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Una telefonata tanto attesa

L'incontro di Letteratura Spontanea del 9 dicembre 2011

Giulio Bailetti

Monaco, 11 dicembre 2011.
Gli auspici erano favorevoli. Tante cose sembrano succedere per caso. Invece bisogna solo crederci. Se un’iniziativa ha un senso, questo prima o poi viene fuori. Infatti sta venendo fuori sempre di più. Eravamo in ventuno. No, questa volta non ho contato io. Ero troppo contento, per pensare a farlo. Però me lo hanno riferito e fa lo stesso
Gli auspici erano favorevoli, dicevo. Il giorno prima avevo ricevuto la telefonata che aspettavo dall’inizio, da dodici anni, dall’inizio dei nostri incontri. Era la compagna di Francesco Fioretti, scrittore vero, in avanscoperta. Poi è venuto lui di persona al telefono.
Gli ho spiegato, come mi veniva in quel momento, il senso dell’iniziativa: riunire in un cerchio più persone possibili e favorire un’atmosfera di sincerità e autenticità. Il tentativo è sempre quello di rompere la barriera tra l’erudizione e la rinuncia all’espressione più complessa, tra chi parla in un codice cifrato, adatto agli iniziati e chi parla troppo semplice e troppo poco, come mamma l’aveva un giorno fatto.

Ho sempre pensato che, per imparare a fare veramente qualcosa, serva intorno la presenza di testimoni, che ne controllino benevolmente il processo. Secondo me le espressioni di alcuni vanno incoraggiate, affinché questi continuino nel loro procedere, e le espressioni logorroiche di altri vanno invece scoraggiate, perché non disturbino il loro stesso procedere e quello degli altri. Il tempo concesso dovrebbe essere in prospettiva sempre uguale per tutti.
Li ho convinti. Sono venuti, Sylvia, la compagna e Francesco, lo scrittore vero, al contrario di noi.

Dicevo che tante cose sembrano succedere per caso. Sembrano. Provo a raccontarvi una storia. A settembre ho dato una mano ad un italiano in difficoltà, Marco Pucci. Lui, forse per riconoscenza, mi ha lasciato due corsi d’italiano appena cominciati alla VHS di Ismaning ed è ritornato per motivi familiari in Italia. I partecipanti al corso avanzato mi hanno poi parlato del loro vecchio insegnante del semestre precedente, anche lui ritornato precipitosamente in Italia, ma per tutti altri motivi.

Hanno detto che aveva scritto un libro, che improvvisamente era diventato un best seller e che quindi lui era dovuto tornare in patria per la promozione giornalistica, radiofonica e televisiva, pretesa dalla casa editrice. Una storia fantastica. A me piacciono le storie fantastiche. Sono per natura portato a crederci. Non le respingo. Anzi.
Questa storia mi ronzava da settimane nel cervello. Poi martedì scorso mi è venuta l’ispirazione. Ho chiesto a un corsista, Andreas, di mandare cortesemente un’e-mail a Francesco Fioretti, contenente l’invito a partecipare ai nostri modesti incontri. Sapevo infatti che ora lui era a Monaco.

No, le cose non succedono mai per caso. Bisogna solo essere capaci d’interpretarle. E questo si può anche imparare. Poi è infatti arrivata la telefonata e tutto il resto. La serata è stata bellissima. Tante storie, poesie e racconti. Si sono espressi tutti. Ha poi vinto Marianne e allego la sua bella poesia, ma anche tutte le altre storie erano belle.
Mi ha particolarmente colpito uno dei motivi del successo del libro di Fioretti "Il libro segreto di Dante": già nel primo Rinascimento infatti il fallimento di uno stato e di un re, in questo caso inglesi, avevano coinvolto la banca che aveva prestato a loro i soldi, in questo caso quella dei Bardi di Firenze. La storia a volte è monotona e tende a ripetersi. Forse converrebbe impararne certi messaggi ed essere quindi un po’ capaci d’interpretarla.

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