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- Pubblicato Domenica, 21 Novembre 2010 17:23
Werk à porter
I capi unici e pregiati di una giovane stilista di Monaco
Saskia Geiges, Strickerin und Modemacherin aus München, war im Gegensatz zu vielen Bayern, keine "Italienbegeisterte" - bis sie aus Liebe auf die Insel Elba zog. Sie erzählte uns von Kunst, Mode und ihrer Beziehung zur Toskana.Roosanna Ricciardi
Saskia aveva 23 anni e scarsissima simpatia per l’Italia e gli italiani quando, in un grande magazzino di Friburgo, conobbe Ivano, toscano dell’Elba in visita ad un amico nella cittadina ai piedi della Foresta Nera dove lei studiava per diventare insegnante. La tipica situazione "ragazzo timido chiede ad amico con parlantina in visita di abbordare bella ragazza bionda” ebbe il quasi scontato finale "bella ragazza bionda ed amico con parlantina in visita si piaccionoed escono senza amico timido”. Alcune caratteristiche di Ivano colpirono infatti Saskia fin dal primo momento, spingendola a rivedere, lei francofila convinta, alcune sue posizioni sul Belpaese e i suoi abitanti e a partire il 24 dicembre, un mese dopo il primo incontro, per l’Italia, per trascorrere le vacanze con Ivano e la sua famiglia. A dispetto delle non proprio promettenti premesse, il rapporto durò più di un Natale e, dopo un po’ di estati trascorse a Marina di Campo a fare lavori stagionali, Saskia lasciò l’Università e decise di trasferirsi a Firenze per lavorare come ragazza alla pari e potersi pagare un corso di tessitura su telaio a mano all’Art Studio Fuji di via Guelfa. La scelta di intraprendere qualcosa di natura creativa non fu forse casuale per chi, da sempre, aveva respirato arte in famiglia: il padre è infatti un noto fotografo che negli ultimi anni, abbandonato il campo pubblicitario, si dedica prevalentemente all’esecuzione di delicati monocromi accompagnati da haiku, brevi poesie giapponesi, di cui riprende la struttura, mentre il fratello è un affermato designer di mobili che ha collaborato, fra l’altro, all’arredamento di un locale cult sull’isola croata di Hvar.
Saskia, attratta invece dalla moda, si interessò inizialmente "non tanto al modello” come ci racconta "quanto a quello che viene prima: al tessuto”. Proprio questa predilezione per l’aspetto materico del processo creativo la spinse a lasciare lo stage presso l’atelier di una stilista di Monaco: "Lei era in qualche modo geniale, faceva delle cose simili ai Missoni, colorate, pazze, originali, ma io non ero soddisfatta della qualità dei filati che usava e della rifinitura dei capi”. Per perfezionare le sue conoscenze in questo senso Saskia tornò in Toscana: non più all’Elba – la storia con Ivano, in crisi da un po’, si era intanto definitivamente conclusa – ma ad Empoli, dove frequentò un corso di Tecnico Stilista Maglieria presso la scuola di moda Sarteco. Al suo ritorno in Germania si stabilì ad Aying, piccolo comune a sud-ovest di Monaco dove sperava di ritrovare l’atmosfera della sua infanzia – trascorsa nella campagna intorno a Wolfratshausen - e dove avviò un laboratorio. Per i suoi capi coniò il termine Strickwerk: abbinando al termine Stricken, che richiama alla mente nonnine occhialute in poltrona, quello di Werk, da wirken, "lavorare”,
per spostare l’accento più che sull’azione, sul risultato, sull’opera scaturita dal "fare la maglia”. "In questa fase della mia attività” – ci dice ancora – "creavo modelli che non erano necessariamente finalizzati alla vendita. Creavo più che altro per mettere alla prova il mio talento e la mia abilità. Cosa che faccio tuttora, sebbene a volte la pressione delle esigenze di mercato sia molto forte”. Proprio questa voglia continua di sperimentazione fa sì che le creazioni di Saskia siano uniche. Materia prima prediletta sono lana Merinos e Mohair per i capi invernali e lino e seta per l’estate, i colori dei filati i più diversi, mescolati sapientemente fino ad ottenere nuances originali. Risultato sono capi morbidi, quasi impalpabili, nelle diverse gamme di verdi, azzurri, rossi e rosa che, conosciuti e apprezzati dapprima a livello locale, possono contare adesso su un successo più ampio, ottenuto soprattutto tramite la partecipazione a diverse mostre e fiere internazionali dell’artigianato in Italia, Austria e Germania e attraverso la collaborazione con una stilista belga. E proprio a Bruxelles Saskia vedeun fermento notevole nella moda, che al contrario, in Italia, le sembra da anni un po’ sonnecchiare. "Tutti ritengono l’Italia la capitale mondiale del gusto e questo è certamente vero se si guarda ai grandi nomi come Armani o Dolce&Gabbana, ma, per quanto riguarda la moda della gente, dei negozi, della strada, sono anni che l’Italia non offre novità. Tutti sono vestiti in maniera molto simile, vittime di una omologazione imperante un po’ in tutta Europa. Fanno eccezione Londra, che a volte però esagera in eccentricità, ma soprattutto Parigi e alcune realtà considerate per altri versi piuttosto provinciali, come, appunto, Bruxelles”.
L’opinione di Saskia, seppure non condivisa da molti italiani, che, punti nell’orgoglio, vi vedranno magari un residuo della francofilia di un tempo, troverà invece d’accordo tutti quelli che soffrono nel vedere in tutta la penisola librerie, caffè storici o piccoli artigiani fagocitati dai megastore delle multinazionali dell’abbigliamento, che offrono prodotti imbattibili sul prezzo, ma spesso scadenti nei materiali e nelle rifiniture.
E noi cosa ne pensiamo? Ci riflettiamo nell’accomiatarci da lei che, quando non è in Italia, dove è spesso per lavoro, per visitare amici o semplicemente per tornare in un paese che si è ritrovata ad amare nonostante la diffidenza iniziale, vive sulle rive del lago di Starnberg con il suo attuale compagno Markus. Ed è qui che, immersa nei colori terragni di un pomeriggio tardo autunnale, ci saluta, al suo fianco Baby, nero incrocio tra un San Bernardo e uno Schnauzer gigante, dal pelo folto e lanoso come il vello di un alpaca.
(2005-1 pag 10)