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Piccoli poliziotti

Luoghi comuni e comportamenti che fanno la differenza

Gianni Minelli

Monaco, 28 agosto 2021.
Ho sempre pensato che una delle differenze più spiccate tra la mentalità tedesca e quella italiana fosse nel rapporto dei cittadini con le istituzioni. Si tratta certo di uno dei tanti luoghi comuni dei quali si potrebbe parlare all’infinito, anche se questo non significa per forza che ciò sia spiacevole o inutile. 

Secondo me in Italia le istituzioni statali sono spesso viste come qualcosa da rispettare, temere ma anche di cui diffidare, come si farebbe con un potenziale nemico. Mi vengono in mente molti esempi, il più inflazionato è il rapporto delle persone col fisco: nessuno, in nessuna nazione al mondo paga volentieri le tasse, eppure in Italia abbiamo spesso il sospetto che quei soldi non vengano utilizzati per il bene comune, ma che finiscano nelle tasche di dipendenti corrotti oppure “consumati” negli ingranaggi di una burocrazia inutilmente ipertrofica. Il tentativo di evadere il fisco finisce così per diventare giustificato e quasi un diritto come quello del difendersi dalla corruzione. Fino a qualche tempo fa - o forse talvolta anche adesso - si poteva certe volte scegliere al ristorante se pagare con la ricevuta fiscale oppure così, “semplicemente”, con un piccolo sconto. In realtà in ormai 35 anni di Germania, non posso dire che tale offerta non mi sia mai stata fatta, ma ben più raramente.

Non sono sicuro se qui a nord delle Alpi le pene previste per l’evasione fiscale siano più severe che in Italia – sono portato a pensare che sia invece proprio il contrario – ma forse qui i controlli sono più severi. 

Mi sono talvolta sentito dire da conoscenti tedeschi che non è assolutamente vero che in Germania la corruzione non esista, ma che qui sono più bravi a farlo. Non posso immaginare che pure in questo i tedeschi siano veramente migliori degli italiani, però devo ammettere che in Germania alla fine i contributi fiscali sembra vengano opportunamente utilizzati e i progetti vadano davvero a buon fine come invece troppo spesso non accade nel Belpaese.

Ho un altro esempio che mi sembra molto significativo, quello del “Fahrerflucht”, letteralmente “il guidatore che scappa”, traducibile nel caso di voglio parlare un po’ impropriamente con “omissione di soccorso”. Infatti si tratta in certi casi di sfuggire dal prendersi la responsabilità di un danno talvolta anche piccolo che si è provocato in un incidente stradale. Penso si possa tradurre anche con “comportarsi da pirata della strada”.

La legislazione penale che regola questo delitto mi appare molto severa in Germania per quanto riguarda gli incidenti di piccola entità. Se qui a Monaco, nella manovra di parcheggiare, io semplicemente “tocco” un’altra macchina, sono obbligato a chiamare la polizia, che deve controllare se sia avvenuto un danno ed eventualmente accertarne la responsabilità. Se invece faccio finta di niente oppure reputo che non ci sia stato alcun danno e non chiamo la polizia, allora posso essere appunto accusato di “Fahrerflucht”, di essermi comportato da pirata della strada, con conseguenze spiacevoli come multe e punti sulla patente. È vero comunque che non mi piacerebbe trovare un danno alla mia macchina parcheggiata senza poter avere un responsabile a cui richiedere un indennizzo. 

Tuttavia, se per caso fossi testimone di qualcuno che per parcheggiare “tocca” con la sua un’altra macchina in sosta, controlla brevemente e se ne va, non so se mi metterei a chiamare la polizia. Cioè invece lo so, non lo farei, perché ho cromosomi ancora italiani. La gran parte dei tedeschi che ho conosciuto lo farebbe. Ho sentito diverse volte di qualcuno che affacciato alla finestra ha osservato per caso un piccolo incidente e alla fine ha chiamato lui stesso la polizia per denunciare il fatto. Di fare una cosa del genere spesso un tedesco si sente in dovere, chissà forse potrebbe essere anche accusato di complicità se non lo facesse. 

In Italia è diverso, nessuno probabilmente “disturberebbe” i poliziotti per una quisquilia, anzi, allungherebbe il passo e farebbe finta di niente, per non essere coinvolto, perché tanto non serve a niente, perché in fondo non sono affari suoi. Eppure il “piccolo poliziotto” che ha osservato e chiamato la polizia si sente in fondo di appartenere fortemente a questa società, a questo stato che tutela e protegge chi è vittima di soprusi e si affida ad un sistema che teme sì, ma al quale conta di potersi appoggiare.
In Italia abbiamo purtroppo perso questa fiducia e troppi sono presi dal farsi i fatti loro, non sentendosi più parte di un tutto: l’altro, gli altri, lo Stato sembrano purtroppo diventati un nemico da cui guardarsi. 

 

 

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