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- Categoria: L'Italia in Baviera
- Pubblicato Mercoledì, 01 Dicembre 2010 12:39
“Sehnsucht, Strand und dolce vita”
BAYERN-ITALIEN al Museo dell’industria tessile di Augusta. I rapporti tra la “nuova” Baviera e Italia tra desiderio, speranza e nostalgia
Im Rahmen der bayerischen Landesausstellung hat das staatliche Textil- und Industriemuseum in Augsburg die bayerisch-italienischen Beziehungen seit dem 19. Jahrhundert bis heute dargestellt. Unter dem Leitmotiv der gegenseitigen Sehnsucht wurden spannende, lustige sowie schmerzhafte Ereignisse unserer gemeinsamen Geschichte thematisiert.Elena Ritossa
“Sehnsucht, Strand und dolce vita”, ovvero “Desiderio, spiaggia e dolce vita”: questo l’accattivante titolo dell’esposizione culturale che il Museo dell’industria tessile di Augusta ha ospitato dal 21 maggio al 10 ottobre 2010. Come già noto ai nostri lettori, essa confluisce nell’esauriente trittico che lo “Haus der bayerischen Geschichte” ha dedicato quest’anno ai complessi rapporti tra la Baviera e l’Italia. Ogni sede museale ha scelto un particolare profilo: il Maximilanmuseum di Augusta ha messo a tema l’influenza crescente esercitata dallo “stile italiano” nella Germania meridionale del XV e XVI secolo, di cui le arti figurative resero testimonianza; l’ex Monastero di Saint Mang a Füssen ha illustrato, servendosi di un vasto repertorio di personaggi ed episodi rappresentativi, diverse tematiche storiche, estese lungo un arco temporale che va dall’antichità alla fine del XVIII secolo.
Le relazioni instauratesi tra la Baviera ed il Bel Paese dunque, ben lungi dall’essere sporadiche e contingenti, affondano le proprie radici in tempi assai remoti; in questo articolo, tuttavia, ci focalizzeremo unicamente su quelle che vedono protagoniste le cosiddette “nuove” Baviera ed Italia, così come sono state presentate nell’esposizione sopracitata.
Filo rosso dell’intero percorso è il concetto di Sehnsucht, che compare già nel suo titolo. L’estensione semantica di questo termine, parola chiave del Romanticismo tedesco, trova difficilmente un corrispondente in italiano: esso richiama la dimensione della nostalgia e dello struggimento, della tensione verso qualcosa di difficilmente raggiungibile, ma ardentemente desiderato. L’analisi dei rapporti tra la “nuova” Baviera e l’Italia si concretizza proprio nell’individuazione degli oggetti di tale Sehnsucht – principalmente da parte bavarese nei confronti dell’Italia, ma anche, come vedremo, in direzione contraria. Ripercorriamo ora brevemente lo snodarsi di questo percorso.
Nella prima sala vengono forniti alcuni cenni storici. Una cartina del regno bavarese risalente al 1808 non mancherà di sorprendere il visitatore: il suo confine meridionale correva a sud di Riva del Garda, facendo di Torbole la città più a sud della Baviera. Per quanto il regno napoleonico d’Italia, già nel 1810 riannesse il territorio sudtirolese, la menzione di questo fatto storico rende il visitatore consapevole degli stretti legami intercorsi sin dalle origini tra la “nuova” Baviera e la “nuova” Italia.
L’esposizione prosegue ricordando la figura del re bavarese Ludovico I, di cui è noto il profondo e duraturo amore per il nostro paese. Ambizione di Ludovico era quella di elevare la sua città di residenza a centro pulsante dell’arte e della cultura, rendendola testimone del suo amore nei confronti delle forme classiche. Ancor oggi è possibile riconoscere l’influenza di modelli italiani dietro ad alcune delle monumentali opere ottocentesche da lui volute – si pensi all’arco trionfale e alla “Feldherrenhalle”, ispirati rispettivamente all’arco di Costantino a Roma e alla fiorentina Loggia dei Lanzi.
Se questa sezione illustra dunque l’espressione che la Sehnsucht verso l’Italia trova nel generoso mecenatismo del sovrano Ludovico I, la seguente introduce lo spettatore ad una realtà ben diversa: quella di chi, a partire dagli ultimi due decenni dell’Ottocento, lasciò il Bel Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita. La mostra si concentra sul flusso migratorio che coinvolse i nostri connazionali nel corso degli anni Sessanta e che li vide diretti principalmente verso la Germania, che in quel periodo stava vivendo una crescita economica tale da necessitare l’arrivo dall’estero di “lavoratori ospiti”, ovvero Gastarbeiter. Per la sua ricchezza documentaria e forza espressiva, tale sezione rappresenta forse la più significativa dell’intera esposizione. Sui pannelli alle pareti vengono esplicate tappe e ragioni di questo fenomeno, rendendo disponibile un ricco apparato fotografico. Particolarmente d’effetto è uno scatto apparso sulla Süddeutsche Zeitung nel 1960, che raffigura l’arrivo di un gruppo di lavoratori italiani alla stazione di Monaco. Colpisce la contagiosa euforia di questi volti. Espressione di un’autentica e tenace gioia di vivere, che si fa strada anche nelle situazioni più disagevoli, o piuttosto di una leggerezza ancora ignara delle reali condizioni di vita cui si andava incontro?
