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- Categoria: lettres italiennes
- Pubblicato Mercoledì, 04 Maggio 2022 21:09
Pensiero unico
Lettres italiennes
Corrado Conforti
Monaco, 4 maggio 2022.
Quando ero bambino c’era in TV una réclame in cui l’indimenticabile Paolo Stoppa riusciva a liberarsi di un seccatore pronunciando parole inesistenti, parole che il seccatore ovviamente non comprendeva. Lo spot si concludeva sempre con questa frase pronunciata dallo stesso Stoppa: “parole, parole senza senso, paroloni”. Ecco, le parole. Le parole, soprattutto se povere di significato, fanno sempre un certo effetto, il quale è tanto più grande, quanto più queste sono vuote, così che ognuno può attribuir loro il senso che a lui conviene. Del resto, come ci ricorda il vangelo di San Giovanni, in principio era il verbo, a significare che non è l’oggetto che si definisce attraverso un termine, ma è il termine che si concretizza quando trova l’oggetto a cui attribuirsi. Ovviamente le cose non stanno così, o almeno non stanno così per la maggior parte di noi; ma per alcuni sì: per coloro cioè che quando sentono (e soprattutto ripetono) una parola o più spesso un’espressione altisonante, si sentono in possesso della verità. Gli esempi non mancano. Io ricordo in particolare una locuzione sentita per la prima volta in quell’anno 1968 che alcuni, più attempati di me, ricordano conquella nostalgia che non è altro poi che il rimpianto dei loro anni giovanili (ma anche della confusione che in quei giorniregnava).
La parola era “sistema”, termine con il quale ci si riferiva alla quantità di dinamiche che regolavano la società e che, per i nostalgici appena nominati, era una struttura coerente che tutto accoglieva. Non occorre dire che le cose non stavano e non stanno così: la società non è un orologio in cui tutti gli ingranaggi agiscono per un risultato finale; se lo fosse non evolverebbe, giacché i meccanismi che ne decidono l’evoluzione sono proprio quelli che non sono coerenti con le linee generali. E però la parola piaceva. Per un unico motivo: perché semplificava e quindi rendeva comprensibile quello che era complesso. Perché sta proprio qui il segreto del successo di certe parole: nel fornire l’illusione che ci sia una spiegazione per tutto, visto che, se la varietà del reale affascina i più accorti, allo stesso tempo sgomenta i meno dotati. Qui però, in riferimento a ciò che ci circonda, sarebbe meglio di parlare di articolazione più che di complicazione, di qualcosa cioè che è sì variegato, ma che è tuttavia spiegabile con la logica (e il filosofo inglese Occam, ci ha avvertito che tra le tante spiegazioni possibili di un fenomeno la più probabile è spessissimo la meno astrusa).
Già, ma se io abbraccio quest’ultima, mi aggrego alla maggioranza e invece io, proprio perché poco informato, proprio perché zoppicante in parecchie cose, voglio credere e far credere al prossimo di saperla lunga. E allora ho bisogno di una spiegazione che mi faccia entrare nell’empireo di quelli che… “l’uomo non è mai stato sulla luna; le scie degli aerei sono chimica velenosa; presto ci sarà un Grande Reset”. Ultima occasione, anzi no, penultima (ora c’è la guerra) per non sentirsi il pulvis, cinisund nihil che ahimè siamo, è arrivato il covid.
Da millenni gli uomini contraggono malattie che provengono dagli animali: si chiamano zoonosi e nel tempo hanno fatto milioni di morti. Il virus di cui ci stiamo lentamente liberando è quello dell’ultima pandemia arrivata dopo varie altre pesti: aviaria, suina etc. Tutto qui. E no! Troppo facile. Secondo i nostri àpoti (quelli cioè che non se la bevono) dietro ci deve essere qualcosa e loro, che sono più furbi degli altri, ci dicono che quella malattia è il risultato di una cospirazione il cui fine è quello di privarli della libertà, perché loro, a causa del loro acume, rappresentano un pericolo per chi sta in alto. A certi deliri l’unica risposta sarebbe il famoso pernacchio di cui nel film “L’oro di Napoli” Eduardo ci ha spiegato la preziosa funzione. Purtroppo per loro però esistono persone che con argomenti inattaccabili smontano certe convinzioni, e siccome i loro ragionamenti hanno il pregio della logica, ecco che i nostri disarmati complottisti reagiscono con fastidio, con violenza e, da un po’ di tempo con i paroloni. “Il tuo è il pensiero unico” gridano a chi con semplicità e competenza li mette, come si dice, in mutande. In fondo però fanno tenerezza: quello che vogliono è solo non sembrare gli sprovveduti che sono. Ecco, sì: costoro hanno in fondo questo unico timore questa unica preoccupazione; non hanno un pensiero unico, hanno un unico pensiero.