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I bari della Volkswagen

Lo scandalo dei valori dei gas di scarico manomessi danneggia la reputazione di un'intera nazione

Pasquale Episcopo

Monaco, 22 settembre 2015.
Il 66° Salone dell’automobile di Francoforte apertosi al pubblico il 19 settembre scorso, verrà ricordato per due motivi. Il primo è il mancamento del nuovo Chief Executive Officer (CEO, amministratore delegato, ndr) del Gruppo BMW Harald Krueger, crollato improvvisamente a terra durante una conferenza stampa. Fortunatamente questo mancamento non ha avuto conseguenze serie. Sorretto da due addetti alla sicurezza, Krueger ha lasciato il palco e poche ore dopo è giunta la notizia che il CEO si è ripreso completamente.

Il secondo motivo è stato l’annuncio, dato ieri 21 settembre, di una notizia che ha generato un secondo mancamento, anzi un vero e proprio crollo, questa volta con ben più gravi conseguenze. Anche questo mancamento ha interessato un colosso dell’industria automobilistica tedesca nonché primo produttore mondiale di autoveicoli: Volkswagen. L'azienda di Wolfsburg ha manipolato i dati relativi alle emissioni dei suoi motori diesel dichiarandone valori diversi di quelli effettivi.

Lo scandalo è scoppiato negli Stati Uniti dove l'US Environmental Protection Agency (l'agenzia federale per l'ambiente, ndr) ha accusato la Volkswagen di aver deliberatamente manomesso il software che misura i parametri dei gas di scarico dei suoi motori diesel in modo da farli apparire meno inquinanti. L'azienda ha subito ammesso le proprie colpe, ma questo mea culpa non è bastato a riparare il danno.

La notizia è rimbalzata sui mercati finanziari, dove il titolo Volkswagen è crollato, arrivando a perdere circa il 20% del suo valore. In termini monetari una  perdita di 15 miliardi di euro. Anche oggi le azioni del colosso sono in rosso, circa meno 15 punti percentuali a metà giornata. Le cose non si fermano qui: ora Volkswagen rischia una una sanzione pecuniaria di 18 miliardi di dollari, equivalenti a 37.500 dollari per ognuna delle 482.000 vetture vendute negli USA interessate dalla manipolazione. Fortunatamente le vendite di auto diesel negli Stati Uniti coprono solo il 3% del mercato contro il 50% in Europa.

La perdita economica è enorme, tuttavia l’impatto più pesante è quello che riguarda l’immagine, non solo quella del marchio industriale diventato sinonimo di affidabilità e qualità, bensì quella, più estesa, dell'intera nazione tedesca. Un’immagine che ingloba il carattere, la mentalità e la serietà di un popolo che dalla fine del secondo conflitto mondiale ha realizzato in ogni campo risultati straordinari. E lo ha fatto con sacrificio, fatica e merito, isolando il malaffare e premiando l'onestà e la serietà. Con lo scandalo attuale le cattive intenzioni di una manciata di bari rischiano di gettare nell'ombra la reputazione internazionale dell'intera Germania.

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