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- Categoria: Musica
- Pubblicato Lunedì, 09 Luglio 2012 05:57
Inaudita
Un tesoro sconosciuto di enorme bellezza, questo è la musica strumentale italiana del Novecento
Die italienische Musik des 20. Jahrhunderts hat sowohl einen historischen als auch einen künstlerischen und kulturellen Wert. Viele Werke sind noch immer unbekannt. Im Rahmen einer Studie der Musikdirigentin Annunziata de Paola war es möglich, eine Vielzahl noch unveröffentlichter Musikstücke zusammenzustellen, welche am 29. Juli in einem Symphoniekonzert im Münchner Prinzregententheater vorgestellt werden.
Monaco, 9 luglio 2012
È di pochi giorni fa la notizia del ritrovamento a Milano di cento disegni inediti di Michelangelo Merisi da Caravaggio. La scoperta è stata fatta da due studiosi che hanno setacciato un archivio, situato nel Castello Sforzesco, costituito da oltre un migliaio di carte attribuite a Simone Peterzano, maestro di Caravaggio.
Un disegno, un acquerello, un dipinto sono esempi di arte visiva la cui osservazione ha luogo nell’arco di una manciata di secondi. In questo breve spazio temporale alla mente giungono percezioni immediatamente godibili. Le cose non stanno così per tutte le forme d’arte. Non per la musica, ad esempio. Se un musicologo ritrovasse una antica partitura dimenticata e vi vedesse un’opera di straordinaria bellezza, questa visione rimarrebbe relegata alla sua percezione individuale. Per giungere alle nostre orecchie quel pezzo avrebbe infatti bisogno della “mediazione” di un’orchestra. E se volessimo risentirlo, un giorno o un anno dopo, avremmo bisogno di una registrazione riproducibile.
Il 4 luglio scorso presso l’Istituto italiano di Cultura di Monaco si è tenuta una serata dedicata alla musica sinfonica italiana del XX secolo. Sono intervenuti il professore di storia della musica Wolfgang Rathert, della Ludwig Maximilian Universität, il critico musicale e direttore artistico del Ravello Festival e del MozArt Box Festival Stefano Valanzuolo, e la direttrice d’orchestra Annunziata De Paola. La serata ha avuto la finalità di anticipare temi e contenuti del concerto, che avrà luogo domenica 29 luglio al Prinzregententheater, in cui proprio il maestro De Paola dirigerà l’orchestra sinfonica giovanile internazionale di una delle accademie musicali più antiche e prestigiose d’Europa: il Collegium Musicum Pommersfelden.
I tre esperti sul podio hanno dato vita ad un’interessante e vivace discussione che ha messo in luce una varietà di aspetti anche controversi, ma tutti incentrati su una questione di fondo e cioè se l’Italia dopo il melodramma abbia prodotto musica strumentale di qualità tale da competere con la produzione musicale d’oltralpe e in particolare con quella tedesca. Dal bisogno di dare una risposta a questa domanda è nato l’impegno di Annunziata De Paola che è riuscita a recuperare partiture dimenticate sotto la polvere - sono parole sue - nelle biblioteche o negli archivi delle case editrici musicali: "la musica sinfonica italiana del Novecento è un tesoro di enorme bellezza e tuttavia quasi completamente inedita, ineseguita e sconosciuta, cosa che ha generato di fatto un vuoto inspiegabile nella storia della musica sinfonica europea". Questo aspetto è stato confermato dal critico Valanzuolo che ha sottolineato come l’esistenza di periodi intermittenti di oblio musicale riguardi ogni epoca, ogni nazione e ogni tipo di musica, e tuttavia in Italia il fenomeno della dimenticanza ha avuto dimensioni anche maggiori, quindi effetti più nefasti, anche perché è mancata da parte italiana la capacità o la volontà di difendere il proprio patrimonio musicale o parte di esso. “La fascia dimenticata - ha aggiunto Valanzuolo - è rappresentata molto bene dalla musica che verrà eseguita nel corso del concerto del 29 luglio, musica prodotta dai compositori Giuseppe Martucci, Alfredo Casella e Mario Pilati. Quest’ultimo peraltro è stato un caso emblematico perché, come Mozart, ha avuto la sfortuna di vivere soltanto 35 anni”. Secondo Valanzuolo presentare in Italia un programma come quello del concerto che si terrà al Prinzregententheater sarebbe “impensabile, e non perché fatto di pezzi difficili - e già in questo senso il concerto appare molto ambizioso - ma soprattutto perché essi sono sconosciuti... Per farlo, bisognerebbe inserire un brano molto noto, come ad esempio la settima sinfonia di Beethoven”.
