- Dettagli
- Categoria: Salute
- Pubblicato Lunedì, 06 Dicembre 2010 17:55
Veleno per topi per diluire il sangue
Limiti e vantaggi della terapia anticoagulante
Rattengift als Blutverdünner. Die Behandlung mit sogenannnten “Antikoagulanzien” oder blutverdünnenden Medikamenten wir immer wichtiger da schwerwiegende Erkrankungen wie Schlaganfall oder Thrombose und Lungenembolie damit verhindert werden. Unterschiedliche Medikamente in Deutschland und Italien sorgen immmer wieder für Verwirrung obwohl die Pharmaka sich nur in ihrer Wirkungszeit unterscheiden.Die A.m-s-i.t wird im Herbst diesen Jahres einen Kongress zu obigem Thema in Parma /Italien mitorganisieren.
Dott. Stephan Guggenbichler La terapia anticoagulante trova sempre più diffusione in tutta Europa: per esempio in Italia si stima che più di un milione di persone assumono preparati farmaceutici per “diluire” il sangue La ragione è che, rendendo il sangue meno denso, questo fluisce meglio attraverso i vasi e gli organi cosicché si possono prevenire malattie invalidanti e spesso mortali come le trombosi e le embolie, che sono dovute ad ostruzione dei vasi attraverso la formazione di coaguli di sangue. La scoperta di tali importanti medicine è stata, come spesso accade in medicina, del tutto casuale. Verso la metà del secolo scorso è stata trovata una sostanza chiamata warfarina che veniva utilizzata come veleno per topi, in quanto era capace di uccidere piccoli roditori facendoli morire dissanguati. Questa sostanza, se usata a piccole dosi, può alterare la coagulazione del sangue e pertanto prevenire la formazione dei grumi di sangue. Questa sostanza infatti agisce a livello del fegato inibendo la formazione di importanti fattori proteici responsabili per il processo della coagulazione necessario per arrestare l’emorragia di sangue in caso di ferite (emostasi).
L’effetto collaterale più preoccupante di questi farmaci e il sanguinamento inarrestabile.
Questo rischio è maggiore nelle persone anziane e in quelle che soffrono allo stesso tempo di diverse malattie, che possono a loro volta alterare il processo di coagulazione.
Nonostante l’azione potente e a prima vista pericolosa, questi farmaci costituiscono un importante rimedio per molte malattie cardiovascolari. Ad esempio per i portatori di valvole cardiache artificiali tale trattamento è indispensabile. Si usa poi nei pazienti che hanno sofferto di trombosi venose o arteriose, dopo interventi di by-pass e, sempre più frequentemente, nelle aritmie cardiache come ad esempio la fibrillazione atriale. Senza questi farmaci, che trasformano i pazienti in “ emofilici di laboratorio”, questi malati rischiano di avere complicazioni spesso invalidanti con formazione di trombi (grumi di sangue) a livello di tutti gli organi con conseguente deficit funzionale. Basti pensare all’effetto devastante di un “tappo” in un vaso del cervello dopo una trombosi dei vasi della testa con conseguente paralisi di una metà del corpo o addirittura con morte improvvisa per embolia polmonare (grumo di sangue nel polmone).
Le medicina moderna sta cercando di sviluppare nuove sostanze che abbiano l’effetto di rendere il sangue più fluido e che siano allo stesso tempo meglio gestibili, per esempio senza la necessità di dover fare analisi del sangue così frequentemente e con un rischio minore di emorragie.
Si spera nel vicino futuro di avere a disposizione farmaci che non necessitino più di un monitoraggio del sangue e che siano più sicuri.
A ottobre di questo anno l’A.m.s.i.t. terrà un convegno a Parma assieme ai medici di base emiliani sulle differenze tra la terapia anticoagulante, che si segue in Germania e in Italia, focalizzando proprio sul futuro della terapia anticoagulante in Europa.
2008-3 pg 28