggio scorso all'Istituto di Cultura di Monaco di Baviera per assistere alla proiezione del film "C'era una volta la città dei matti", imperniato sulla biografia dello psichiatra veneziano Franco Basaglia, e per partecipare alla discussione assieme agli illustri ospiti intervenuti

Am 16. Mai wurde im Italienischen Kulturinstitut in München der Film "C'era una volta la Città dei matti" ("Es war einmal eine Stadt der Verrückten") vorgestellt, in dem das Leben und über die Arbeit von Franco Basaglia erzählt wird. Der Psychiater aus Venedig wurde in den 70er Jahren in Italien und in ganz Europa durch sein Konzept der "offenen Psychiatrie" bekannt. Er widmete sein Leben dem Kampf um die Rechte für Menschen mit psychischen Problemen. Dies führte dazu, dass entsprechende Kliniken in ganz Italien für die Öffentlichkeit zugänglich wurden.

Gianni Minellialt

Monaco, 16 maggio 2012. L'evento, organizzato in collaborazione con il Consolato Generale e con il COMITES di Monaco di Baviera, è stato introdotto dalla Dott.sa Giovanna Gruber, direttrice dell'istituto di Cultura, che ha presentato il film e ripercorso la vita e l'opera dello psichiatra Franco Basaglia (1924-1980).

Michael von Cranach, professore emerito in psichiatria, molto noto in Germania oltre che per la sua attività professionale anche per i suoi studi sulla persecuzione nazista dei malati psichiatrici, ha ribadito l'eccezionale influenza di Basaglia sulla psichiatria tedesca ed europea e riferito riguardo ai rapporti personali con il collega italiano avuti in occasione di diversi incontri tra l'altro all'Università di Innsbruck negli anni '70.

L'altro ospite d'eccezione, Giuseppe dell'Acqua, noto psichiatra e attuale direttore del "San Giovanni", l'ex-manicomio di Trieste, ha raccontato la storia del film, che è stato trasmesso due anni fa su Rai Uno, ed ha

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Gianni e le donne

Il nuovo film di Gianni Di Gregorio presentato in Germania

Was tut ein Mann, wenn er bemerkt, dass sein Leben als gesetzer Rentner ihn nicht recht zufrieden stellt?
Gianni Di Greogorio ("Festmahl im August") gibt in seinem neuen Film "Gianni und die Frauen" eine mögliche Antwort auf diese Frage.

Paola Gambaro

Monaco di Baviera, 6 ottobre 2011.
Dopo il successo del primo film „Pranzo di ferragosto“ , Gianni Di Gregorio torna sugli schermi cinematografici di Monaco con la sua seconda opera, “Gianni e le donne” di cui è regista e attore protagonista.

Gianni è un signore di sessant’anni ben portati, pensionato da tempo, marito di una donna con la quale non divide nemmeno più il talamo, e padre di una figlia adolescente. Altra figura femminile presente nella vita del protagonista è quella della madre quasi centenaria, interpretata da Valeria de Franciscis Bendoni, già presente nel primo film.

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Grazie Alessandro!

Un folto pubblico è intervenuto alla prima tedesca del film di Melazzini "Monaco, Italia"

Am 8. Juli hat in München die mit großem Interesse erwartete Premiere des Dokumentarfilms “Monaco, Italia. Geschichten vom Ankommen in Deutschland" des mailändischen Regisseurs Alessandro Melazzini stattgefunden. Zu dem Event unter der Schirmherrschaft des Italienischen Konsulats und des Italienischen Kulturinstituts kamen zahlreiche Gäste. Das Publikum hat die authentische Darstellung der italienischen "neuen Immigration" in Bayern sehr geschätzt und begeistert applaudiert.

Gianni Minelli

Monaco, 8 luglio 2011.
Si è tenuta oggi a Monaco di Baviera presso il cinema Arri nel centrale quartiere di Schwabing l'attesissima prima tedesca del film di Alessandro Melazzini "Monaco, Italia. Storie di arrivi in Germania".

