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- Pubblicato Lunedì, 15 Novembre 2010 09:14
La visita della vecchia signora
ovvero: davanti al capitale siamo tutti uguali!
„Der Besuch der alten Dame“ Dürrenmatts tragikomisches Lustspiel ermittelt - paradox und provozierend- die Bestechlichkeit der Menschheit und das Verhältnis zwischen Moral und Gewalt. Auch die Menschen mit dem reinsten Gewissen akzeptieren schließlich einen Mord. Regie: Marco Pejrolo. Originalmusik: Andrea Pejrolo. In italienischer Sprache.Miranda Alberti
München, Gasteig. Nella "scatola oscura" del Black Box, martedì 6 luglio e nei successivi 7 e 8, si è consumato l’amaro giudizio sull’umanità emesso da Friedrich Dürrenmatt per la prima volta a Zurigo nel 1956 e oggi attuale più che mai: davanti al ricatto della ricchezza siamo tutti uguali! La vecchia Claire Zachanassian, ex-ragazza madre, ex-prostituta, ex-bellezza seducente, imbottita del denaro che le hanno lasciato i suoi innumerevoli mariti, torna all’impoverito paese natìo, per comprare la sola cosa che ancora le manca: la giustizia.E come dovrebbe funzionare una tale transazione? Semplice: offre un miliardo per la vita di colui che la mise incinta ancora ingenua (ma non tanto) fanciulletta e che poi l’abbandonò per sposarne un’altra. Punto. La storia è già qui finita. Poiché a partire dalla fatale battuta: "Vi do un miliardo, e in compenso mi compro la giustizia." la dinamica del dramma si raggela nella logica ironica e circolare di una resa senza condizioni e facilmente prevedibile da parte di tutti, vittima compresa che si lascia stupidamente morire d’infarto e di paura.Ora, dare vita e dinamica ad una storia del genere, non era affatto facile, e non ci si deve sorprendere se il gruppo primaopoi, nonostante l’evidente impegno investito, non vi sia riuscito completamente. Dare credibilità e risalto drammatico ad una storia diventata ormai banalità quotidiana, richiede un talento raro anche per attori professionisti ed una sinergia perfetta fra i vari elementi teatrali: luci, tono, tempi, ecc. Si lamentava l’assenza di una regia forte in grado di dosarli ed armonizzarli in uno svolgimento che sarebbe dovuto risultare molto più stringente e preciso. Eppure vi sono stati momenti assai convincenti: l’entrata scandita da un passo ritmico e schizoide della "vecchia signora" (Giulia Costabile), i mimati uccelletti del bosco di Konradsweiler, la gita in auto della famiglia Ill, la fatua intervista delle giornaliste a caccia di sensazioni sono solo alcuni esempi. Nell’invecchiato amante, Alfred (Roberto Trimarchi), a cui era affidato il sacro ruolo di "capro espiatorio" del dramma, avremmo voluto vedere una traccia, seppur minima, del fascino passato. Per lui non avremmo voluto sentire pietà, ma una solleticante "Schadenfreude." Usciti siamo nella convinzione di non essere, in ogni caso, migliori degli altri. Alfred Ill lo abbiamo ucciso anche noi, dentro di noi. E questa è la grandezza del teatro quando sa innalzare lo specchio su quella stessa società che paga il biglietto per ascoltarne la voce critica.
(2004-3 pg 18)