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- Categoria: lettres italiennes
- Pubblicato Domenica, 06 Maggio 2012 15:39
Il nostro Kaspar Hauser
Lettres Italiennes
München, 1 maggio 2012.
Il 28 maggio del 1828 a Norimberga, in un pomeriggio in cui a causa della Pentecoste le strade erano deserte, apparve improvvisamente un ragazzo dall'apparente età di sedici-diciassette anni. Era vestito in modo trasandato e camminava con difficoltà. Un calzolaio che lo vide passare, lo accolse a casa sua per consegnarlo poi ai gendarmi. Il ragazzo sembrava non capire le domande che gli venivano rivolte, e non era in grado di scrivere nient'altro che il suo nome. Con una grafia incerta vergò poi su un foglio di carta un nome e un cognome: Kaspar Hauser.
Fu questo l'inizio di un mistero che affascinò l'intera Europa e che, negli anni successivi e fino ai nostri giorni, ha prodotto una letteratura sterminata: narrazioni, saggi, opere teatrali, sceneggiati radiofonici, documentari televisivi e ben cinque film.
Mentre si cercava di districare il mistero, Kaspar venne affidato a un tutore, e con questo, rivelando una vivissima intelligenza, in poche settimane imparò a parlare e a scrivere, mostrando anche una spiccata inclinazione per il disegno. Il 7 luglio dello stesso anno, ossia soltanto sei settimane dopo la sua comparsa, Kaspar scrisse una relazione in cui raccontava il suo passato.
Era cresciuto prigioniero in una cella di pochi metri quadrati nella quale era stato nutrito solo a pane e acqua. Infine, certamente in vista della sua liberazione, gli era stato insegnato a scrivere il suo nome.
Dei tanti che si occuparono del caso, qualcuno cominciò a sospettare che Kaspar fosse l'ultimo discendente della nobile casata dei Baden. Sedici anni prima, infatti, a Stéphanie de Beauharnais, moglie del duca Karl von Baden, era nato un bambino, morto dopo appena due settimane. Secondo alcuni, il piccolo era stato sostituito con un neonato malato. Il fine dello scambio sarebbe stato quello di estinguere la dinastia regnante. Fatto che poi effettivamente avvenne e che provocò il passaggio del ducato a un altro ramo della famiglia. Sostenitore della tesi dello scambio fu, tra gli altri, uno dei maggiori intellettuali tedeschi dell'epoca, Anselm von Feuerbach.
Il giureconsulto affermò la sua versione dei fatti in un libro; ma non poté difenderla a lungo. Il 27 maggio del 1833 morì improvvisamente a causa di un malore che molti attribuirono a un avvelenamento da arsenico. Del resto anche i giorni di Kaspar erano contati. Il misterioso ragazzo, che già nell'ottobre del 1829 era stato vittima di un attentato, sette mesi dopo la morte di von Feuerbach fu attirato nel parco di Ansbach e fu qui ferito mortalmente da un misterioso attentatore che lasciò poi sul luogo del delitto una stranissima lettera. Tre giorni dopo Kaspar spirò. Sulla sua tomba fu posta una sintetica iscrizione in latino che riassume il mistero della sua breve vita: „HIC JACET CASPARUS HAUSER AENIGMA SUI TEMPORIS IGNOTA NATIVITAS OCCULTA MORS MDCCCXXXIII“.
La storia, si sa, non si ripete. Se poi fatti analoghi ad altri precedenti si producono, capita, come ha osservato Karl Marx, che questi ultimi abbiano l'aspetto di una farsa, distinguendosi così dai primi che hanno avuto invece l'aspetto di una tragedia. Altri Kaspar Hauser non ci sono stati né in Germania né altrove. Tuttavia da alcuni mesi in Italia di tanto in tanto si materializza un individuo dal curioso aspetto e dall'ancora più curiosa abitudine a rilasciare bizzarre dichiarazioni. La sua fisionomia ricorda un poco quella di un pesce, a causa degli occhi sporgenti e della bocca semiaperta che, mostrando i grossi incisivi, lo fa somigliare a un luccio. Lo strano personaggio si palesa spesso a Roma nei corridoi della Camera dei deputati dove, avvicinato da qualche giornalista annoiato dalla svolta tecnocratica che ha assunto la politica italiana, esprime il suo parere su argomenti dei quali pare avere pochissima o nessuna competenza. Qualche maligno asserisce che le sue dichiarazioni non sono che la ripetizione di altre surreali asserzioni: quelle di un curioso ometto cui una striscia di spesso bitume maschera malamente un'avanzata alopecia e al quale il Nostro spesso si accompagna. Ultimamente il Kaspar nostrano, apparso inaspettatamente a Orvieto, ridente cittadina nota per il suo ottimo vino bianco (il quale, ci viene il sospetto, il Nostro potrebbe aver delibato prima di prendere la parola) ha sostenuto che se la sinistra italiana tornasse al potere, presenterebbe come soluzione ai problemi economici, il – parole sue – “matrimonio fra uomini”.
Pur augurando noi lunga vita al nostro Kaspar, sappiamo bene che presto tornerà al nulla dal quale proviene, perché le correnti della Storia, capaci di trascinare i più robusti tronchi, a maggior ragione travolgono gli inconsistenti fuscelli. Resterà però il mistero della sua comparsa. Ma non quello del suo nome. Pur parlando un italiano confuso, il Nostro è in grado di scrivere. Il suo nome almeno. Un nome singolare, curioso quanto il suo portatore: Angelino, Angelino Alfano.