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- Categoria: Recensioni
- Pubblicato Mercoledì, 10 Novembre 2010 14:54
“Quelli che il teatro...“ visti da vicino
Die Gruppe "Quelli che il teatro...” ist eine italienische Laienspielgruppe, die sich u.a. der Tradition der "Commedia dell’Arte" widmet. Die Gruppe wurde 1998 in München gegründet. Ihr Ziel ist, den Zuschauer in das jeweilige Stück einzubeziehen, so dass er sich in den dargestellten Charakteren wiederfindet. Dabei wird bewusst die italienische Sprache, in ihrer Vielfalt an Dialekten, mit Improvisation und Mimik kombiniert.
Egle Maguolo-Wenzel
Il sabato il "klein aber fein” ristorantino Artischocken nella Barer Straße di Monaco è chiuso. All’interno però l’ambiente è piuttosto animato. È lì infatti che "Quelli che il teatro...” si incontrano regolarmente per fare le prove, discutere sulle recenti esperienze, progettare nuove serate o, talvolta, passare soltanto qualche oretta insieme da veri amici. "Soltanto” non è la parola adatta, perché forse è proprio questo il più importante: scoprire e coltivare in un gruppo di amici la propria creatività per farne uno strumento di comunicazione. In un paio d’anni "Quelli che il teatro...” sono diventati un particolare essenziale ed apprezzato della scena italiana di Monaco, una scena i cui protagonisti non sono solo gli italiani locali, ma anche tutti coloro che, idealmente sospesi tra venti del Nord e del Sud, vogliono, con i loro interventi culturali, inserirsi come elemento attivo ed integrante in questa nostra società multiculturale.
Lo spettacolo che offrono non è indirizzato soltanto agli italiani, anzi, il pubblico che assiste alle rappresentazioni è composto per la maggior parte da tedeschi che seguono divertiti le peripezie e vicissitudini dei personaggi della "Commedia dell’arte”, carpendone perfettamente il positivo messaggio d’umanità, anche senza comprendere letteralmente i testi.
Ma chi sono “quelli”, visti da vicino?
Quasi tutti sono entrati nel gruppo senza esperienze teatrali. Tutti sono impegnati professionalmente in altri campi. Questa deve restare una gratificante attività del tempo libero. La loro ambizione è quella di "offrire un buono, anzi ottimo, amatoriale”, come afferma Barbara Righi, giovane imprenditrice del settore agrituristico. Eufemia Lorusso, segretaria d’azienda, è l’ultima reclutata. Sembra un po’ schiva e parla sottovoce, ma sul palcoscenico, assicura, dentro ai colorati ed ampi costumi, la timidezza è subito superata, perché lì si sente più vera, più se stessa. Mimma Porpora, maestra d’asilo, è esattamente il contrario. Con le sue venti primavere, è la più giovane ed esuberante. È entrata nella squadra circa un anno fa e ora dichiara con contagioso entusiasmo: "Volevo da sempre far teatro. Ho conosciuto "quelli” per caso e ora non li lascio più”.
Un po’ più tardi arriva Laura Arbolino, una ragazza tutto pepe che qualche mese fa aveva lasciato il gruppo per seguire negli Stati Uniti il suo grande amore. Ora sono ritornati tutti e due nella Vecchia Europa ed il primo pensiero di Laura e stato quello di ricontattare “quelli...” che l’hanno subito riaccolta a braccia aperte. All’incontro di questa sera mancano Claudio Zanuttigh, gastronomo e Günther Gebert, consulente fiscale. Manca anche Cristina Picciolini, pittrice, che oltre curarsi della scenografia, veste volentieri i panni di Ortensia. Qui, infatti, non si fanno grandi distinzioni tra attori e tecnici. Anche coloro che si sono avvicinati al gruppo per dare un supporto da dietro le quinte si sono poi lasciati sedurre e sono diventati attori. È il caso di Carmine Manganelli, informatico che all’inizio pensava di fare soltanto il fotografo, di Corrado Conforti, docente universitario, che si dedica, ma solo principalmente, alla ricerca e all’arrangiamento dei testi insieme a Barbara e di Aurelio Ferrara. Daniela Pasculli, podologa, è una delle due colonne portanti. In occasione di qualche festa nell’ambito della sua lunga attività associazionistica aveva spesso giocato a fare il teatro già prima. L’ha fondato lei, il gruppo, insieme ai due (unici) attori ex-professionisti. Uno è lo stesso Aurelio Ferrara che, dopo alcune esperienze giovanili con il teatro, aprendo Artischoken è si era dedicato a tutt’altra attività, che esercita tutt’ora. La sua vera passione, però, era rimasta in un cassetto che si è riaperto appunto alla proposta di Daniela. L’altro è Biagio Piccolo, la sua età non la rivela, però sussurra: "Sai, qualche volta non ti sento, l’apparecchio lo posso portare soltanto in un orecchio. È stato molto difficile abituarsi. Dall’altro orecchio non sento quasi niente. Per me la passione per il teatro ècongenita. Ora è diventato piùimportante che mai. Mi motiva a creare, a comunicare, a vivere con il sorriso malgrado il mio handycap, che spesso isola socialmente chi ne soffre. Sulla scena, invece, e in questo ambiente, sparisce come per incanto. Scrivetelo, voglio che questa mia esperienza dia coraggio a tanti altri: l’amore, la passione, la volontà fannoritrovare il coraggio e la voglia di vivere”. “Il gruppo”, confida il regista Aurelio Ferrara, "si trova ora in un momento di riflessione. Si vorrebbero preparare pezzi nuovi o magari andare anche oltre la "Commedia dell’arte”, anche se finora gli ingaggi ed i successi sono basati propriosulla spontaneità e la capacità comunicativa specifiche di questo genere di teatro. Serpeggia l’idea di avventurarsi sul terreno del teatro classico,o addirittura di quello moderno. Si sente l’esigenza di frequentare corsi di recitazione.Soprattutto manca uno spazio in cui fare le prove”.
Si vuole insomma, andare più in là, senza perdere, auguriamo noi, tutto quello di estremamente prezioso a livello umano che hanno raggiunto finora. Alla domanda: "Qual è la rappresentazione più importante, che ricordate con maggior entusiasmo?” la risposta è unanime: "Quella di un mese fa a Maiuri. Non eravamo stati ingaggiati da nessuno, è stato un regalo a sorpresa al matrimonio di Carmine, il nostro attore-fotografo”.
(2003-1, pag. 12)