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- Pubblicato Mercoledì, 24 Novembre 2010 12:52
Festival con sorpresa
In finale al Gasteig vince il meno tradizionale degli interpreti
Das zweite Festival della Canzone d’autore italiana hat das Publikum durch das hohe Niveau der Künstler begeistert. Gewinner des Festivals ist Angelo Libri. Er hat alle mit seinem außergewöhnlichen Musikstück überzeugt.Rosanna Ricciardi
Nell’ultimo numero del nostro giornale (NTERVenti 4/2005) avevamo concluso l’articolo sulla II edizione del Festival della Canzone italiana d’autore chiedendoci, in maniera non troppo velata, se i cantanti e i brani ammessi alla finale del 15 ottobre al Gasteig sarebbero stati all’altezza delle aspettative e dell’apparato organizzativo, decisamente più imponente rispetto all’edizione 2004. La risposta per noi sta tutta nella battuta della presentatrice Pamela Villoresi “Date a di Cesare quel che è di di Cesare”: parafrasando il noto passo evangelico, l’attrice toscana riconosce, poco prima di annunciare il vincitore, il merito della riuscita dell’evento al presidente del comitato organizzatore che con entusiasmo, caparbietà e professionalità è stato l’artefice principale di un successo non necessariamente annunciato.
La manifestazione alla Carl-Orff-Saal era iniziata con le parole garbate e (auto)ironiche di Corrado Conforti, presentatore nel 2004, primo a salire sul palco per “presentare la presentatrice di questa II edizione che, essendo migliore rispetto a quella dell’anno passato, ha bisogno di un conduttore migliore”. Lei, bella e solare in un abito molto arancione e molto festivaliero, si schermisce dal complimento sorridendo e sottolineando la sua attività di attrice, di cui darà un assaggio molto apprezzato dal pubblico in due pause dello spettacolo, e introduce il consigliere comunale
Fiorenza Colonnella che, in entrambe le lingue, ricorda che l’evento s’inserisce nelle celebrazioni per il cinquantenario del trattato bilaterale per l’invio di manodopera italiana in Germania.
Dopo l’ingresso dell’orchestra e del direttore Annunziata De Paola, ha inizio la gara vera e propria: mentre le prime esibizioni lasciano la platea un po’ fredda – a melodie banali e testi retorici non sopperisce la preparazione degli interpreti e l’avvolgente accompagnamento dell’ensemble – il primo vero brivido arriva con la voce possente e la forte presenza scenica di Lalo Cibelli, che si esibisce in questa occasione con il gruppo italo-bavarese Schariwari. Il pubblico applaude calorosamente e noi speriamo che il titolo della loro canzone Buongiorno musica si riveli in qualche modo beneaugurante. E così è. I 7 interpreti che si avvicendano sul palco da questo momento in poi convincono molto di più: se a lasciare a desiderare è spesso il look, che va dalla sagra paesana al trasandato spinto, levoci, soprattutto quelle femminili, sono notevoli, i testi curati e significativi, le musiche e gli arrangiamenti ricercati.
E se a tratti sembra di scorgere echi e influenze di colleghi più famosi – un Gianmaria Testa qui, un Daniele Silvestri lì – il livello qualitativo è davvero alto. Ci colpiscono tra tutti Riccardo Ruggeri, forse la scelta più coraggiosa dei giurati, quasi un personaggio da Cirque du Soleil per come è vestito e per come interpreta il sofisticato brano jazz Dal ventre, la voce limpida di Mariangela
di Michele con Di Domenica e Angelo Libri, attore e cabarettista, cantante per amore – pare – di una ex fidanzata. La sua canzone, Poi ci sono, debitrice dello Jannacci di Quelli che… e di certe filastrocche di Sergio Endrigo, stempera l’amaro finale traducendo in nota il pulp fumettistico tarantiniano nella sua versione più caustica: passato e presente insomma, tradizione e modernità. Di voci ne abbiamo sentite di più belle, ma questo è il Festival della canzone e noi facciamo il tifo per la sua.
Tra un’esibizione e l’altra, e prima della proclamazione del vincitore, Pamela Villoresi, accompagnata dal maestro Luciano Vavolo, legge poesie di autori siciliani – tra cui Sciascia, Bufalino, Salvatore Ingrassia – ed emoziona particolarmente con Lettera alla madre di Quasimodo, letta in tedesco. E se l’esibizione di Amedeo Minghi, con una nuova canzone e un medley di successi, premiato con un riconoscimento alla carriera, era stata ampiamente annunciata, del tutto a sorpresa appare sul palco Marco Masini, che infiamma un gruppo di giovanissime.
Dopo la sua canzone e la proiezione del video Finnegan’s Wake realizzato dal cantautore Pippo Pollina in collaborazione con Franco Battiato arrivano le buste con i nomi dei primi classificati: al 3° e al 2° posto si piazzano rispettivamente Schariwari e Mariangela di Michele, al 1° Angelo Libri, cantante per caso, non a caso vincitore di un festival in cui l’attenzione è rivolta soprattutto al testo. Il gran finale vede tutti i protagonisti sul palco e Marco Guerzoni che intona, seguito dagli altri, le
ultime strofe della canzone vincitrice. Lui, Libri, dice al microfono che, intonata, suonerebbe proprio così. Evvival’ironia: come cantava qualcuno “Sono solo canzonette” e parecchie di
quelle ascoltate in questo festival erano molto belle.
Dopo il Festival di Cesare ci ha espresso la sua soddisfazione per la manifestazione e ci ha invitati all’edizione del 2006. Ad maiora!
(2006-1 pag 7)