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“Tutti a casa, tutti a casa

Le vacanze diventano sempre più un lusso per pochi

37 Prozent aller Italiener haben den Sommer dieses Jahr zu Hause verbracht. Zu den Gründen zählten laut Presseberichten unter anderem auch erhöhte Preise für die Unterkünfte, die sich sogar auf Liegestühle und Sonnenschirme auswirkten.

Pino Mencaroni

“Tutti al mare, tutti al mare..”: il vecchio adagio romanesco interpretato mirabilmente da Gabriella Ferri. Purtroppo la musica è cambiata, la vacanza preferita dal 70% degli italiani ha perso appeal. Sarà colpa della depressione posteuro oppure del caro-benzina, o forse degli affitti alle stelle di case, ombrelloni e sdraio; fatto sta che sulla battigia monta la marea della crisi: gli addetti del settore della balneazione lamentano cali anche del 20%. Il 2005 sarà ricordato con il boom delle vacanze a casa.
Tra le mura domestiche sono rimaste almeno 500mila persone in più dello scorso anno. Non sono mica poche su circa 58 milioni di abitanti, si tratta dell’1% della popolazione. In aumento anche gli italiani che hanno rinunciato alla vacanza all’estero, si stima intorno ai 350 mila. Alla fine, tra giugno e settembre, dovrebbe essere rimasto a casa circa il 37% degli italiani. Tra chi è andato in ferie, solo il 37% (dati Swg-Confesercenti) ha goduto di un periodo di due settimane, mentre il 58% ha preferito al massimo una settimana. Hanno prevalso i piccoli spostamenti, dal weekend lungo del tipo “mordi e fuggi” al turismo culturale, con un vero boom di visitatori a musei ed edifici storici.

Con i turisti stranieri le cose non vanno meglio. Il campanello d’allarme era arrivato con i sondaggi d’opinione fatti in Europa all’inizio dell’estate. Solo gli inglesi si mostravano ottimisti sulle proprie vacanze: ben il 46% riteneva di poter spendere di più dell’anno precedente. Tutt’altra musica in Germania, dove il 25% dei tedeschi ha subito dichiarato che avrebbe speso di meno. Così nel Bel Paese hanno rifatto capolino gli inglesi, beneficiati anche dalla forza della sterlina. In leggera ripresa il turismo americano, ma la forza dell’euro non gioca certo a favore. Poi gli olandesi, gente che spende poco, arrivano già forniti di ogni ben di Dio. Infine, le solite comitive russe a Rimini e qualche manipolo di cinesi supersonici, del tipo 9 capitali in 7 giorni.

Sui tedeschi resta la fede dell’ottimismo. Un breve giro in una località turistica, magari una sosta al supermarket, così da scoprire tre o quattro auto con la piccola D sulla targa. L’anno scorso zero; in effetti, fare peggio del 2004 era impossibile. Ma quattro anni fa di Audi, Passat e Mercedes ce n’erano almeno 30! E poi piove sul bagnato: nel pieno del solleone agostano è arrivato lo schiaffo della Frankfurter Allgemeine; secondo il quotidiano tedesco, l’Italia si è adagiata sugli allori delle sue bellezze pensando che fossero senza prezzo. Insomma, nel Bel Paese si pensa di vivere di rendita turistica, senza adeguati investimenti in grado di migliorare il rapporto tra la qualità del prodotto e il prezzo. Per cominciare, in attesa degli investimenti, si potrebbero abbassare i prezzi; può darsi che funzioni. Ma restare seduti aspettando Godot può essere mortale ai tempi della globalizzazione. Le offerte turistiche si moltiplicano allo stesso ritmo dei voli low-cost per andare in capo al mondo, e i portafogli sono un po’ più sgonfi.

(2005/4 pag 15)

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