Davanti ad un folto pubblico è stato lo scrittore Peter Peter a introdurre la proiezione ed a presentare l'amico Alessandro Melazzini, autore, produttore e regista del film.

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Femmine contro maschi

Recensione del Film

Die sommerliche Komödie von Regisseur Fausto Brizzi landete in Italien einen Riesenhit und wanderte geradewegs auf den 1. Platz der italienischen Box-Office-Charts. Die Geschichten über den ewigen Kampf der Geschlechter begeisterten fast zwei Millionen Kinogänger. Fausto Brizzi vereint ein Ensemble an Stars der italienischen Comedy-Szene, u. a. Claudio Bisio („Willkommen im Süden“), Nancy Brilli, Luciana Littizzetto und die brillanten Komiker Ficarra & Picone. (www.theatiner-film.de)

Elena Ritossa

Monaco, 7 giugno 2011.
Il Theatinerfilm a Monaco, primo tra le sale tedesche, propone al suo pubblico di italofili una piacevole commedia: “Femmine contro maschi” di Fausto Brizzi (sui grandi schermi italiani già da febbraio). Come già accaduto nel caso di “Mine vaganti” di Ozpetek - ribattezzato qui, assai liberamente,  “Männer al dente” -, anche questa volta il titolo scelto si allontana considerevolmente dall’originale. A comparire sulle locandine tedesche è infatti il nome “Kusswechesel”, curiosa invenzione lessicale in cui riecheggia l’analogo termine “Schusswechsel”, ovvero “sparatoria”. Il “bacio”(“Kuss”) si sostituisce qui allo “sparo”(“Schuss”), creando così un gioco di parole.

Intenti scherzosamente bellicosi sin dal titolo, dunque: ed è proprio l’eterna guerra tra i sessi, infatti, ad essere tematizzata nel film. Quest’ultimo ripercorre le vicissitudini di quattro coppie, incarnazioni perfette degli intramontabili stereotipi sull’uomo e la donna. Tra gli esponenti del “sesso forte” non manca nessuno all’appello: l’uomo rude, tifoso di calcio e traditore (Piero); quello smemorato e bambinone (Rocco); quello debole e ricattabile,

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Mal di Sardegna

Alla scoperta del nuovo cinema sardo

Ab dem 3. Dezember findet im Münchner Filmmuseum eine Ausstellung über Sardinien statt. Der Veranstalter Circolo Cento Fiori e. V. präsentiert eine Vielzahl bis dato noch unveröffentlichter Bilder, welche die Traditionen der Insel in prächtigen Farben zeigen.

Marco Armeni

Un modo di dire, molto diffuso e un poco retorico, sostiene che chi viene in Sardegna piange due volte: una volta quando si arriva, e un’altra volta quando si va via. Al netto della banalità, si parla di chi in Sardegna ci viene per lavorare o, in generale, per viverci; non quindi dei milioni di turisti che la invadono durante l’estate, e poi la lasciano, insieme alle luci dei riflettori, a decantare attraverso stagioni mai troppo fredde.
Eppure, sebbene con ritmi lenti, la vita continua in Barbagia, in Gallura, nel Campidano, in Ogliastra, e solo a Cagliari e a Sassari, le uniche vere città, un po’ di frenesia si mantiene durante tutto l’anno, ma con moderazione: sempre provincia si è, a volte con la sindrome dei figli di un dio minore.

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L'Italia non finisce al Brennero

A colloquio con Alessandro Melazzini, regista di ‘Monaco-Italia: Storie di Arrivi in Germania’

"Wer sich mit einem Münchner unterhält, wird früher oder später bemerken, dass die Geographie trügen kann.
Italien endet nämlich keineswegs am Brenner.

