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Come dice il proverbio…

In den Sprichwörtern liegt (manchmal) die Weisheit der Völker.

Maria Carla Piccinini

 

I proverbi furono considerati in passato, nella cultura popolare, il deposito della saggezza, del sapere che autorevolmente si trasmetteva di padre in figlio; erano un ingrediente consueto, quasi d’obbligo, per qualsiasi conversazione "assennata”, un prontuario per parlare, per dire la propria sulla vita, la vecchiaia, la salute, l’amore, le donne, le abitudini, sulla base di principi a cui i nostri vecchi davano un valore universale. Proponevano con arguzia avvertimenti pratici, nozioni utili frutto di una sapienza maturata su secoli di esperienza, e definizioni esemplari bellissime, tipo il siciliano "la statua è di marmaru e nun suda” per qualificare la persona irremovibile, o "´un c’è acqua chi lu vagna né suli chi l’asciuca” per la persona indifferente.

Riferito agli sciocchi ed ignoranti, nulla mi pare più azzeccato del chioggiotto "un can portilo a Milan, portilo a Mestre, un can a xe, un can a reste”. Al contrario di quanto potrebbe sembrare, i proverbi, come le fiabe, non rappresentano una cultura locale, limitata agli spazi della regione. È sbagliato considerarli una visione del mondo peculiare di un certo ambito geografico. Le barriere linguistiche, i dialetti diversi, non avevano impedito l’universalità di questi pareri comuni, condivisi. Diversi i dialetti, ma similise non uguali i contenuti. Si trovano dappertutto, ripetuti, i messaggi sull’accettazione dei propri limiti, di essere prudenti, di limitare i desideri. Si prenda ad esempio il piemontese "la prudenza l’è mai tropa” e "venta teni la lingua a ca’” e il romanesco "una parola è ppoca e ddua so’ troppe”. Quella prudenza e rassegnazione che finiscono con lo sfociare, a volte, in uno spiccato qualunquismo: dal romanesco "sinistra e ddestra è tutta na minestra” al piemontese "venta rangesse el mantel secund el vent”. È fondamentale ricordare che chi usava un proverbio non intendeva servirsene solamente per esprimere un contenuto di natura concettuale, spesso ovvio e banale. La forza di un proverbio è nella sua formulazione. Così come succede negli slogan, nei proverbi la saggezza è tanta, ma in fondo conta di più l’invenzionesuggerita dal significante, la trovata di un accostamento, di un’immagine originale, un effetto fonico persuasivo, una rima sorprendente. E i proverbi varcano i confini nazionali. Esistono locuzioni quasi identiche in Francia, Inghilterra, Germania ed Italia; „per ogni uccello il suo nido è bello“, per esempio, esiste in Germania, Francia ed Inghilterra. Altri proverbi, pur mantenendo il messaggio, si sono adattati alle tradizioni o al clima del luogo in cui si sono diffusi. Così, una rondine non fa primavera in Italia, in Germania non fa estate; e se è vero che Roma non è stata fatta in un giorno, in Francia, paese nazionalista per antonomasia, il proverbio non poteva che riguardare Parigi. Infine, come da noi si pigliano più mosche con un cucchiaino di miele che con una botte di aceto, in Germania, dove le mosche non sono un problema, sono i topi ad essere catturati. Però, non c’è da stupirsene, con una fettina di speck anziché con il miele.

(2004-4 pag 28)

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