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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 15 Luglio 2011 06:27
Grazie Alessandro!
Un folto pubblico è intervenuto alla prima tedesca del film di Melazzini "Monaco, Italia"
Am 8. Juli hat in München die mit großem Interesse erwartete Premiere des Dokumentarfilms “Monaco, Italia. Geschichten vom Ankommen in Deutschland" des mailändischen Regisseurs Alessandro Melazzini stattgefunden. Zu dem Event unter der Schirmherrschaft des Italienischen Konsulats und des Italienischen Kulturinstituts kamen zahlreiche Gäste. Das Publikum hat die authentische Darstellung der italienischen "neuen Immigration" in Bayern sehr geschätzt und begeistert applaudiert.
Monaco, 8 luglio 2011.
Si è tenuta oggi a Monaco di Baviera presso il cinema Arri nel centrale quartiere di Schwabing l'attesissima prima tedesca del film di Alessandro Melazzini "Monaco, Italia. Storie di arrivi in Germania".
Davanti ad un folto pubblico è stato lo scrittore Peter Peter a introdurre la proiezione ed a presentare l'amico Alessandro Melazzini, autore, produttore e regista del film.
Dopo il saluto del Console Generale di Monaco di Baviera, Filippo Scammacca, e della direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura, Dott.sa Giovanna Giancola-Gruber, che hanno patrocinato l'evento, le luci si sono spente ed il marchio dell’Alpenway GmbH, la società di produzione cinematografica di Melazzini, è comparso agli ospiti accompagnato dell'apprezzata musica di Sebastiano Forte, sottofondo a tutte le storie presentate.
Come abbiamo riportato nei nostri articoli precedenti, il documentario presenta una serie di ritratti di emigrati italiani dei nostri tempi che vivono a Monaco e dintorni. Per quanto dedicata in particolare agli "arrivati", la raccolta degli esempi scelti da Melazzini risulta certamente rappresentativa poiché non mostra solo giovani professionalmente superqualificati, ma anche esponenti della prima emigrazione che, partiti conoscendo appena un mestiere, risiedono da vari decenni in Baviera, nonché quelli di seconda generazione nati e cresciuti qui. Le storie che ci raccontano sono quelle che in fondo abbiamo vissuto in un modo o nell'altro tutti noi e nelle quali, seguendo il filmato, capita spesso di identificarsi.
Ci rendiamo conto durante la proiezione come l'identità degli emigrati italiani in Germania si sia evoluta nel corso di questi sessant'anni. Dal binario Undici della Stazione Centrale, al Munich Airport. Dalle baracche accanto ai cantieri edili, alle case nei bei quartieri della Città bavarese o nei pressi delle università, dei centri scientifici o delle imprese più prestigiose. Prima appena col diploma elementare e solo col dialetto, ora molti con la laurea sotto il braccio e con la conoscenza perfetta dell'inglese. Tutti comunque con grande coraggio, inventiva e tanta generosità.
A differenza di quelle dei primi emigrati, ci sembra che le storie raccontate nel film non parlino di chi portò un contributo sì cospicuo ma forse "anonimo" alla costruzione della Grande Germania. In molti casi esse testimoniano una vera conquista, quasi un'apprezzata colonizzazione di quella che per quasi tutti è diventata poi una nuova patria. E alla fine sembra che sia stato proprio qui all'estero che certi ingegni si siano potuti dispiegare come dovevano, mentre in patria sarebbero probabilmente rimasti solo "in fieri".
Durante la proiezione, quasi come ad ondate che si susseguono, veniamo circondati da stereotipi invece preziosi e ci sentiamo fatalmente combattuti tra la necessità di doverci - e volerci - integrare e quella di mantenere a tutti i costi la nostra identità originaria.
L'alchimista Melazzini riesce allora a plasmare con il catalizzatore del suo geniale spirito una nuova generazione che ha l'ambizione e il vanto di arrogarsi il meglio dei due valori, aggiungendo il nuovo al vecchio, al lontano il vicino. Presto capiamo che usciremo dal cinema con una nuova carta d'identità, forse europea, rilasciata proprio da Alessandro e dai suoi personaggi, che ci concederanno pure il diritto di esserne orgogliosi.
Per tutto ciò gli siamo grati, e per aver dedicato tanta energia, da sbalorditivo cineasta autodidatta e solo con i suoi mezzi personali, al fine di farci riconoscere ed apprezzare la nuova identità.
L'evento si è concluso con il nostro Melazzini che, salito sul palco, ha chiamato a sé tutti i personaggi di questa storia, uno vestito per l'occasione persino con i tipici pantaloni corti di pelle bavaresi, tutti visibilmente soddisfatti e anche orgogliosi di aver contribuito a questo importante esperimento.