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Le roi boiteux

Lettres Italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 7 luglio 2011.
In una canzone di Gustave Nadaud, cantautore ante litteram vissuto tra il 1820 e il 1893, si racconta di un re che, claudicante alla gamba sinistra (la canzone si chiama appunto Le roi boiteux, il re zoppo), impone ai suoi cortigiani di camminare esattamente come lui, vale a dire zoppicando. Un giorno però si presenta alla sua corte un nobile di provincia il quale, ignorando il curioso costume, procede esibendo un'andatura perfettamente simmetrica.

Il potere, specialmente quando è assoluto, dà alla testa, lo sappiamo tutti. Anzi, si può dire che proprio il fatto di non avere la testa completamente a posto, spinge alla ricerca del potere assoluto; e il suo raggiungimento non migliora certo la situazione.

Circondarsi di una schiera di cortigiani che ridono alle proprie battute fa sentire spiritosi; vedersi avvicinare da donne avvenenti fa sentire belli; sentirsi dare sempre ragione fa sentire intelligenti; infine, e questo è il sintomo di follia più patetico, sentirsi complimentare per il proprio aspetto giovanile, ottenuto grazie a tinture, maquillage e, da qualche anno, al bisturi del chirurgo estetico, fa sentire giovani. Il cortigiano ripete con il tiranno di turno quello che una prostituta compie con il cliente: lo fa sentire grande e potente simulando al suo cospetto un'emozione, esattamente come una escort (adesso si chiamano così) simula il piacere sessuale. Tutto questo è ovviamente ridicolo, ma il despota, avendo perso il senso della realtà, ha di conseguenza perso anche quello del sottile confine che separa il serio dal grottesco; e in quest'ultimo sprofonda, provocando spesso in chi lo osserva addirittura quel sentimento di pietà che ci porta a definire patetico quello che è solo uno spudorato esibizionista. Non devo certo essere io a fornirvi gli esempi, ma se vi andate a guardare certi vecchi filmati dell'istituto Luce dove Mussolini gioca, ad esempio, a tennis, scoprirete un signore di mezza età, negato per quello sport, che trotterella su un campo in terra battuta respingendo palle che gli arrivano sempre direttamente sulla racchetta. Perché questo è un altro aspetto che immalinconisce, il fatto che con i tiranni ci si comporta come con i bambini capricciosi: li si lascia vincere per evitare che si mettano poi a strepitare. Ho nominato Mussolini, ma non occorre andare tanto indietro nel tempo per procurarsi altri esempi. Il Belpaese ha prodotto anche recentemente individui della medesima pasta e, quel che forse è peggio, li ha circondati di uomini della medesima statura morale dei cortigiani che li hanno preceduti. Se vi guardate intorno, di Farinacci, di Starace, di Pavolini, ne trovate a iosa anche oggi.

Ecco, parlando di statura non solo morale, viene alla mente, fra gli epigoni dei cortigiani a cui si è accennato, un certo ministro in carica il quale, a quanto riferisce Wikipedia, supererebbe di poco il metro e quaranta; viene alla mente e ci fa molto comodo per riprendere il discorso del roi boiteux con cui si è iniziato questo articolo. Il re di Nadaud imponeva a tutti di zoppicare come lui, annullando così la sua infermità. Il nostro ministro, che per ovvi motivi è costretto a guardare tutti dal basso in alto, quando partecipa a un qualche dibattito si prova a rovesciare la situazione guardando metaforicamente tutti dall'alto in basso. Piacerebbe a lui sovrastare i suoi interlocutori dalla cime di una cultura o almeno di una preparazione superiore; ma poiché questo non gli riesce, non potendosi lui sollevare, si sforza di abbassare i suoi avversari ricorrendo a uno strumento decisamente indegno: l'insulto. Youtube presenta una nutrita antologia delle esibizioni del ministro, il cui comune denominatore è una esagerata irascibilità e un piacere dell'offesa che rivela il suo rancore verso il mondo intero. Il guaio per il poveretto è che, non disponendo del physique du rôle necessario, quando si riscalda e insulta, non provoca sdegno, ma, tutt'al più, fastidio, come quei cani di piccola taglia che abbaiano sperando di intimorire e che poi vengono allontanati neanche con un calcio, ma con un semplice accenno del medesimo. Né lo assiste quella vocetta chioccia con quell'accento veneziano che fa tanto ciacola e che te lo fa immaginare, magari in abiti femminili, mentre discute con un verduraio di Rialto. Quando Mussolini definiva plutocratiche le democrazie occidentali, lo diceva ostentando una mascella volitiva e un cranio lucido e regolare. Ma quando il ministro definisce “l'Italia peggiore” alcuni precari che gli vogliono porre delle domande, lo dice girando le spalle a un microfono che lo sovrasta e cercando poi rifugio fra le sue guardie del corpo, così come un pulcino spaventato cerca la chioccia.

Ritornando al nostro roi boiteux: quando quest'ultimo osserva che lo straniero non zoppica, questi gli risponde che invece lo fa, ma lo fa con entrambi i piedi. Ecco, questo è l'antidoto contro la stoltezza, specialmente contro quella esibita dal potere: il ridicolo. Lasciamo che ci sprofondino i nostri ministri. Cosa tanto più facile quando si è alti appena un metro e quarantatré.

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