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- Pubblicato Venerdì, 01 Gennaio 2016 20:15
Italienisches Wetter
A memoria d'uomo a Monaco a Natale un tempo così bello non l'avevamo mai visto
Monaco, 29 dicembre 2015.
Fa caldo, nonostante l'inverno. Le temperature miti invogliano a fare gite fuori città o passeggiate nei parchi. Oggi sono stato all'Englischer Garten. Mi sono seduto su una panchina, al sole, e ho tolto la giacca. Vicino a me era seduta una coppia di anziani. Anche loro si godevano il sole, anche loro in maglione. Parlando del tempo hanno usato l'aggettivo "italienisches".
In Italia fa anche più caldo. Al sud è praticamente primavera. La gente se non va nei parchi, va sulle spiagge. Qualcuno in Sicilia si è persino messo in costume. Ma ci sono anche lati negativi. A causa della mancanza di pioggia, i livelli di concentrazione di polveri sottili nell'aria sono notevolmente aumentati. Nei giorni scorsi in molte città è stata decisa la circolazione a targhe alterne. All'inizio della settimana nelle principali città della pianura padana la circolazione è stata bloccata del tutto. Sono gli effetti immediati e a breve termine di un'emergenza climatica che in altre regioni del pianeta è diventata drammaticamente cronica. A Pechino per esempio.
Ben più preoccupanti sono le prospettive a lungo termine.
Il 12 dicembre scorso si sono conclusi a Parigi i lavori della conferenza ONU sul clima, la CoP21 (Conferenza delle Parti), chiamata così perché da ventuno anni le Parti, cioè le nazioni partecipanti, si incontrano annualmente per fare il punto sui cambiamenti climatici. Quest’anno l’agenda era particolarmente importante e ambiziosa. Come base per la discussione i delegati nazionali avevano il quinto rapporto dell’IPCC, (IPCC sta per Intergovernmental Panel on Climate Change, Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite, ndr), uscito nel 2014, sette anni dopo il precedente rapporto.
Il rapporto ha confermato che il riscaldamento globale è un fenomeno innegabile, la cui causa principale è rappresentata dalle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane, e che i suoi impatti sono visibili in tutti i continenti e negli oceani. Circa la metà delle emissioni accumulate dal 1750 al 2010 sono state prodotte negli ultimi quarant’anni. Tra i principali "produttori" di gas serra figurano gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e i paesi europei.
Secondo l’IPCC, l'aumento totale tra la media delle temperature nel periodo 1850 - 1900 e quella nel periodo 2003 - 2012 è stato di 0.78 gradi centigradi. Il 1850 è stato l’anno in cui le misurazioni strumentali della temperatura superficiale della terra sono cominciate in modo sistematico. Questo numero è certamente cresciuto negli ultimi tre anni e pertanto va considerato come una stima per difetto.
A Parigi, dopo quasi due settimane di discussioni, i delegati di 195 nazioni, praticamente la totalità del mondo, hanno approvato il testo di un accordo che fino all’ultimo aveva rischiato di non essere raggiunto. Le pagine del testo sono 32 ma esse, in estrema sintesi, possono essere condensate in una sola frase, quella contenuta nell’articolo 2 dell'accordo: mantenere l’incremento della temperatura media globale al di sotto di due gradi rispetto ai valori preindustriali. In questa frase si cela una scommessa la cui posta in gioco è il destino del pianeta.
Limitare a due gradi l’aumento di temperatura rispetto ai valori preindustriali significa che la temperatura media globale del 2015 è prossima a superare di un grado i livelli preindustriali. Dunque abbiamo a disposizione, più o meno, un solo grado. Questo non vuol dire che possiamo continuare a immettere gas serra nell'atmosfera. Significa esattamente il contrario e bisognerebbe trovare in fretta il sistema, ammesso che sia possibile, per recuperare i gas serra immessi nell'atmosfera e riportarli sottoterra. Se, inoltre, già oggi le emissioni si azzerassero per miracolo del tutto, ciò non eliminerebbe i miliardi di tonnellate di gas inquinanti presenti nell’atmosfera e l’effetto serra continuerebbe. Tutto ciò significa semplicemente una cosa: su scala globale il riscaldamento continuerà con la conseguenza che il pianeta Terra, già malato e febbricitante, si aggraverà ulteriormente.
I rilevamenti effettuati durante i mesi di ottobre e novembre 2015 dicono che essi sono stati i più caldi dal 1880 e tutto fa pensare la stessa cosa anche per il mese di dicembre. Aldilà del piacere di fare una passeggiata in maniche di camicia in un parco o su una spiaggia, gli effetti, ben più drammatici, del riscaldamento globale sono visibili in vaste aree del pianeta: desertificazione e forte riduzione delle aree coltivabili, acidificazione degli oceani con conseguenze su fauna e flora marine, riduzione dei ghiacciai, scioglimento dei ghiacci artici e innalzamento del livello del mare.
Senza un’azione coordinata per ridurre drasticamente le emissioni gas serra, le temperature medie continueranno ad aumentare fino ad arrivare ad essere, alla fine di questo secolo, di quattro o cinque gradi superiori a quelle di questo pur caldissimo 2015.