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- Categoria: lettres italiennes
- Pubblicato Mercoledì, 24 Novembre 2010 15:31
Lettres Italiennes
Sulla falsariga delle Lettere persiane di Montesquieu abbiamo immaginato lo stupore di due extraterrestri di fronte all’Italia di oggi
Die politische Situation Italiens wird aus der Perspektive der Außerirdischen beschrieben. Ein Vergleich mit den „persischen Briefen“ von Montesquieu, welche das damalige Frankreich aus der Sicht zweier Perser wiedergebenCorrado Conforti
In Italia non se n’è accorto nessuno (o almeno non mi sono accorto io che qualcuno se ne sia accorto); in Francia credo proprio di sì. Ad ogni modo nell’anno che se n’è appena andato cadeva il 250° anniversario della morte di Charles Luis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, feudo quest’ultimo con cui il nome del celebre filosofo è universalmente conosciuto.
Se tale nome a qualche lettore non dice niente (ma spero proprio che invece dica molto) dirò che il barone è stato uno dei massimi rappresentanti di quella composita corrente di pensiero che siamo soliti definire “Illuminismo”, e che, senza le sue riflessioni, l’ancien régime, con il suo bagaglio di discriminazioni e angherie, sarebbe durato forse qualche decennio di più, mentre la Rivoluzione Francese non sarebbe probabilmente diventata quella fucina di libertà che, a dispetto di chi ne ricorda solo le stragi, invece realmente fu.
Nella sua opera più conosciuta, De l’esprit des Lois del 1748, Montesquieu teorizza fra l’altro la separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) che è alla base di ogni democrazia. Ma il barone non fu soltanto un acuto filosofo, fu anche un brillante narratore, e un suo romanzo epistolare, comparso anonimo ad Amsterdam nel 1716, è lì ancora oggi a testimoniare questo suo talento. Sto parlando delle famose Lettres persanes, una divertente e pungente opera nella quale Montesquieu si prende amabilmente gioco dei costumi e dei pregiudizi del suo tempo. L’espediente letterario è questo: due persiani (la Persia era allora un paese culturalmente agli antipodi del mondo occidentale) si trovano in viaggio in Europa e da qui spediscono in patria i resoconti dei loro spostamenti. Visti attraverso gli occhi di due individui assolutamente estranei al mondo che li circonda, i vizi e le abitudini degli europei, ma anche i loro istituti, perdono quella patina di serietà e di rispettabilità che li avvolge, per apparire inutili e, spesso, grotteschi. La trovata narrativa avrà successo e sarà utilizzata qualche anno dopo anche da Swift nel suo Gulliver’s Travels; ma qui il velo dell’allegoria renderà l’opera meno pungente, al punto di essere percepita poi come una favola per bambini. Un gioco letterario potrebbe essere quello di spedire nell’Italia di oggi un altro Usbek (è il nome di uno dei due viaggiatori delle Lettres), decidendo magari di farlo provenire, vista la globalizzazione del nostro pianeta, da un’altra galassia. Nelle poche righe che mi restano mi proverò nell’impresa. Scrive dunque il nostro extraterrestre: “Anche in Italia, come nel resto d’Europa, la forma di governo che si è affermata è la democrazia rappresentativa, un metodo questo che, attraverso il meccanismo delle elezioni, ha portato cinque anni fa al potere una curiosa maggioranza. Di essa fanno parte alcuni partiti. Uno di questi, AN, (riporto solo le sigle perché gli italiani le amano molto) si rifaceva fino a un decennio fa alla passata esperienza di un altro partito, il PNF, del quale cinquant’anni prima, gli italiani si erano liberati solo grazie alle armi. Alleato di AN è la UDC, sigla nella quale la lettera C sta per “cristiani” ossia i seguaci della religione monoteista più professata in Italia; ma non di un ordine monastico si tratta, bensì di un partito.
Cristiano si dice anche il terzo alleato della coalizione, la Lega Nord (qui la sigla invece non si usa). Curiosamente però i militanti di questo partito praticano un culto che potremmo chiamare “bi-teistico”. È vero, infatti, che adorano il dio dei cristiani, e tuttavia mettono in scena ogni anno un curioso rito dedicato a una seconda divinità, il Po, che non è altro che un fiume, lungo e neanche particolarmente pulito.
Inoltre non si dicono italiani bensì “padani”, cittadini cioè di una nazione i cui confini però io, nonostante i miei sforzi, non sono finora riuscito a identificare. Capo dell’intera coalizione, e della sua componente più forte, la cui sigla è FI, è un singolare signore che ama fare curiosi gesti con le dita. Dicono che sia l’uomo più ricco del paese. Sarà per questo forse che lo si vede spesso ridere. O forse è felice perché, invece di invecchiare, lui col tempo ringiovanisce. Aveva perso i capelli e gli sono ricresciuti e, in più, gli sono spariti il doppio mento e le borse sotto gli occhi. Ma ancora più singolare del suo aspetto è il suo comportamento. Pensa infatti che …” Ma io qui mi fermo. Potete continuare voi, se vi fa piacere.
(2006-1 pg 14)