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WhatsApp: per comunicare e... controllare meglio

L’applicazione per smartphone attualmente più usata per chattare permette grande facilità di comunicazione, ma può mettere a rischio la privacy di chi la usa

Aus der englischen Redewendung „What's Up“ hat sich im Smartphone-Zeitalter schnell ein „WhatsApp“ entwickelt. Ja, Apps sind nicht mehr wegzudenken – das sind die kleinen Programme, die den Benutzer von iPhone & Co. per „Touch“ eine bestimmte Funktion ermöglichen. „WhatsApp“ hat sich zur beliebtesten Chat-App entwickelt. Was man „früher“ per SMS kommunizierte, läuft heute meist über WhatsApp. Aber der schnelle Dienst verrät oft mehr über den User, als diesem lieb und recht ist. So sieht ein Freund beispielsweise wann der Chatpartner zuletzt online war, wann er eine Nachricht abgerufen hat, etc.

- Ti ho mandato un messaggio e poi ho visto che l'hai letto... ma perché ancora non rispondi?
- Non hai lanciato l’app da più di tre ore..., mi chiedo che stai facendo, insomma...
- Hai detto che andavi a letto, invece vedo che sei ancora online. Ma con chi stai chattando, uffa...? 
- Sono le tre di notte e mio figlio non è ancora rientrato. Vedo però che è stato online un’ora fa, sono tranquilla, non sarà successo niente 

Gianni Minelli

Monaco, 18 novembre 2013
“WhatsApp“, gioco di parole sull'inglese What's Up (come va), è una cosiddetta “social-media-app“ cioè un’applicazione di messaggistica istantanea mobile. È il programma per chattare con smartphone attualmente più diffuso, il cui utilizzo fino all'inizio di quest'anno era completamente gratuito. Visto il successo ottenuto, l’azienda californiana che ne gestisce l’uso ha cominciato ad esigere dai suoi utenti una quota annuale di 0,79 €. Tale contributo quasi simbolico e richiesto un anno dopo aver scaricato l’app per la prima volta, ha provocato proteste e preoccupazioni specialmente tra gli utenti più assidui, come se poterlo usare fosse quasi una necessità primaria e pertanto per forza gratuita.

L’applicazione è stata sviluppata nel 2009 a Santa Monica, California, da Brian Acton und Jan Koum. Quest’ultimo, attuale Chief Executive Officer della WhatsApp Inc., ha annunciato il 22 ottobre scorso che WA conta su un'utenza di 350 milioni di persone attive al mese. Questo significa che, se tutti gli user pagassero l’obolo di 0,79 €, l’azienda incasserebbe almeno 270 milioni di euro all’anno.

Perché questo successo? WhatsApp è uno strumento di comunicazione per messaggi digitali a livello privato affidabile e di grande confort d'uso. È più comodo e facile da usare degli ormai quasi superati sms, più agevole della posta elettronica e di altri messanger come quello di facebook.

Infatti WhatsApp permette di chattare in gruppo, mandare e ricevere facilmente immagini e file audio o video, feature possibili in verità anche sulla piattaforma di facebook. Ma... WhatsApp mostra anche gli orari in cui sono stati spediti i messaggi, indica se il messaggio è stato ricevuto e, soprattutto, quando il proprio interlocutore è stato online l'ultima volta.

Ciò significa controllo e non rispetto della privacy? Certo che no! Chi lo usa deve tenerne conto.

È insomma questo il vero prezzo che dobbiamo pagare se stiamo sempre attaccati a quella “macchinetta“, a smanettare sulla tastiera tanti messaggini, magari corredati di faccine e cuoricini multicolori?

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