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- Categoria: Dall'Italia
- Pubblicato Giovedì, 06 Giugno 2013 07:45
Siamo pronti a "decrescere"?
L'attuale situazione politica ed economica italiana richiede a tutti anche sacrifici personali; ci chiediamo se ne siamo veramente disposti
Terni, 5 giugno 2013.
Corrente di pensiero politico, economico e sociale favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l'obiettivo di stabilire relazioni di equilibrioecologico fra l'uomo e la natura, nonché di equità fra gli esseri umani stessi”. Questa è la definizione che Wikipedia da della parola “decrescita”, uno dei termini più cari al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo
che ne ha fatto un suo cavallo di battaglia aggiungendo l’aggettivo “felice” quasi a volerne mitigare l’impatto sull’opinione pubblica. In sostanza i teorici della decrescita felice sostengono la necessità della riduzione dei consumi così da portare ad una riduzione della produzione e, contemporaneamente, ad un minor impatto sull’ambiente e ad un risparmio delle risorse naturali a nostra disposizione.
Per capire meglio di cosa si tratta proviamo a fare qualche esempio, partendo da considerazioni su larga scala. Da un punto di vista energetico si caldeggia, ad esempio, la riduzione degli sprechi, da perseguire con miglioramenti tecnici e tecnologici che permettano di ridurre il consumo di energia: miglioramento del livello di isolamento termico degli edifici, sviluppo di motori a propulsione elettrica o ad idrogeno, ricorso a sistemi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e così via. Tutti principi sui quali, obiettivamente, non è possibile essere in disaccordo. I dubbi sull’applicabilità di questa teoria, però, cominciano a nascere quando si analizzano le piccole rinunce che ognuno di noi dovrebbe fare per “decrescere felicemente”.
È risaputo, infatti, che l’uomo, in generale, e l’italiano medio in particolare è sempre favorevole a fare sacrifici e rinunce a patto che a dare l’esempio siano gli altri. Sulla necessità di limitare l’uso dell’auto, per dire, siamo sempre tutti concordi, salvo poi trovarci perennemente incolonnati lungo strade urbane ed extraurbane ma sempre e solamente, è ovvio, per colpa degli altri, di quelli che l’auto non la lasciano mai a casa perché per noi, sia chiaro, il suo utilizzo è sempre irrinunciabile! Eppure di cose da cui cominciare a decrescere ne avremmo tante, ad iniziare dalla gestione della nostra casa e della nostra famiglia. Pensiamo a quanto potremmo risparmiare, sia economicamente che dal punto di vista energetico, se solo sostituissimo tutte le vecchie lampade ad incandescenza con le più parsimoniose lampade a risparmio energetico o, meglio ancora, a led. E ulteriori benefici potremmo ottenerli evitando di lasciare in stand-by i nostri televisori, i pc, i lettori dvd e i tanti altri gadget tecnologici che ormai invadono le nostre case. Già ma decrescere in questo modo, tutto sommato, non è poi così difficile.
Il lavoro duro si presenta quando decrescere comincia a far rima con rinunciare, perché in fondo è proprio questo l’assioma: per decrescere bisogna, inevitabilmente, rinunciare. Rinunciare ai nostri stili di vita, alle nostre comodità, ai nostri lussi e soprattutto ai nostri sprechi che sono tanti, anche se a tutti noi sembra il contrario. Prendiamo, ad esempio, il settore auto. Negli ultimi anni c’è stato un boom negli acquisti dei SUV, quelle auto gigantesche che fino a qualche anno fa venivano utilizzate solamente nelle giungle o nelle savane africane e che oggi, invece, fanno capolino ad ogni angolo delle nostre strade e, purtroppo, molto spesso anche sui marciapiedi, sempre più utilizzati come parcheggio per questi bestioni a quattro ruote. Bene, queste auto sono considerate tra le più inquinanti in circolazione, bevono gasolio più di un ubriacone il lambrusco all’osteria, sono scomode da parcheggiare, costano una cifra tra assicurazione e bollo eppure sempre più gente li sceglie pur non mettendo mai una ruota su percorsi off-road. Già perché il SUV nasce specificamente per questo: camminare su percorsi sterrati, off-road e non a caso parliamo proprio di “fuoristrada” e invece come li usa la maggior parte di noi: per accompagnare i bimbi a scuola e per andare al supermercato, compiti per i quali una piccola utilitaria andrebbe più che bene, appurato che difficilmente lungo il percorso troveremo branchi di rinoceronti o elefanti a sbarrarci la strada o impetuosi fiumi da guadare. E allora cos’è che spinge sempre più gente ad acquistare SUV? semplice, la voglia di apparire.
Una ventina di anni fa in tv furoreggiava una pubblicità nella quale un povero imbianchino, trasportando un gigantesco pennello in spalla, sentenziava che “per dipingere una parete grande ci vuole un pennello grande”. Bene, parafrasando quella pubblicità oggi potremmo dire che “per dimostrare il proprio status ci vuole un macchina grande” e più grande è, meglio è. In questo esempio, decrescere vorrebbe dire rinunciare al SUV in favore di un’auto più piccola, un’auto che consumi meno, inquini meno, un’auto, insomma, che abbia un impatto minore sull’ambiente e le risorse del pianeta. Ma quanti credete che accetterebbero una tale rinuncia? E l’esempio del SUV potrebbe estendersi ad altri ambiti come le vacanze, l’abbigliamento, gli hobby, per non parlare di cellulari e smartphone, diventati dei veri e propri monumenti alla stupidità delle persone, con una rincorsa continua all’ultimo modello per attestare così la propria supremazia tecnologica e finanziaria nei riguardi di amici, parenti, colleghi di lavoro.
Per ogni cosa che facciamo dovremmo riconsiderare le nostre scelte e chiederci se esistano alternative meno “invasive” o se potremmo proprio fare a meno di alcune cose ed è proprio qui che risiede la falla più grande della teoria: pochissimi sarebbero pronti a rinunciare ai feticci che, a loro giudizio, testimoniano lo status sociale raggiunto e questo indipendentemente dal fatto che con le proprie scelte abbiano contribuito e contribuiscano tutt’ora a rendere sempre più incerta e precaria l’esistenza delle future generazioni, comprese quelle dei propri figli.
Perché decrescere, a pensarci bene, vuol dire proprio questo, rinunciare a qualcosa oggi per permettere ai nostri figli di stare meglio domani: ma quanti di noi sono veramente disposti a farlo a partire da adesso?.