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27 Gennaio 2008 - Giorno della Memoria

Sintesi dell’antisemitismo nazista

Der Antisemitismus als europäisch-kulturelle Tragödie hat im Verlauf der Jahrhunderte eine religiöse und politische Entwicklung erfahren, in welcher die Juden oftmals zu Sündenböcken gemacht wurden. Es scheint sehr wahrscheinlich zu sein, dass die Ursache des Judenhasses in der Nazizeit hauptsächlich auf eine extreme Eigennützigkeit sowie einen ethnischen Fanatismus zurückzuführen ist.Eine grundlegende Erklärung für den Holocaust findet man wahrscheinlich in den verrohten nationalsozialistischen Mechanismen, welche die Einmalig- und Einzigartigkeit des einzelnen Individuums verachten um den Menschen zu überzeugen oder auch zu zwingen, ein Unterwiesener eines Volkes zu sein. Welches sind die wahren Motive, die hinter dem Inferno des Holocaust stehen? Wie konnte ein ganzes Volk so blind sein und der sinnlosen Propaganda eines grausamen, blutrünstigen Diktators folgen?

Sandro D. Fossemò

 

"La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero,

ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta."

(T.W. Adorno)

Il Giorno della Memoria richiama alla mente il sistematico sterminio degli ebrei, la cosiddetta Shoah, che razionalmente realizzato, tecnologicamente organizzato, politicamente pianificato e culturalmente preparato, ci lascia traumatizzati, non solo per l’immane carneficina, ma proprio per la lucida freddezza con cui il tutto è stato teorizzato e praticato. Nell’epoca moderna si è diffusa una forma estrema di razionalità calcolatrice che è stata applicata, come se fosse “inevitabile” o “utile”, per realizzare il sano e idoneo funzionamento del sistema sociale dell’uomo, a prescindere dall’aspetto umanitario considerato, appunto, un “errore progettuale”.

Il nazionalsocialismo è stato senz’altro una scheggia impazzita della cultura tedesca esplosa, in linea di massima, a causa dell’antagonismo sociale, del nazionalismo, dell’antisemitismo wagneriano e della commistione con il neopaganesimo. Non dobbiamo, comunque, dimenticare il fattore determinante dell’antisemitismo il quale è causato dal grave pregiudizio di molti cristiani che hanno visto negli ebrei gli assassini di Cristo. Si tratta in realtà di una vera esagerazione dal momento che furono i farisei, spaventati dall’autorità di Roma e per superbia, a provocare la crocifissione e non “gli ebrei” intesi nella loro totalità. Anzi, al contrario, il cristianesimo è stato diffuso in parte proprio dagli ebrei. Se si pensa, oltretutto, a quello che i Romani avrebbero compiuto più tardi contro i cristiani si comprende bene l’aspetto autoritario e repressivo dell’Impero. Va anche precisato che un fatto successo duemila anni fa non possa essere ancora oggetto di discriminazione. Per quale motivo intere generazioni di ebrei si devono portare dietro il calvario della crocifissione per secoli come una vessazione, quando non ne hanno nessuna colpa diretta in merito.

Comunque, non è questo il punto dell’antisemitismo nazista. Quando una nazione cade in una grave crisi economica accade spesso una specie di regressione culturale. Si torna indietro e vecchi stereotipi tornano prepotentemente di moda nella testa degli ignoranti e di chi ne trae vantaggio. Non si riesce a tollerare il malessere e di conseguenza si cerca un capro espiatorio, vale a dire un sistema o un determinato gruppo di uomini a cui dare la colpa per giustificare la precarietà e nascondersi. Gli ebrei, purtroppo, parecchie volte sono state le prime vittime di questo sfogo. S’incomincia a colpire il “diverso” addossandogli le colpe più assurde. Emergono subito gli antisemiti che, come degli inquisitori, puntano il dito contro gli ebrei ideando delle assurde menzogne in riferimento al loro operato economico e sociale. Si racconta che gli ebrei avessero costituito una sorta di “governo nascosto” pronto a destabilizzare la finanza e la pace. Così facendo furono resi i maggiori responsabili di carestie e guerre. Basta pensare alla grave calunnia dei “Protocolli dei Savi di Sion” operata dalla polizia segreta russa a danno della comunità ebraica. Tutto questo ha uno scopo ben preciso: deviare il popolo dal dominio incombente da dietro le quinte. L’antisemitismo diventò una crudele propaganda politica per allontanare la massa da chi gestiva il potere politico secondo i propri scopi e vantaggi.

