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- Categoria: lettres italiennes
- Pubblicato Mercoledì, 09 Novembre 2011 05:21
Le cravatte del devoto
Lettres italiennes
Monaco, 8 novembre 2011.
Nomen omen dicevano i latini, a significare che spesso un nome contiene un destino. Il passato italiano offre non pochi esempi di questo curioso fenomeno (da Giovanni Fontana, che disegnò il “Fontanone” dell'Acqua Paola a Roma, a Antonio da Ponte, che eresse il Ponte di Rialto a Venezia). Il presente ne offre almeno uno con Paolo Bonaiuti, portavoce del Presidente del Consiglio.
Qui andrebbe forse aperta una parentesi contenente qualche considerazione su questo strano lavoro che consiste nel parlare al posto di un altro, esprimendo dunque non le proprie opinioni,
ma quelle del proprio datore di lavoro. Tali considerazioni però ci porterebbero troppo lontano; anche perché, nel caso in questione, ci imporrebbero un ritratto a tutto tondo del personaggio Bonaiuti, un anzianotto signore a svelare la cui psicologia bastano invece appena due episodi. Il primo risale al lontano 1994, anno cui dalle colonne del quotidiano Il Messaggero stigmatizzò il comportamento del signor B., il quale, appena entrato in politica, aveva spinto alle dimissioni Indro Montanelli direttore del quotidiano di sua proprietà Il Giornale. La presa di posizione di Bonaiuti fu in quel caso encomiabile; ma fu contraddetta appena due anni dopo dall'ingresso del medesimo in Forza Italia, partito fondato dal signor B. e che del signor B, eseguiva pedissequamente gli ordini. Il secondo episodio consiste in realtà in un'abitudine, quella per cui Bonaiuti, tutte le volte che in un dibattito televisivo un suo avversario prende la parola, si sbizzarrisce, allo scopo di banalizzare quanto costui viene dicendo, in tutta una serie di smorfie che, nella lingua comune, si possono riassumere nell'espressione “fare la faccia da scemo”. E va detto che la cosa riesce benissimo al portavoce; forse perché quel suo viso tondo da seminarista invecchiato, inadatto a conferirgli un aspetto professorale, soccorre molto bene alla bisogna.
Ma eravamo partiti dal nome. Bonaiuti, dunque, è chiamato con le sue circonlocuzioni a dare il suo “buon aiuto” al signor B. : almeno tutte le volte che questo deve rilasciare delle dichiarazioni “serie”; giacché quando si tratta di dire volgarità e di raccontare barzellette dementi, il signor B. – è risaputo – non delega nessuno, tanto gli piace gongolarsi dopo aver fatto una figura da tamarro. In questi casi Bonaiuti se ne sta rispettosamente due passi indietro e sorride amabilmente, con un'espressione tra il trasognato e il curiale che corrisponde perfettamente al suo atteggiamento nei confronti del signor B., consistente in un'ammirazione idolatrica e in una sottomissione quasi sacerdotale. Ecco, è proprio in questo atteggiamento che lo ritraggono le riprese televisive: alla destra o alla sinistra del suo domino, mentre accompagna con lievi segni di assenso (battiti di ciglia, cenni del capo, sorrisi appena percettibili) quanto il suo datore di lavoro va dichiarando.
Tutto bene, dunque (tutto bene per lui, si intende). E invece no, perché in questa ostensione di docilità, in questa parata di atteggiamenti remissivi, in questa esibizione di sudditanza, il bravo Bonaiuti commette regolarmente un errore il quale, pare, potrebbe costargli il posto, non quello di portavoce (non ancora almeno) ma proprio quello fisico, di figurante nei ritratti del capo.
La cravatta! Sì, la cravatta! Il poveretto, ama le cravatte di Ferragamo, marca, intendiamoci, di tutto rispetto, che però indulge ai colori vivi, quei colori che, purtroppo per il povero Bonaiuti, non rientrano nei gusti del signor B.. Quest'ultimo avrebbe anzi dichiarato a proposito del suo portavoce “... con quell’aria da becchino e con quelle cravatte immettibili fa solo male alla mia immagine”.
Ma via, signor B., è proprio sicuro che i danni alla Sua immagine derivino dal povero Bonaiuti? Lasciamo perdere le storie e le storiacce che si raccontano sul Suo conto. Ma è davvero convinto che la Sua faccia liftata dove gli occhi quasi scompaiono a causa delle iniezione di botulino; che i doppiopetti dai quali la Sua testolina emerge quasi fosse la parte superiore di un peso da stadera; che i nodi quadrati e malfatti della Sue preziose cravatte (per non parlare delle orribili camicie nere sbottonate che indossa nel disperato tentativo di sembrare più magro e più giovane e che le danno invece l'aspetto di un camorrista a una prima comunione); è davvero convinto che tutto questo le regali quell'eleganza che, mi scusi, davvero non Le appartiene, e non a causa della Sua stazza, ma proprio perché Madre Natura si è ostinata a rifiutargliela?
Lasci che Bonaiuti continui a farle da cornice. Lei non sa che favore Le fa il poveretto con le sue cravatte sgargianti e la sua aria da becchino. Non ci crede? E allora provi a farsi riprendere fra due begli uomini eleganti e raffinati e vedrà l'effetto. Mi dia retta, Cavaliere, si tenga il devoto Bonaiuti. Sarà fra l'altro l'ultimo topo a abbandonare la Sua nave. Quella che sta irrimediabilmente affondando.