"München ist die nördlichste Stadt Italiens", wie die Bewohner der bayerischen Hauptstadt zu sagen pflegen.
Sicher ist das ihren vielen architektonischen Reminiszenzen geschuldet, aber auch ihren vielen Einwohnern italienischer Herkunft.
Denn während Deutschland seit einiger Zeit in Mode ist und Berlin die ‚trendigste' Hauptstadt des Kontinents, pflegte Bayern schon immer besondere Beziehungen mit unserem Land.
Einhunderttausend Landsleute leben hier, darunter zwanzigtausend allein in München.
"Monaco, Italia" wollte einige ihrer Schicksale erkunden und hat dabei Spuren der 'Italianità' sogar in Provinz-Städtchen mit ihren Spitzgiebeln und in Dörfern mitten in den verschneiten Wäldern Frankens gefunden."
(www.monacoitalia.com)

Antonia Contato

Monaco, 2 aprile 2011.
Monaco, Italia: Storie di Arrivi in Germania’ è un documentario nuovo e autentico, il cui oggetto, per una volta, sono gli italiani integrati in Germania, lontani dalla madrepatria ma non soli ed emarginati come siamo forse abituati a crederli dall’Italia.

Il primo film del regista lombardo Alessandro Melazzini, 37 anni, da dodici residente in Germania, dei quali sei a Monaco, ci presenta ‘storie di oggi’, storie vere che tuttavia sono in pochi a conoscere, e si allontana volutamente dallo stereotipo dell’italiano infelice all’estero, costretto a lasciare la patria in cerca di fortuna con la sua valigia di cartone.
“Questo documentario non vuole essere di denuncia sociale, non vuole mostrare ‘casi umani’, ma casi di persone ‘arrivate’- ci racconta Melazzini parlandoci del suo progetto – “I casi umani se ci pensate non sono molto rappresentativi della realtà odierna degli italiani in Germania e quelli che esistono forse sarebbero casi disperati anche in Italia, dove non esiste nemmeno una vera struttura di sussidi statali.

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Tajabone e Cantascorie

Quando gli alunni “difficili” ci danno lezioni di educazione civica. E di vita

Beim diesjährigen Filmfestival von Venedig - zwischen nicht allzu glanzvollen Stars, heftigen Stürzen auf dem Roten Teppich und Polemiken bezüglich der Auswahl der Jurymitglieder – hat ein italienischer Low-Budget-Streifen (10.000 EUR)  für Aufsehen gesorgt.

Luana Abate

All’ultima Mostra del cinema di Venezia, tra star un po’ dimesse, rovinose cadute dal red carpet e polemiche sulle scelte della giuria, un piccolo, anzi piccolissimo film italiano (diecimila euro il budget a disposizione) si è ritagliato il suo momento di gloria.

Il regista sardo Salvatore Mereu, autore, tra l’altro, del celebrato “Ballo a tre passi”, ha portato sotto la luce dei riflettori il suo ultimo progetto “Tajabone”; e di progetto, anziché semplicemente di film, è bene parlare. “Tajabone” (la parola, inaspettatamente, non è in lingua sarda, ma in “wolof”- lingua diffusissima in Senegal - e indica una festa musulmana posta alla fine del Ramadan che celebra la discesa degli angeli sulla terra), infatti, ha messo su pellicola il mondo, le aspettative,

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Esordire con coraggio e speranza

Intervista a Giuseppe Tandoi, autore e regista del lungometraggio “La Città Invisibile” ambientato nello scenario di una LʼAquila post-terremoto

„La Città Invisibile“ (die unsichtbare Stadt) ist das erste Werk des jungen Regisseurs Giuseppe Tandoi, der mit einem in L'Aquila gedrehten Film debütiert. Mit leichtem und feinfühligen Ton erzählt der Film von einer Gruppe junger Menschen, die durch die große Tragödie des Erdbebens von 2009 berührt und verändert wurden. Dennoch wagensie sich voller Lebenswillen und  Hoffnung an einen Neuanfang.

Giuseppe Tandoi

Nausicaa Spinosa

Giuseppe Tandoi nasce il 21 gennaio 1982 a Corato (Bari) e fin dalle scuole superiori decide di intraprendere un percorso artistico studiando all’Istituto d’Arte di Corato.
Per la prosecuzione dei suoi studi sceglie L’Aquila come città universitaria e dal 2001 al 2007 è studente dell’Accademia dell’Immagine, centro d’eccellenza per la formazione di professionisti dello spettacolo.
Nel 2008 frequenta un Master a Roma in Gestione d’Impresa Cinematografica presso M.A.G.I.C.A. (Master in Gestione di Impresa Cinematografica ed Audiovisiva). Dal 2001 fino ad oggi si è occupato della regia di numerosi video per concerti e spettacoli dal vivo, oltre alla realizzazione di spot, cortometraggi e documentari. Dopo il sei aprile 2009, per contribuire alla ripresa dell’Aquila, ha organizzato dei laboratori di cortometraggio per i ragazzi delle tendopoli; nel 2010 esce nelle sale italiane il suo primo film, “La Città Invisibile”.

