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- Categoria: Gastronomia
- Pubblicato Venerdì, 28 Aprile 2023 16:09
Montefalco, ringhiera dell’Umbria, tra leggende e vini eccellenti
Es gibt einen Ort in Umbrien, von dem aus man die Schönheit der Region mit einem einzigen Blick erfassen kann, eine Stadt, die von der Spitze ihres Hügels die Ebenen von Topino und Clitunno überblickt und von ihren vielen Aussichten aus einen atemberaubenden Blick auf die Landschaft zwischen Perugia und Spoleto bietet.
Firenze, 26 aprile 2023.
Montefalco, noto come la Ringhiera dell’Umbria, è uno dei borghi più belli d’Italia e si trova a circa cinquecento metri di altitudine. I suggestivi vigneti coltivati in questa zona producono uve che danno vita a vini straordinari, in particolare uno leggendario: il Sagrantino di Montefalco DOCG, un rosso possente, ma anche vellutato, dotato di un grande potenziale di invecchiamento.
Si narra dell’esistenza di molte leggende sorte attorno a questa città, che, anticamente denominata Coccorone (Cors Coronae, cioè cima del colle), prese il nome di Montefalco alla metà del XIII secolo. L’improvvisa variazione del nome viene attribuita alla figura dell’Imperatore Federico II di Svevia, grande appassionato di falconeria. Secondo la più suggestiva di queste tradizioni, mentre l’esercito imperiale si trovava accampato a poca distanza dalla città, i falchi dell’Imperatore avrebbero scelto la cima del colle come dimora preferendola all’accampamento. Quando gli abitanti di Coccorone restituirono gli amati volatili all’Imperatore, chiesero e ottennero che la città fosse risparmiata dalle truppe imperiali e il nome di Montefalco ricorderebbe questo avvenimento.
Un’altra tradizione, sempre più avvalorata dagli storici, lega la cittadina alla lingua araba. Infatti “Saqr“ in arabo vuol dire falco e pare che tra i fedeli soldati di Federico II ci fossero anche alcuni arabi, esperti falconieri come lui. Nel 1240 alcuni falchi preferiti dall’Imperatore Federico II contrassero una grave malattia. Non essendoci medicine efficaci, i falchi sembravano destinati alla morte, quando l’Imperatore chiese al fidato Teodoro di Antiochia una soluzione: solo un infuso fatto con zucchero, alcool e petali di violetta, il cosiddetto Violaceum, poteva guarirli, ma non c’era tempo per prepararlo. Si decise allora di mettere dei petali di violetta nel vino locale, particolarmente dolce, e farlo bere ai rapaci. I falchi guarirono e da allora il vino più tipico di Montefalco prese il nome di Sagrantino (appunto da da saqr). Il luogo diventò “il monte del falco” e i rapaci ancora oggi volano liberi sopra i vigneti di Sagrantino.
Preziose testimonianze artistiche e storiche si possono ancora ammirare a Montefalco.
Nel 1451 il noto pittore fiorentino Benozzo Gozzoli fu chiamato dai francescani ad affrescare l’abside della loro chiesa con immagini della vita di San Francesco.
La chiesa, ora museo, contiene pure un dipinto del 1503 di Pietro Vannucci detto il Perugino, di cui quest’anno si celebra il cinquecentenario della morte.
Nella piazza principale ecco il Palazzo Comunale con il loggiato quattrocentesco e la torre comunale. Le mura cittadine e le quattro porte d’ingresso perfettamente conservate racchiudono palazzi signorili e chiese.
Montefalco non è solo la città del vino, ma anche dei tessuti, dell’olio e degli Strangozzi, una pasta fresca lunga a sezione rettangolare.
Ma il prodotto montefalchese più noto è il vino Sagrantino, che grazie alla passione e al lavoro quotidiano dei produttori, è diventato un’eccellenza assoluta, che rappresenta l’Umbria e l’Italia nel mondo. Uno dei principali mercati per questo vino sono gli Stati Uniti, seguiti da Germania e Regno Unito.
