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Se Maometto non va alla Montagna...

Allora è la Montagna a fare un'eccezione! E chi l’ha detto che per tornare in Italia casa bisogna oltrepassare il Brennero e fare tanti chilometri, quando un'isola di Belpaese si trova in Grohmannstr 63, alle porte di Monaco?

Der Blick hinter die Kulissen italienischer Sportvereine in München geht weiter. Unsere Sportreporter treffen diesmal Tonino Cannizzaro, Präsident des SV Italia 1965, den ersten Fan seiner Kickertruppe.

Daniele Verri

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dell’italianità nel mondo del pallone in Baviera. Quest’oggi facciamo visita all’SV Italia 1965, impegnata in uno scontro importante al vertice del campionato di A-Klasse. L’obiettivo è uno solo, tornare dove questa società è stata per anni e merita di essere, la Kreisklasse. La tensione, all’impianto della Grohmannstrasse è palpabile. Al secondo posto della classifica, con una partita da recuperare e due punti di distacco dalla capolista, l’SV Italia non vuole perdere il treno per la promozione. Per questo, oggi, serve la vittoria.

Un vento sferzante ci accoglie all’impianto sportivo. Fuori dagli spogliatoi, mentre i calciatori rifiniscono la preparazione all’incontro di questo pomeriggio, ci si presenta la situazione ideale per scambiare quattro chiacchiere con i rappresentanti della società. Vogliamo saperne qualcosa di più di questa squadra che porta il nome del paese d’origine di gran parte dei suoi tesserati.

È Tonino Cannizzaro, calabrese da oltre trent’anni in Germania, a prendere la parola in qualità di Presidente della società. Tonino ci spiega che l’SV Italia è nata nel 1965 a Ludwigsfeld da un gruppo di dipendenti della MAN, italiani, calciatori e Gastarbeiter. Immigrati di prima generazione che volevano ritrovarsi anche fuori dall’ambiente di lavoro. Gli chiediamo di spiegarci qualcosa di più sugli inizi della società.

All’inizio esisteva alla MAN un club dove i lavoratori italiani si incontravano per ascoltare la radio o vedere la tv, da lì nasce il club sportivo. Sempre la MAN metteva all’epoca a disposizione gli spogliatoi mentre i soci del club finanziavano il campo.”

In effetti, il campo da gioco sul quale si affronteranno le due squadre questo pomeriggio è il verde palcoscenico delle prestazioni della squadra solamente dal 1996, mentre il campo da gioco originario è oramai solo teatro di allegre grigliate estive. A proposito di grigliate, lo spirito di socializzazione ed integrazione è sempre stato nel dna dell’SV Italia. Cannizzaro si ricorda ancora con piacere i primi passi della sua società.

“Prima c’erano più soci, attorno ai 200, anche 250 nelle feste. Ora tanti sono rientrati in Italia dopo la pensione. E quelle erano vere feste e momenti di aggregazione.”

Armando Bruseghini, tesoriere della società, campano immigrato nel 1976, annuisce convinto. Noi possiamo immaginare il valore di quei momenti nel vissuto degli immigrati di prima generazione. Dei soci originari ne è rimasto solo uno, Efizio Mura, gli altri non ci sono più. Molti sono rientrati in Italia per la pensione, ci spiegano, e noi riconosciamo in questo il ripetersi ancora una volta di quell’immancabile mito del ritorno che caratterizza molta della storia dei nostri connazionali all’estero. Un attaccamento all’Italia, quello della prima generazione di immigrati, che si rispecchia anche nella scelta del nome del Paese d’origine come nome della società. Anche su questo punto il Presidente ci tiene a sottolineare:

“La società all’inizio si chiamava ‘SV Inter Italia’ perché il nocciolo duro era tifoso dell’Inter, poi dal 1988 (in occasione di Italia 90) il nome è mutato in ‘SV Inter Euro ‘90’, poi dal 1996, anno d’iscrizione del club nel registro delle società, il nome è nuovamente mutato in ‘SV Italia 65’.”