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Binario 11 - Stazione Termini

All'anteprima italiana del film di Alessandro Melazzini, le impressioni di un "emigrante di ritorno"

Dabei bei der italienischen Voraufführung von Alessandro Melazzinis Film: die Eindrücke eines „Emigranten“, der zurück kehrt.

Marco Armeni

Roma, 16 marzo 2011.
In una tiepida serata invernale, sotto una pioggerellina impercettibile, ci siamo trovati in numerosi nella capiente aula magna del Goethe-Institut di Roma, per l’anteprima del mediometraggio di Alessandro Melazzini “Monaco, Italia – Storie di arrivi in Germania”.
Sarà stata la nostalgia per la città (come nel mio caso), sarà stata la sempre verde tematica dell’emigrazione, o sarà anche stata l’efficace proposta culturale che il Goethe-Institut è in grado di offrire a coloro che lo frequentano, fatto sta che, alla presenza del regista e dell’”attore” Claudio Cumani, abbiamo assistito alla piacevole proiezione e, successivamente, ad un lungo e animato dibattito.

Le storie raccontate non parlano, giustamente e finalmente, solo della “leggendaria” ondata migratoria degli anni Sessanta e Settanta, ma anche di chi, con un qualificante titolo di studio, è partito, magari solo per fare un’esperienza di un anno, e poi ci è rimasto tutta la vita.
E, ancora, attraverso le parole di chi, ristoratrice o militare o studente, ha cercato di farsi largo e di farsi rispettare,

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Due personaggi in cerca d'attore

Lettera al redattore di INTERVenti sulla 66a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

Anfang September sind Venezia und ihr Palazzo del Cinema das Ziel Scharen von Kinoliebhaber aus der ganzen Welt. Und dies hat mittlerweile Tradition: die Mostra dell'Arte Cinematografica auf dem Lido hat heuer ihren 66. Geburtstag gefeiert. Dabei, wie immer, alte und neue Meister, Leinwände und Leibwächter, Gossip und Spritzes, Journalisten und Jury-Mitglieder, Stars und Starlets. Aber nicht nur: Dieses Mal auch vier ganz aussergewöhnlichen Augen, die das ganze für INTERVenti beobachtet haben.

Pamela Lanciotti e Daniele Verri

Caro Gianni,

 

Ti scriviamo mentre atttendiamo alla stazione di Venezia l’Eurocity numero 86 diretto a Monaco di Baviera. Sono giunti per noi i titoli di coda di questa indimenticabile esperienza. Il nostro viaggio onirico è giunto al termine. Essere presenti alla 66° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia si è rivelato un magnifico sogno.

 

Il Festival che si svolge annualmente nella Città lagunare (solitamente tra la fine del mese di Agosto e l’inizio di Settembre) nello storico Palazzo del Cinema, sul Lungomare Marconi, è il più antico del mondo. Pensa che la prima edizione risale al 1932.

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"Un giorno perfetto"

 

Cronaca di un’ossessione amorosa

Gianfranco Cercone – Notizie radicali

Raccontare un atto inconsulto come sterminare i propri figli e poi ammazzarsi, è una grande sfida per un narratore. Avrebbe il compito di rendere leggibile nei suoi veri moventi, un gesto che all’opinione pubblica appare di solito soltanto assurdo, mostruoso. Potrebbe prenderla alla lontana: raccontarci la storia remota dell’autore del gesto, che precipita in quel crimine sommando ferite e scorie del passato. Ma potrebbe anche, più semplicemente, prendere in considerazione il personaggio soltanto poco prima della catastrofe, cogliere con nitidezza lo stato d’animo che lo spinge all’atto estremo.

