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Intervista alla senatrice Daria Bonfietti

Daria Bonfietti (D.B.), ex senatrice della Repubblica, è stata tra i fondatori dell’associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, della quale è attualmente Presidente

Franco Casadidio

INTERVenti (IV): Senatrice Bonfietti, chi ha perso nella tragedia di Ustica?
(D.B.): Nella tragedia ho perso mio fratello Alberto, che aveva 37 anni. Era passato a Bologna per salutare nostro padre e me e poi per raggiungere in aereo la Sicilia dove sua moglie Giannina e sua figlia Silvia trascorrevano le vacanze. In particolare voleva essere con loro per il compleanno della bimba.

(IV): Cosa ricorda della sera del 27 giugno 1980? Come apprese quello che era accaduto al DC9 dell’Itavia?
(D.B.): Ricordo una telefonata angosciatissima di una amica di Venezia che chiedeva se fosse sicuro che Alberto si era imbarcato su quel volo: aveva già sentito la notizia terribile. Poi corsi all’aeroporto e ricordo che la definizione era di aereo disperso. Per  un po’ coltivai anche l’illusione che da qualche parte i passeggeri si fossero salvati. Era un linguaggio burocratico. Per disperso si intendeva scomparso ai radar ma in effetti precipitato.

(IV): Quale fu l’atteggiamento delle Istituzioni nei confronti dei parenti delle vittime in quelle prime ore?
(D.B.): Non ricordo niente di particolare: ci fu una telefonata della Prefettura di Bologna.

(IV): Quando è maturata la decisione di dar vita all’Associazione parenti delle vittime?

(D.B.): Per molti anni, anche per le cattive condizioni di salute di mio padre, abbiamo preferito il silenzio. Ci faceva troppo male la perdita di Alberto.Poi si arriva fino al 1986 quando la società civile comincia a scuotersi. Un appello al Presidente della Repubblica viene inviato da Francesco Bonifacio, Francesco Ferrarotti, Antonio Giolitti, Pietro Ingrao, Adriano Ossicini, Pietro Scoppola e Stefano Rodotà in occasione del sesto anniversario della tragedia di Ustica. Si chiede che “qualsiasi dubbio anche minimo sull’eventualità di un’azione militare lesiva di vite umane e di interessi pubblici primari sia affrontato.” Penso allora che anche i parenti dovessero abbandonare la solitudine del dolore e ho fondato l’Associazione dei parenti della vittime della strage di Ustica. Ho scritto una lettera e praticamente tutti hanno aderito: quasi che un comune sentire si fosse messo in moto. Erano già passati alcuni anni dalla tragedia e ho cominciato a rendermi conto che l’assenza di spiegazioni e di verità attorno alle cause del disastro non era un dato ineluttabile, ma era soltanto il risultato di una situazione che si era venuta a determinare in quegli anni; mi appariva sempre più chiaro che coloro che lottavano contro la verità esistevano, erano esistiti fin dagli istanti successivi il disastro e operavano a vari livelli,nelle nostre istituzioni democratiche, per tenere lontana, consapevolmente la verità.

(IV): Quali sentimenti hanno prevalso in Lei in questi anni?
(D.B.): Molti sentimenti insieme, ma soprattutto la consapevolezza che ricordare mio fratello fosse credere nei suoi stessi ideali, quelli che avevamo coltivati insieme. E quindi anche la ricerca della verità come affermazione di un diritto civile.

(IV): Secondo Lei perché, dopo più di un quarto di secolo dal 27 giugno 1980 e oltre un milione di pagine di atti processuali, la strage di Ustica resta ancora senza esecutori e senza motivazioni?
(D.B.): Certamente manca ancora molto alla completa verità, ma  un giudice, Priore, con una sentenza ordinanza ci ha consegnato una prima verità “l’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto.”

(IV): Pensa che il Paese abbia dimenticato Ustica? Perché, ad esempio, l’anniversario della strage alla stazione di Bologna viene puntualmente ricordato il 2 agosto di ogni anno mentre la stessa cosa non avviene il 27 giugno?

(D.B.): Il Paese non ha dimenticato Ustica. Esempi banali: quando vanno nelle edicole i dvd della serie televisiva Blu notte di Lucarelli il primo numero, per ottenere un buon successo iniziale, è quello su Ustica. Il Museo della Memoria è visitato oltre ogni più rosea previsione. Poi ricordo che il vocabolario ha inserito il termine “Ustico” per oscuro, misterioso. Gli anniversari ogni anno sono ricordati con iniziative di notevole spessore, dagli spettacoli di Paolini a concerti, premi teatrali, e per ultimo il Museo per la Memoria di Ustica che ha fatto essere Bologna, per la graduatoria di un giornale specializzato, una delle 15 capitali mondiali dell’arte contemporanea. Insomma ogni anniversario è stato un notevole evento. Poi certamente questo è un paese in cui a disgrazia succede disgrazia, a tragedia tragedia, a scandalo scandalo, e l’attenzione dell’opinione pubblica deve sempre rincorrere un presente mai felice.

(IV): Le Istituzioni hanno veramente fatto tutto il possibile per scoprire la verità? In Italia c’è stata la volontà di far veramente luce su quanto accaduto o, in alcuni settori delle Istituzioni, ha prevalso la volontà di “insabbiare” quanto successo?
(D.B.): Per Ustica abbiamo avuto una società civile che si è prodigata, impegnata, battuta, e continua a farlo, e Istituzioni che hanno spesso balbettato. Il Parlamento ha scritto pagine degne con la Commissione stragi del compianto sen. Gualtieri e in molte altre occasioni ha taciuto. Il potere esecutivo si è sempre impegnato molto poco, io segnalo sempre solo le eccezioni di un governo Amato-Andò e poi Prodi Veltroni. I Governi che si sono succeduti nel tempo hanno sempre affermato che spettava alla Magistratura trovare la verità e quindi hanno aspettato.Insomma in troppi hanno capito che sotto quella pietra - il caso Ustica - c’era uno scorpione molto velenoso e hanno preferito non scoperchiarla.

(IV): Cosa significa perdere i propri cari in questo modo e sapere che nessuno ha pagato per quanto successo e, probabilmente, nessuno pagherà mai?
(D.B.): Io non credo assolutamente che il problema sia il pagare: il problema è che ogni cittadino ha il diritto alla verità. Ed è questo diritto che continuo a cercare per le vittime di Ustica.

(IV): Come rappresentante del popolo italiano, non pensa che con “l’affaire Ustica” lo Stato italiano abbia perso un pezzo della propria dignità di fronte ai cittadini?
(D.B.): Certamente. Io continuo a sostenere che Ustica è un grande problema di dignità nazionale, perché, e qui ritorno a Priore, un aereo civile è stato abbattuto in tempo di pace e nessuno ci ha dato spiegazioni!

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