In epoche passate questo vino era usato solo per le feste religiose, in famiglia e dai sacerdoti, ed era prodotto solo nella versione passita. Il Sagrantino è caratterizzato da bacche piccole e non dà raccolti abbondanti. Per questo i tannini sono molto alti. Il periodo di invecchiamento è piuttosto lungo, di almeno 33 mesi, di cui 12 in barriques di rovere; seguono poi altri 4 mesi di affinamento in bottiglia prima della commercializzazione.
La gradazione alcolica minima è di 13°. Il colore è un rosso rubino scurissimo, violaceo, che con l’invecchiamento tende al granato. L’aroma è intensamente fruttato con sentori di frutta a bacca rossa e note floreali di violetta. La maturazione in legno, poi, arricchisce l’aroma di sentori di vaniglia, tabacco, cuoio, oltre ad una nota balsamica di mentolo ed eucalipto. Al palato risulta corposo e tannico, ma non pungente, grazie al lungo invecchiamento.
Il 19 e 20 aprile 2023 si è svolta Montefalco l’Anteprima Sagrantino annata 2019 che ha richiamato un gran numero di esperti del settore.
Un’annata a cinque stelle, valutata con 95 centesimi entra nello storico delle migliori annate di Montefalco.
Però non si produce solo Sagrantino in questo ricco territorio viticolo: qui sono coltivati anche altri vitigni come Trebbiano Spoletino e Grechetto, tra i bianchi, e Sangiovese, tra quelli a bacca nera.
Tra le numerose cantine del Consorzio che hanno preso parte all’evento spicca una delle più prestigiose, quella fondata nel 1971 da Arnaldo Caprai, un imprenditore tessile di successo con il sogno di cambiare vita e produrre vino, intuendo le grandi potenzialità di un vitigno allora sconosciuto al grande pubblico, appunto il Sagrantino. Il figlio Marco, a partire dal 1988, ha coinvolto grandi personalità e professionisti del settore per valorizzare al meglio questo vitigno autoctono, rendendo la cantina il fiore all’occhiello del territorio.
Eccellenti gli assaggi di Arnaldo Caprai di Montefalco Rosso, Collepiano Montefalco Sagrantino Docg e Grecante Colli Martani Grechetto Doc.
La storica cantina Scacciadiavoli da oltre cento anni è gestita da quattro generazioni della stessa famiglia di vignaioli.
Il nome Scacciadiavoli è dovuto ad un episodio d’esorcismo del XIV secolo: ad una giovane posseduta dal diavolo l’esorcista fece bere del vino locale, riuscendo così a scacciare il demonio.
I migliori assaggi di questa cantina: Montefalco Sagrantino Docg 2019 e Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2020.
Piccola cantina, La Veneranda vanta una tradizione antica risalente al 1568. Porta questo nome in omaggio a Maria Aloisa Moncelli, donna di grande cultura e saggezza, così soprannominata, che ha gestito la tenuta nella seconda metà dell’800. Grande aromaticità caratterizza i vini tra cui gli ottimi Aureo, Montefalco Grechetto e Montefalco Rosso.
Tra le aziende più longeve della denominazione, la Antonelli San Marco esiste dal 1881 e dal 2009 ha effettuato la conversione integrale all’agricoltura biologica per tutte le produzioni. Coltiva Grechetto e Trebbiano Spoletino per i bianchi, Sangiovese, Montepulciano e Sagrantino per i rossi.
Terre de la Custodia, azienda moderna della famiglia Farchioni, custodisce la tradizione antica di fare vino e olio. I risultati sono eccellenti:
Plentis Montefalco Bianco, Rubium Montefalco Rosso Riserva, Merlot Riserva Colli Martani, Exubera Montefalco Sagrantino Docg.
La cantina Di Filippo offre la suggestiva visita in carrozza nei suoi vigneti.
Tenuta Castelbuono presenta Carapace, una cantina nata dal sogno della famiglia Lunelli di vedere realizzato uno scrigno per il vino, disegnato da Arnaldo Pomodoro .
Colle Ciocco, Lungarotti e La Fontes sono altre notevoli realtà vitivinicole da visitare.