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- Categoria: lettres italiennes
- Pubblicato Domenica, 02 Ottobre 2016 08:00
Sassi
Lettres italiennes
Trevignano romano, 18 agosto 2016
- "Come sassi noi siamo / inerti e inamovibili”.
Così cantava alla fine degli anni '60 un cantautore di non molto successo. Che i sassi siano inerti, è fuori discussione; che siano anche inamovibili è invece palesemente falso. Ne sa qualcosa il povero Golia che un sasso tutt'altro che inamovibile ricevette in piena fronte dalla fionda di Davide.
Ovviamente è la dimensione che decide la “movibilità” di una pietra: quanto più questa è piccola, tanto più facile sarà il suo spostamento; ma al giorno d'oggi non c'è masso che con un caterpillar o al limite con la dinamite non possa essere spostato. Ci si chiede perciò quanto sforzo debba essere costata in passato la costruzione delle cosiddette “mura ciclopiche” che potete ancora ammirare in alcuni paesi del sud del Lazio (Alatri, Arpino, Ferentino, Segni, Cori), e che sono costituite da enormi massi posti uno sopra l'altro. Se si pensa che in quegli anni (siamo in epoca preromana) la sola forza disponibile era quella animale, si resta davvero stupiti davanti a tanta maestria. Altri tempi.
Pur disponendo soltanto del filo a piombo e di primitive livelle, furono costruite in quegli anni opere che stanno ancora in piedi e che purtroppo sono poco conosciute, attirando un numero di visitatori ridicolo se confrontato con il loro valore storico. Ma, si sa, l'Italia è un paese che valorizza ben poco il suo enorme patrimonio artistico, soprattutto perché chi dovrebbe valorizzarlo (i vari amministratori locali) non hanno nessun ritorno economico personale da un eventuale aumento dei flussi turistici. Al contrario, una crescita delle presenze significherebbe (in mancanza di nuove assunzioni ad hoc) solo un aumento del lavoro, il quale, come dice il proverbio, se pure nobilita l'uomo, lo rende simile alla bestia. Così all'immobilità delle pietre corrisponde quella degli uomini che, come dice la canzone, sono, loro sì, inerti e inamovibili.
Un altro fenomeno di inamovibilità minerale e umana ci viene da una località a poco più di 250 km da quel basso Lazio di cui abbiamo parlato, da Aquara, un paese di mille e cinquecento abitanti in provincia di Salerno, o meglio da una strada in prossimità del comune.
Il 18 agosto dello scorso anno un masso di alcune tonnellate si è staccato dal costone di cui faceva parte ed è precipitato sulla provinciale numero 12 che collega Ottati a Castelcivita e da allora, inerte, come si conviene a un minerale, è diventato anche inamovibile, per la nessuna volontà delle varie autorità locali di rimuoverlo. Regione, provincia e comune si sono rimbalzate le competenze e ovviamente ognuna delle suddette istituzioni ha ritenuto che il compito della rimozione spettasse a una delle altre due. L'esito della querelle è facilmente immaginabile: il masso a un anno dalla sua caduta sta ancora lì, ed è quindi altrettanto facilmente immaginabile che in loco resterà ancora per un bel pezzo. Gli abitanti della zona hanno così potuto reagire con la sola arma che rimane ai rassegnati: l'ironia. Al sasso è stata oggi consegnata una torta (di carta) sulla sommità della quale è stata posta una candelina.
Il fatto mi ha ricordato un episodio ricorrente della mia infanzia, quando dividevo la mia stanza con mio fratello e mia sorella. Alla fine della giornata, specialmente la domenica, i nostri giocattoli erano sparsi dappertutto e mia madre, prima di cena, pretendeva che li mettessimo a posto. A questo punto iniziavano le solite lamentale: “Questo non l'ho preso io, l'ha preso lui“, “Con questo non ci ho giocato io, ci ha giocato lei“. Mio padre allora, che a volte sapeva trasformarsi in un orco, appariva sulla porta e con quattro urli otteneva che in pochi minuti ogni giocattolo, a prescindere da chi l'avesse preso, trovasse il suo posto.
Decenni di lassismo, di assunzioni clientelari, di inquinamento politico e a volte anche malavitoso, di impunità garantita da leggi e giudici compiacenti e da un apparato giudiziario macchinoso e inefficiente hanno trasformato la nostra pubblica amministrazione in una sinecura per inetti e sfaccendati, che percepisce il suo ruolo come puro mantenimento della propria esistenza. E allora sorge il dubbio, in chi ancora come il sottoscritto di scandalizza, che il dramma del suo Paese sia quello di non conoscere quella tragedia che cancelli il dramma, vale a dire l'apparizione di un orco che con quattro urli ottenga quello che le civili proteste non ottengono.
La decadenza italiana è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto sotto quelli dei turisti, i quali visitando il Belpaese ne osservano il progressivo degrado. E infatti su quel masso è comparsa giorni fa questa scritta in inglese: “This is why your government fails”. Non c'è che dire, una bella figura di m... (come si dice volgarmente ma correttamente). Anche quest'ultima, come i sassi della canzone, inerte e, in Italia, assolutamente inamovibile.