Il nazionalsocialismo ha nutrito, però, ulteriori e molteplici interessi dietro l’antisemitismo quali: la distruzione dei valori giudaico-cristiani per rifondare un neopaganesimo germanico appropriato agli ideali violenti e razzisti del regime (dopo gli ebrei sarebbe toccato ai cristiani); derubare e sfruttare come schiavi milioni di ebrei; distrarre il popolo dalla dittatura; eliminare ogni obiezione politica o culturale; sfavorire la diffusione di valori umanistici legati alla valorizzazione della coscienza, ritenuta appunto un'invenzione degli ebrei.

Un altro fattore determinante è stato senz’altro il dissidio tra ebrei e nazionalisti, specie nel periodo di tempo che va dalla fine ottocento al primo novecento, quando gli ebrei sono stati invidiati e vituperati proprio perché riuscirono ad emergere con successo in tutti i campi, da quello scientifico a quello economico o umanistico. Gran parte degli ebrei diventarono formidabili imprenditori, artisti di talento, originali filosofi e dotati scienziati fino a dar vita a una notevole struttura culturale ebraico-tedesca, talmente efficace da diventare un punto di riferimento per molti studiosi e scrittori.

In questo periodo, perfino Wagner esprime un violento antisemitismo distinguendo la musica ebraica da quella tedesca e ne “Gli ebrei nella musica” (1850) scrive: “L’uguaglianza è un gioco intellettuale, la verità è la patria, il sangue, la razza. La soluzione finale della questione ebraica è la fuoriuscita degli ebrei dalla storia.” Al contrario, Nietzsche ammirava il popolo ebraico e disprezzava molto gli antisemiti. È importante ricordare che i pangermanisti rifiutarono e spesso detestarono l’influenza ebraica su quella tedesca di cui erano profondamente gelosi: sentivano o temevano di perdere la propria identità per paura di subire un dannoso condizionamento culturale, fino a vedere nell'ebraismo una pericolosa “contaminazione” diretta a influire negativamente con lo scopo di distruggere l'universo dei valori germanici, considerati superiori o “ariani”. Il Führer considerava la corruzione intellettuale operata dagli ebrei come un’espressione malata di una razza geneticamente malvagia e distruttiva. Difatti, nel “Mein Kampf”, Hitler sosteneva: “La mescolanza del sangue e il danno alla razza sono perciò le conseguenze che, senza dubbio, all’inizio non di rado vengono introdotte per mezzo di una cosiddetta predilezione per le cose straniere, che in realtà è invece una sottovalutazione dei propri valori culturali nei confronti dei popoli stranieri. Quando un popolo non apprezza più l’espressione culturale della propria vita spirituale condizionata attraverso il suo sangue, o incomincia addirittura a vergognarsene allo scopo di rivolgere la sua attenzione a espressioni diverse della vita, rinuncia alla forza che sta nell’armonia del suo sangue e nella vita culturale che ne è nata. Allora gli Ebrei possono farsi avanti sotto ogni forma, e questi maestri dell’avvelenamento internazionale e della corruzione razziale non avranno riposo finché non avranno completamente sradicato e corrotto questo popolo.” La Bibbia o Il Capitale diventano così nella dottrina nazionalsocialista dei “virus culturali” che hanno operano pesantemente fino a indebolire la genuina potenza della nobile razza nordica. I celti e i germani perdono cioè il diritto naturale al dominio mondiale per colpa dei decadenti ideali giudaici.