Ancora oggi, ben otto degli undici titolari che scenderanno in campo a minuti nella prima squadra sono di origine italiana. Chiediamo a Tonino se si debba essere italiani per poter entrare nell’SV Italia.

“Assolutamente no, da sempre. Di tedeschi ce ne sono stati sempre pochi, hanno le loro società. I turchi, le volte che ne sono venuti, non si sono mai ambientati. Problemi di mentalità, non c’è un motivo preciso, dopo un po’ non sono più venuti. Va meglio con gli slavi: l’allenatore della prima squadra è bosniaco, e s’è portato tre giocatori stranieri, un croato, un serbo e un bosniaco.”

Proprio il giocatore-allenatore Kadlec deve sopportare la pressione sulle sue larghe spalle. Il suo arrivo all’SV Italia si inquadra in un ben preciso piano societario, il quale non può transigere dall’immediata promozione in Kreisklasse. Su questo il Presidente si esprime chiaramente:

“L’imperativo è salire subito, è stato preso l’allenatore apposta (e i giocatori stranieri) per salire, lui lo sa e quindi è sotto pressione.”

La società, assieme ai forti scopi sociali ed aggregativi presenti sin dalla sua origine, sa ancora porsi dei traguardi sportivi ben precisi.

“Gli obiettivi sportivi sono chiari: la prima squadra è seconda in A-Klasse, la seconda squadra è quarta in C-Klasse. Si gioca fino alla fine per salire con entrambe. La prima è tecnicamente la migliore del suo girone ed è scesa l’anno scorso dopo tanti anni in Kreisklasse. Vogliamo tornare in Kreisklasse perché nella A-Klasse, per via di un livello tecnico inferiore, si fa fatica e si gioca un calcio peggiore.”

La sicurezza di Tonino indica chiaramente che, se i piedi della società sono ben saldi nelle radici italiane della squadra, lo sguardo è rivolto al futuro, anche immediato, dove ci sono degli obiettivi sportivi e societari molto concreti da raggiungere.

Dei progetti per il futuro in seno alla società se ne occupa in particolare Emilio Darca. Emilio, italiano di seconda generazione, figlio di immigrati che sono rimasti nel paese ospitante, simboleggia proprio la continuità nella progettazione di questa società. Una seconda generazione che ha preso il testimone da quella dei padri. Con l’entusiasmo della sua giovane età, Emilio assicura anche l’apporto di nuove idee al progetto. Anche lui si aggiunge a noi in questa piacevole chiacchierata.

“L’obiettivo è ringiovanire la squadra: a Monaco ci sono tanti italiani da portare all’SV Italia, inserirli nella seconda squadra per poi passare alla prima, organizzare tornei fuori e in palestra.”

Ma il calcio non è l’unico settore di attività dell’SV Italia. La propensione della società al futuro e l’apertura verso nuove discipline viene anche sottolineata da attività extracalcistiche, come ci viene spiegato.

“Dall’ ottobre 2007 ha preso vita anche un gruppo di arti marziali vietnamite, il quale conta circa 80 iscritti, 90% bambini e ragazzi dai cinque 5 ai diciotto anni. I partecipanti sono di tutte le nazionalità: turchi, greci, tedeschi, italiani.”

Chiunque voglia unirsi, quindi, e dare una mano ad un progetto che si nutre di italianità ma guarda al futuro con determinazione e volontà può contattare l’SV Italia 1965. Il Presidente Tonino Canizzaro (tel. 01728661096) sarà ben contento di fornire ai nostri lettori ulteriori indicazioni.

Nel frattempo i calciatori stanno uscendo alla spicciolata dagli spogliatoi. Gli avversari, come in un simpatico contrappasso, indossano la maglia nerazzurra, proprio come l’Inter, il catalizzatore in grado di muovere la passione dei soci fondatori dell’SV Italia nei lontani anni Sessanta. Sulle loro maglie il motto “we win!”, che ricorda quello di una nota piattaforma di scommesse.

Sarà poi così? È venuta l’ora di spostarci a bordo del campo per seguire l’atteso incontro.

 

(2009-2 pg 26)

 

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