 

Del resto quel che fa la qualità di un film è che sia vivo, che non si riduca all’aridità di una cronaca.

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Il cinema è morto. Viva il cinema (d'autore)

Da Amburgo un’importante iniziativa: nasce il trimestrale “Cinema italiano”

Eine neue Zeitschrift beschäftigt sich mit dem Thema „Autorenkino“ und legt damit Zeugnis über den großen Aufschwung ab, den diese Sparte gerade durchläuft.

Rosanna Ricciardi

Il cinema italiano è morto negli anni Ottanta e risorto a fatica dalle proprie ceneri nel decennio successivo. È da circa dieci anni infatti che si grida alla sua rinascita ed effettivamente si può assistere alla realizzazione di opere importanti e innovative da parte di registi coraggiosi.
La sfida dei Garrone, dei Sorrentino, dei Giordana sta non tanto e non solo nei temi affrontati (terrorismo, mafia, degrado, alienazione, ma anche nei mutamenti positivi di un’Italia sempre più multietnica), quanto nelle modalità con cui vengono trattati: la ricercatezza formale e la voglia di sperimentazione percepibile in loro e in tanti altri lascia intuire una volontà di affrancamento dai meccanismi industriali di cui il cinema, e non solo quello italiano, è da troppo tempo vittima. Se la latitanza del pubblico in Italia è da ascrivere a diversi motivi, tra cui, ancora una volta, la dittatura di una cattiva televisione che crea schiere di spettatori cat
atonici, incapaci di cogliere le sfumature di opere più complesse dell’ennesima fiction o trame più elaborate di quelle dei reality, a chi vive in Germania sembra un peccato enorme che molti di questi film arrivino nelle sale solo in occasione di festival o rassegne, ossia che fruiscano di una visibilità limitata a pochi giorni, talvolta ad una sola proiezione in un orario impossibile. A molti sarà capitato di parlare con amici tedeschi italofili, la cui cultura cinematografica si limita purtroppo ai grandi maestri del neorealis

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I cento Passi

La vita e la morte di un siciliano che non si rassegnò

Die wahre Geschichte des jungen Sizilianers Peppino Impastato und seines Widerstandes gegen die Mafia wurde im Jahr 2000 verfilmt und im vergangenen Juli im Rahmen der Veranstaltung "Va bene – Europa verstehen: Italien" wieder gezeigt.

Maria Carla Piccinini

Il film, presentato a Monaco in occasione della manifestazione "Va bene – Europa verstehen: Italien" il 15 luglio, è stato accolto dal piccolo pubblico della sala di proiezione in Gasteig con un caloroso applauso, ad indicare il profondo coinvolgimento che Marco Tullio Giordana e i suoi attori, a circa quattro anni dalla prima uscita del film, hanno saputo creare in memoria di un uomo e della sua generazione. La storia è quella di Giuseppe Impastato, detto Peppino, raccontata sulla base di documenti e di ricordi; una ricostruzione di un periodo e di una generazione che aveva tanta voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di vero.

Peppino Impastato viveva in un paesino siciliano, Cinisi, in provincia di Palermo, dove era nato nel 1948 in una famiglia invischiata nella mafia. Fin da piccolo si era reso conto che qualcosa non era chiaro nella sua famiglia e nelle morti delle persone che conosceva. La manifestazione del suo punto di vista e il suo disprezzo per l'atteggiamento delpadre, troppo solidale con la "Famiglia”, coincidono con quel periodo travagliato e pieno di ideali che i giovani vissero negli anni ’60 – ’70. La sua voglia di cambiare e la sua partecipazione alle attività di Nuova Sinistra lo portarono ad avviare un'attività politico-culturale antimafiosa: guidò le lotte dei contadini espropriati delle terre per la costruzione dell'aeroporto di Palermo, costituì il gruppo "Musica e cultura” e fondò "Radio Aut”, radio privata autofinanziata, con cui denunciava quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi. Il suo programma si chiamava "Onda Pazza”.

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