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Baby blues

Sbalzi d’umore in un momento delicato

Die ersten Wochen nach dem Geburt stellen für Mutter und Kind eine große Herausforderug dar. Die starke hormonelle Veränderung verursacht bei vielen jungen Mutter eine depressive Verstimmung, die sogenanten Heultage.

Francesco Spanò

Le prime settimane dopo il parto sono talvolta caratterizzate da piccole alterazioni dell’umore con labilità affettiva, facilità al pianto e timore delle problematiche inerenti allo stato di puerpera: il cosiddetto baby-blues (in tedesco, Heultagen, giorni del pianto). Tale insieme di sintomi si affievolisce fino a scomparire spontaneamente nelle settimane successive: non è da confondere con la cosiddetta depressione puerperale (o post-partum, Wochenbettdepression in tedesco), patologia meno frequente ma di ben più severa gravità, che deve essere trattata spesso anche con psicofarmaci e psicoterapia e che ha una prognosi non sempre favorevole.

Come si manifesta:
Il baby blues di solito esordisce due o tre giorni dopo il parto e la neomamma comincia ad avvertire ansia, è di umore triste e prova sensazioni di instabilità. Tutto questo può accompagnarsi anche ad una certa irritazione immotivata nei confronti del neonato, del coniuge o di eventuali altri figli. Tratti caratteristici sono poi il pianto senza ragione, le difficoltà a prendere sonno e a mangiare. Quasi sempre, poi, la madre si chiede se è in grado di prendersi cura del bambino nel modo giusto (quindi sentimento di inadeguatezza) ed anche fare semplici scelte diventa difficile. Questi sintomi e comportamenti possono anche presentarsi in modo intermittente ma, di solito, questo disturbo dell’umore si risolve nell’arco di un paio di settimane al massimo, senza necessità di alcun trattamento.

Cause:
Difficile come sempre indicare una sola causa precisa, in effetti diversi sono i fattori concorrenti. Principalmente quello ormonale, dal momento che dopo il parto sia gli ormoni sessuali (estrogeni) sia quelli prodotti dalla tiroide (che regolano per così dire la produzione di energia) subiscono un calo notevole. Allo stesso modo entrano in gioco, come in tutte le forme depressive, i neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina) come anche fattori biologici o ereditari.
Tuttavia non vanno trascurati gli aspetti psicologici. Gli specialisti ne sottolineano soprattutto tre, legati tutti all’idea che la donna ha di sé. Da un lato c’è la trasformazione fisica, magari la perdita di una figura snella e attraente; poi vi è la sensazione di non essere più una persona libera (il bambino pone limiti anche forti alla mobilità); infine vi è la inevitabile perdita della propria identità connessa alla necessità di costruirne una nuova: da donna, a donna-mamma.
A completamento della complessità della situazione ci sono fattori pratici: le necessità dell’allattamento, per esempio, il più delle volte altera il ritmo sonno-veglia della madre (e anche degli altri famigliari!).


Prevenzione o quasi:
Non è facile quando si è depresse, ma è comunque fondamentale per un neonato poter mantenere un legame con la propria madre per un’adeguata crescita fisica ed emotiva. Ecco cosa si può fare praticamente cercare di vivere serenamente questo periodo delicato:
Allattare spesso (ogni 2-3 ore), appartandosi in un posto tranquillo in cui si sa che non si sarà disturbate, è importante rilassarsi cercando di godere del contatto con il bambino e guardandolo negli occhi. Lo stesso vale se il bambino non è allattato al seno, ma con il biberon, lasciando però trascorrere il tempo necessario tra una poppata e l’altra.
Fare in modo che il bambino possa riposare in un luogo tranquillo e approfittarne per riposare insieme a lui. Il riposo infatti è fondamentale per entrambi.
Prendere spesso in braccio il bambino e parlargli dolcemente. È importante inoltre coinvolgere il partner, parenti e amici nella cura del neonato.
Se si ha già un bambino, ricordarsi che potrebbe soffrire per la quantità di attenzioni prestate al nuovo arrivato. Bisogna quindi cercare di prendersi del tempo per stare con ognuno dei bambini e dimostrare a ciascuno il proprio affetto. Incoraggiare il bambino più grande a prendersi cura o a giocare con il neonato.

2009-3 pg 36


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