Uno degli aspetti più lungamente trattati nel corso della serata è stato quello della collocazione storica e sociale della produzione artistica italiana e del confronto con la parallela produzione tedesca. Agli inizi del XIX secolo in Italia imperava ancora la musica lirica e soltanto verso la fine del secolo Giovanni Sgambati e Giuseppe Martucci riprenderanno il discorso sinfonico aprendo la strada ad una generazione di musicisti innovativi e di grande valore. Nati intorno al 1880, Pizzetti, Respighi, Alfano, Malipiero e Casella furono gli esponenti della cosiddetta "generazione dell’Ottanta". Questa definizione anagrafica fu soltanto casuale e deve le sue ragioni all’esigenza, sentita unanimemente da questi musicisti e poi esplicitamente dichiarata da Alfredo Casella, di superare i modelli del passato. Come un figlio che sente la presenza di un padre troppo ingombrante essi decisero di fare un passo coraggioso addebitando al melodramma una sostanziale incapacità di partecipazione allo sviluppo della musica europea. Come si legge nell’introduzione del programma del concerto "essi fecero fronte unico per una comune lotta contro l’arretratezza culturale, la mediocrità e il dilettantismo degli ambienti musicali italiani dell’epoca e si impegnarono per inserire la musica italiana nella vita culturale della nazione e in un più vasto contesto a contatto con le esperienze artistiche che si andavano facendo in Europa nei primi decenni del XX secolo". Ciò, secondo Valanzuolo, non ebbe connotati politici, ma nacque dall’esigenza di creare una nuova identità artistica e culturale italiana in grado di competere con quella d’oltralpe. Va però detto - ha aggiunto il critico musicale - che questo sviluppo farà poi comodo ad una certa classe politica, ed in particolare al regime fascista, per dare una spinta al sentimento nazionalista e alla sua propaganda e quale contributo alla nuova facciata che l’Italia si stava dando nel contesto europeo. Tutto questo ai compositori non interessava molto. A loro interessava trovare una propria dimensione per confrontarsi con quello che succedeva in Europa e anche oltreoceano. E per potersi confrontare avevano bisogno di una loro fisionomia artistica e musicale autentica e nuova.
Questo aspetto è stato ripreso dal prof. Rathert il quale dopo aver sottolineato il primato che la musica strumentale tedesca ha avuto nel Novecento per il suo carattere più marcatamente universale, ha poi individuato alcuni legami tra le epoche storiche a cominciare dai fermenti che hanno portato alle rispettive unità nazionali, nel 1861 per l’Italia, dieci anni dopo per la Germania. Questi eventi portarono con sé cambiamenti anche notevoli nella struttura istituzionale delle scuole di musica, dei conservatori e delle orchestre e nel loro funzionamento. Un secondo elemento sottolineato dall’accademico è stato quello dell’influenza musicale storica che ha condizionato gli sviluppi della musica nei due Paesi: “Schumann, Mendelssohn, Brahms hanno sicuramente rappresentato dei modelli per Martucci, un’influenza che è stata cercata, ma al tempo stesso anche temuta”. “D’altra parte - ha aggiunto il prof. Rathert - di questo sovrappeso della musica tedesca hanno sofferto anche la musica inglese e francese”. Ma questo aspetto è stato apertamente contestato dal maestro De Paola che ha fortemente difeso la qualità e l'unicità della produzione italiana e la sua indipendenza dai risultati raggiunti oltre le Alpi. Una produzione che, nonostante le tante manipolazioni apportate per renderla più consona alle esigenze sonore della estetica dell'epoca - e qui è stato citato l’aneddoto delle partiture di una sinfonia di Martucci modificate da Toscanini - contiene degli elementi di grande originalità che la rendono né seconda né tantomeno succuba di nessun’altra musica. Se tra i motivi della scomparsa vi è quello della disaffezione di molti direttori di orchestra, e tra questi purtroppo anche i più famosi che hanno spesso operato scelte più facili o più comode, c’è da sperare che l’impegno di giovani studiosi e coraggiosi direttori d’orchestra ridia luce a questo importante capitolo della storia della musica.
Nel finale dell’incontro-dibattito Annunziata De Paola è riuscita a trasmettere un brivido di emozione comunicando al pubblico la passione, la forza e la gioia che l’hanno accompagnata durante la lettura delle partiture. Una lettura che “riserva sorprese perché ricca di invenzioni e sono le invenzioni che portano avanti l’arte”.
Insomma è stata una serata molto interessante che prelude ad un concerto straordinario che farà parlare di sé. Con questo articolo siamo ben lieti di promuovere l’evento e fargli pubblicità.
Konzert in München – Prinzregententheater - Sonntag, 29. Juli, 20.00 Uhr
Programm:
Alfredo Casella (1883-1947)
Konzert für Klavier, Streicher, Pauken und Schlagzeug op. 69 (1943)
Mario Pilati (1903-1938)
Suite für Streicher und Klavier (1925)
Giuseppe Martucci (1856-1909)
Sinfonie Nr. 1 d-moll op. 75 (1895)
Solist: Giuliano Mazzoccante, Klavier
Dirigentin: Annunziata De Paola
Il concerto nasce da una iniziativa dell'Istituto italiano di Cultura e dell’associazione Forum Italia, sotto il patrocinio del Consolato Generale d’Italia ed ha avuto il sostegno della Contessa italiana Damiana von Schönborn, cui si deve la disponibilità della prestigiosa orchestra del Collegium Musicum Pommersfelden.