Gli ebrei vennero anche accusati di sovversione proprio in riferimento al dilagare del comunismo, considerato come una terribile manovra per sedurre e dominare i popoli a vantaggio di quello ebraico. Il socialismo diventò sinonimo di ebraismo in quanto venivano prese come esempio le radici ebraiche di Marx, i rivoluzionari ebrei di sinistra oppure i membri della classe dirigente sovietica. Nell’intera Europa centro-orientale divampava, in un modo assai violento, la fiamma dell’odio antisemita, destinato, sciaguratamente, a bruciare l’innocente esistenza degli ebrei.

Alcuni tedeschi, frustrati e ostili, si sentirono letteralmente superati e spodestati temendo la nascita di una nuova aristocrazia ebraica destinata a conquistare l’Europa o il mondo intero. Hitler ne potè approfittare e, in questo senso, il nazismo trasformò la lotta di classe in lotta di razze sostituendo il concetto di “classe” con quello di “razza” e il “sistema capitalista” con quello di “finanza ebraica”. La rivoluzione proletaria contro la borghesia del marxismo divenne la rivoluzione ariana contro gli ebrei. Nolte, difatti, trova un legame tra lo sterminio di classe dei bolscevichi e l’annientamento della razza nel “reich” hitleriano. Come lo scontro tra classi provoca alla fine la vittoria del proletariato, che raggiunge il potere con la sua dittatura, così avviene per le razze dove al termine del conflitto trionfa quella ariana grazie alla dittatura nazista. In tal modo, il comunismo viene capovolto in nazionalsocialismo e i nazisti tentano di sostituire anche l’idea comunista del rovesciamento del capitalismo con la distruzione del “capitalismo ebraico” a favore di un “socialismo ariano”.

Secondo me, tuttavia, l’olocausto è legato soprattutto a un fattore di tipo “funzionale”, mentre la persecuzione ha una radice “culturale”. Sostengo funzionale perché, probabilmente, durante la sconfitta militare sul fronte orientale non si riuscirono a controllare bene milioni di deportati e questo facilitò enormemente l’intenzione criminale del Führer di annientare il popolo ebraico. Invece per culturale intendo, in linea massima, che il nazionalsocialismo rifiutò nettamente la presunta “cattiva modernità” degli ebrei che veniva barbaramente sostituita con un ancestrale, pagano e demoniaco “Ordine Nuovo”. La lotta delle razze e la rigenerazione di una grande società germanica geneticamente pura e socialista diventarono la miscela esplosiva dell’ideologia nazista. “Questa è una battaglia ideologica e una lotta di razze. Infatti, ciò che è in gioco, in questa lotta, è il nazionalsocialismo, un’ideologia fondata sul valore del nostro sangue germanico e della nostra razza nordica. Ciò che è in gioco in questa lotta è un mondo così come noi l’abbiamo concepito, bello, onesto, fatto di eguaglianza sociale, un mondo che a volte presenta forse ancora qualche imperfezione ma che, nell’insieme, è ricco di gioia e di cultura.” (Himmler)

Si temeva, in ogni caso, che il popolo ebraico potesse esprimere la propria convinzione politica fino a negare con successo il dominio nazista, specie nei territori dello spazio vitale. Hitler, quasi certamente, sospettò che con la presenza degli ebrei non avrebbe potuto realizzare un forte stato totalitario, unito e reazionario allo stesso tempo. In questo caso, gli ebrei ebbero l'assurda “colpa” di non essere omologati e di risultare culturalmente nemici all’idolatria, all’oppressione totale di certi regimi e a certe istituzioni violente o disumane. In sintesi, e anche in quest’ottica, l’ebraismo ha aiutato lo sviluppo della democrazia, del progresso sociale, della libertà, dell’umanesimo, della fenomenologia ed altro fino a manifestarsi storicamente come un importante artefice o alleato della nostra emancipata civiltà. In virtù di questo, gli ebrei umiliati nei lager sono diventati i nostri martiri.

2008-1 pg 20

 

 

 


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