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- Categoria: Turismo
- Pubblicato Domenica, 02 Giugno 2019 16:43
A Narni si respira la storia, sorseggiando un vino antico
In Umbrien nicht nur Kunst und Natur, sondern auch exzellenter Wein
Nicoletta Curradi
Firenze, 2 giugno 2019.
I nostri lettori avranno mai sentito parlare di Narnia? È un mondo immaginario popolato da maghi, streghe e personaggi fantastici, creato dallo scrittore britannico Clive Staples Lewis, come scenografia per la sua serie fantasy per ragazzi dal titolo “Le cronache di Narnia”, pubblicata negli anni Cinquanta del Novecento. A questo punto si dirà: cosa c’entra con l'Umbria, la regione più verdeggiante d'Italia, annunciata dal titolo? C'entra, perché Narnia non è altro che l'antico nome di Narni, una storica, deliziosa cittadina umbra, ricca di monumenti e circondata da verdi campagne, a cui Lewis si è sicuramente ispirato, pur non avendola mai vista. È proprio nel territorio circostante questo borgo arroccato su un colle che si coltiva ancora un vitigno già noto e apprezzato dagli antichi romani, il Ciliegiolo di Narni.
Siamo in una zona dalle antiche tradizioni nel campo della coltivazione della vite, soprattutto il Ciliegiolo, un vitigno che è riuscito a sopravvivere all’estinzione solo grazie alla tenace passione di un gruppo di piccoli produttori che hanno continuato a coltivarlo mentre altrove veniva estirpato per fare spazio a varietà più commerciali. Attualmente gli ettari coltivati a ciliegiolo sono circa cinquanta e, anche grazie all’Associazione dei Produttori del Ciliegiolo, sta trovando spazio come uno dei rossi più tipici e interessanti del centro Italia.
Le origini del vitigno ciliegiolo sono piuttosto misteriose. Secondo la tradizione si narra che sia stato portato dalla Spagna nell'’800, ma una tesi più recente lo indica come un’uva autoctona del Centro Italia, forse derivante da antiche varietà di “vitis vinifera” che hanno dato origine anche al sangiovese. Oltre che in Umbria, il Ciliegiolo è diffuso in Liguria e in Toscana, dove veniva spesso usato per tagliare il sangiovese e donare un po’ di morbidezza e note fruttate.
Il nome del vitigno deriva proprio dall’aroma predominante di ciliegia, che conferisce una caratteristica impronta al bouquet di frutta rossa. Matura presto e produce grappoli abbastanza grandi, con acini dalla buccia sottile. Il vino è di colore rosso rubino dalle sfumature violacee. Al naso presenta freschi aromi di ciliegia, frutta rossa e sottobosco e al palato è armonioso, morbido, poco tannico. Solitamente viene vinificato in acciaio per mantenere una facile beva, ma a volte viene preferito il legno per ottenere un vino più strutturato e complesso. Il vino Ciliegiolo è molto apprezzato all'estero, ma con "Ciliegiolo d'Italia" da qualche anno ci si impegna a farlo conoscere alla clientela italiana.
Se si è tornati negli ultimi anni a parlare di questa varietà interessante e caratteristica dell’Umbria, lo si deve a Leonardo Bussoletti, impegnato produttore di Narni. È sua infatti l’idea devolvere il 10 % del ricavato delle vendite del suo Ciliegiolo “05035” al restauro dei dipinti delle 33 grandi lunette presenti all’interno del chiostro dell'ex convento di Sant'Agostino.
L’apparato decorativo del chiostro è forse opera dello stesso artista che ha realizzato molte pitture all’interno della chiesa, che oggi non è visitabile perché ancora bisognosa di restauri. È il narnese Federico Benincasa che ha dipinto dal 1693 le “Storie della vita di santi e beati agostiniani”.
La prima lunetta è stata già restaurata e il progetto prevede di recuperarne una all'anno. Il chiostro, da cui si gode un bellissimo panorama sulla valle , è facilmente raggiungibile dal parcheggio con ascensore o scala mobile.
Oltre ad aver iniziato a restaurare il ciclo pittorico del chiostro di Sant’Agostino. Bussoletti. il cui vino Brecciaro ha ottenuto in passato il riconoscimento dei 3 bicchieri della guida Gambero Rosso, intende fare di quel luogo anche una cantina prestigiosa. In uno dei locali del chiostro infatti Bussoletti ha ricavato un prezioso angolo in cui conservare i suoi migliori prodotti e renderlo anche un luogo di aggregazione.
Simone De Turres, il restauratore, ha spiegato che in realtà le lunette sono olii su intonaci e non affreschi veri e propri. Ritraggono molti santi tra cui, naturalmente Sant’Agostino ma anche molti altri, come Santa Rita da Cascia”.
A Narni c'è molto altro da visitare: la cattedrale di San Giovenale, il palazzo dei Priori, il ponte d'Augusto, la rocca Albornoz e la chiesa di San Domenico nei cui sotterranei è stato scoperto nel 1979 la “Narni sotterranea”, cioè una serie di ipogei con cisterne e pure la sede di un tribunale dell'Inquisizione.