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Ravioli, Schlutzkrapfen, Maultaschen

Kulinarischer Kulturaustausch zwischen Italien und Deutschland

Ernesto Haase (Amateurkoch und Slow Food Anhänger)

Bei der Zubereitung von Nahrungsmitteln zeigt der Mensch einen weltweit verbreiteten, atavistischen Trieb: Er zerkleinert zwanghaft die besten Zutaten bis zur Unkenntlichkeit und stopft sie in selbstgemachte Taschen. Überall auf der Welt werden Won Tan, Piroggen, Samosas, Ravioli und Maultaschen geradezu leidenschaftlich geliebt. Selbst in Tibet, einem Land, das man am allerwenigsten aus kulinarischen Gründen besuchen wird, setzt man dem Gast als höchste Köstlichkeit Teigtaschen namens Momo vor. Die frühe Globalisierung der Teigtaschen ist rätselhaft.

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Schupfnudeln, Maggerunsen, Gnocchi

Kulinarischer Kulturaustausch zwischen Italien und Deutschland
La ricetta e la storia degli "gnocchi tirolesi” raccontate da un appassionato di cucina.

Ernesto Haase, Amateurkoch und Slow Food Anhänger

Zwar sind die Alpen ein gewaltiges Verkehrshindernis zwischen Italien und Bayern, doch ihre Überquerung ist für die Menschen beiderseits der Alpen seit 2000 Jahren eine Herausforderung geblieben. Dabei trafen sie immer auf die Tiroler. Deshalb ist die Geschichte Tirols (als kultureller Einheit) seit 1000 Jahren geprägt von der Stellung zwischen Papst und Kaiser, Habsburg und Napoleon, Italien und Deutschland, Polenta und Knödeln.
Zunächst war der Verkehr etwas einseitig, doch dürften schon Caesar’s Legionäre in Cambodunum oder Augusta Vindelicorum wegen des Mangels an Wein und Zitrusfrüchten das gleiche gedacht haben wie der Schriftsteller Herbert Rosendorfer: "Ein Leben nördlich des Alpenhauptkammes ist schon aus klimatischen Gründen praktisch unmöglich". Deshalb zog es auch Goethe in das Land, wo die Zitronen blühen, aber so richtig in Schwung kam die Liebe der Deutschen zu Italien erst nach dem letzten Krieg mit der Invasion der Touristen an die Strände der Adria und des Tyrrhenischen Meeres.

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Barilla – Pasta und mehr

Ein Traditionsunternehmen erschließt neue Märkte

Il terzo tra i più grossi produttori di generi alimentari in Italia conquista nuovi mercati. Barilla, l’azienda familiare investe nella ricerca, nell’ecologia e nel marketing. Diventa un marchio mondiale e qui in Germania acquista addirittura la Kamps AG

Daniel Vetró

Ein Weltkonzern in Familienhand. Diese Bezeichnung ist für Barilla wohl zutreffend. In Deutschland als Hersteller italienischer Teigwaren und Saucen bekannt, verbirgt sich hinter der Marke Barilla mehr als auf den ersten Blick erwartet. Umfragen in Italien haben ergeben, dass Barilla zu den bekanntesten Unternehmen neben dem staatlichen Fernsehen RAI und dem Automobilkonzern FIAT zählt.

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Quei cari sapori di una volta!

Un excursus storico attraverso le abitudini alimentari degli italiani

Italienische Küche heute: kostspielig arm. Der Trend kehrt zu ihren Ursprüngen zurück.

Pino Mencaroni

Si comincia con lingua di fenicottero, fegato di cervo e vino addolcito con miele. Disgustoso? Per niente: era il menù dei Vip dell’Antica Roma. Invece, agli schiavi toccavano gli avanzi e le erbacce: il tipico destino di chi nasce dalla parte sbagliata. Con l’avvento del cattolicesimo e fino all’anno Mille, diminuiscono banchetti e feste, fioriscono i monasteri e iniziano le penitenze. Prima fra tutte, quella di astenersi dal mangiare carne, alimento considerato troppo energetico e pericolosamente afrodisiaco: “vade retro sesso”.
Arriva il Rinascimento e la fantasia non ha più limiti: principi, dogi e duchi banchettano con teste di capriolo, arrosto di fagiani, dessert di panna montata e marzapane ed altri prodotti arrivati da terre esotiche. Il tutto su tavole ricoperte di oro e perle. Con qualche nobile eccezione, come in Toscana, dove i Medici, contrari alle esagerazioni, raccomandavano piatti della tradizione popolare preparati con ingredienti esclusivamente locali, a partire dall’olio di oliva. È in questo periodo che diventano popolari piatti come le pappardelle, le lasagne, i maccheroni, mentre a Napoli fanno la loro comparsa i vermicelli alla salsa di pomodoro.

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Dal sorbetto al cornetto

Il gelato, un’abitudine antica

Wer hat das Eis erfunden? In der Antike waren gekühlte Getränke beliebt und Marco Polo berichtet, dass die Chinesen das Eis damals schon gekannt haben. Es waren jedoch die Eis-Hersteller aus Sizilien, die das Eis in Europa und in Amerika bekannt machten.

Gianni Minelli

"Sorbetto” contiene la radice della parola araba "sharab” che significa bere, sorbire. E infatti fino all’invenzione delle prime sorbettiere e dell’ice-cream in America verso il 1700, il gelato aveva una consistenza più liquida di quella odierna e si "beveva”.
Come riferisce Marco Polo furono i cinesi che, per primi, produssero e consumarono il gelato. Ma si sa che anche gli antichi egizi, Alessandro Magno e gli antichi romani amavano bere bevande alla frutta ghiacciate. Ma come si faceva allora per la refrigerazione?Semplice, si pressava la neve delle montagne in apposite anfore che venivano trasportate e conservate così nelle città in profonde cantine o in grotte. Furono gli arabi a utilizzare una miscela con capacità refrigeranti a base di cloruro di sodio e salnitro, la cui formula sembra fosse stata inventata in India. Questi portarono il gelato in Sicilia e da lì i primi gelatieri italiani lo fecero conoscere nel resto dell’Europa.
I grandi nomi dei gelatieri storici sono tutti italiani.

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