Al centro della sala attira l’attenzione la minuziosa ricostruzione di una delle baracche – assai minimali – che le ditte tedesche mettevano a disposizione per i loro Gastarbeiter: il visitatore è portato così immediatamente ad immedesimarsi in coloro che, appena un cinquantennio fa, lasciarono il proprio paese alla ricerca di un’occupazione. Fra le migliaia di italiani che, a bordo del Brennero Express, approdarono in quegli anni a Monaco, molti dovettero rimpatriare al termine del contratto. Non pochi, tuttavia, riuscirono a restarvi più a lungo, come testimoniano tante delle storie che trovano spazio nella mostra (e non solo di italiani in terra tedesca, ma anche viceversa).
Le due sale successive strizzano l’occhio all’intramontabile cliché che assegna all’Italia il ruolo di meta vacanziera per eccellenza. Ad essere ricordato qui è il turismo di massa che, sviluppatosi negli anni Cinquanta, ha coinvolto tanti bavaresi, pronti a varcare le Alpi a bordo della piccola Isetta, della Vespa (di cui la ditta di Augusta Messerschmitt acquistò in quegli anni la licenza) o del Goggo, che in quest’ultima aveva il suo modello. La ricostruzione di una tenda da campeggio, l’esposizione di souvenir ed album ricordo, così come la messa a disposizione di un jukeboxe con alcune hits tedesche ed italiane di quel periodo, aventi come oggetto proprio la Sehnsucht nei confronti dell’Italia, non possono non strappare un sorriso al visitatore.
La sezione seguente ricorda due capitoli della nostra storia di tutt’altro peso: ad essere tematizzate, scavalcando i confini della Sehnsucht, sono la prima e la seconda guerra mondiale. La prima sala rievoca le sanguinose battaglie svoltesi nell’arco della Grande Guerra tra le truppe italiane ed il “corpo alpino” tedesco, documentando gli scontri presso il Col di Lana sulle Dolomiti o quello di Caporetto. La seconda prende le mosse da una riflessione sui rapporti sviluppatesi tra Mussolini e Hitler, dedicando poi una particolare attenzione agli avvenimenti intercorsi dopo la firma dell’armistizio nel 1943: l’occupazione tedesca, la deportazione di cinquecentomila soldati italiani come lavoratori coatti in Germania, la Resistenza e le stragi di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto.
L’esposizione riprende poi una linea più disimpegnata, dedicando una sala alla descrizione delle attività di importazione di prodotti italiani (in primis frutta, verdura e fiori) in Baviera. Il Mercato centrale di Monaco, fondato nel 1912, divenne il principale centro di smistamento di merci italiane. La mostra ne documenta l’attività, ricordando il ruolo centrale di imprese come quella dell’italiano Mario Andretta. Non manca naturalmente una menzione all’imporsi sul mercato tedesco anche di un altro prodotto tipicamente italiano: il gelato.
Non potevano certo essere trascurati, infine, altri due elementi distintivi di italianità, che alimentano in particolar modo la Sehnsucht tedesca nei confronti del nostro paese: l’eleganza e lo sport. A testimonianza dell’entusiasmo per l’alta moda nella Baviera degli anni ‘50/’60, la mostra espone alcuni abiti e calzature dell’epoca di indiscutibile ispirazione (se non di produzione) italiana. La sala seguente, invece, ricorda alcune delle competizioni sportive che videro fronteggiarsi tedeschi ed italiani – menzionati sono il ciclismo, l’automobilismo e naturalmente il calcio. Gli appassionati possono anche rivivere l’emozione della semifinale del 1970, di cui i momenti clou sono proiettati su un maxischermo posto nella sala.
Prima di avviarsi all’uscita, infine, il visitatore può ancora divertirsi a testare le proprie conoscenze, rispettivamente dell’italiano o del bavarese, grazie ad un programma interattivo su computer.
Una mostra, dunque, in grado di muoversi su piani diversi - strappando ora un sorriso, ora una riflessione - che ha sicuramente consentito ad italiani e bavaresi di approfondire la propria conoscenza reciproca.
(2010-4 pag 39)