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L’Europa, l’Italia, la cultura, i giovani

Intervista ad Andrea Camilleri

Alessandro Eugeni

Roma, 4 giugno 2014.
1994-2014: da La forma dell’acqua a La piramide di fango si contano vent’anni di successi ininterrotti per Montalbano, il più noto commissario in tutto il mondo, con le sue inchieste tradotte in decine di lingue straniere, persino in gaelico ed ora anche in cinese. L’esordio nella narrrativa di Andrea Camilleri avviene con fatica e tardivamente: Il corso delle cose, scritto nel 1967, stampato a sue spese nel 1978, passò inosservato e fu pubblicato solo a seguire, dopo anni di rifiuti da parte delle case editrici. Ed avviene dopo decenni consacrati al teatro, come sceneggiatore e regista, all’insegnamento, prima presso il Centro Sperimentale di Cinematografia poi all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, ma impegnati anche in radio e in televisione.  E accanto a quei gialli scritti nella sua lingua d’invenzione italo-sicula, la sua creatività mai stanca ci regala anche una ricca biblioteca di romanzi storici e civili, romanzi dedicati ad artisti come Caravaggio, Renoir e Guttuso, scritti sul teatro, autobiografici e di riflessioni. È come se quella vocazione narrativa, rimasta per troppo tempo compressa e inascoltata, lo scrittore non fosse più riuscito a contenerla, vincolandola all’interno di un unico canale creativo. È un percorso, dal 1994 ad oggi, nutrito di onorificenze, premi, lauree Honoris Causa. Riconoscimenti e successo che non hanno mutato di una virgola il suo stile di vita, che è rimasto quello sobrio di sempre, dedicato al lavoro, all’arte, alla famiglia. E all’impegno politico e intellettuale. 

(Alessandro Eugeni:) Le elezioni europee del 25 maggio hanno registrato una rimonta preoccupante di movimenti apertamente di destra, come il Front National in Francia, l’Ukip in Gran Bretagna e, ancora, l’ascesa della destra Fpoe in Austria, un seggio a Strasburgo per i neonazisti tedeschi, il consenso di partiti euroscettici ed anti-immigrati dall’Olanda alla Finlandia fino all’Ungheria, i neonazisti di Alba Dorata in Grecia. La loro matrice comune appare essere, insieme a quella antieuropeista, quella nazionalista, razzista e xenofoba: cosa sta succedendo e cosa succederà in Europa?
(Andrea Camilleri:) Io credo che quello che sta succedendo è una moltiplicazione delle idee antieuropee che già esistevano in molti Paesi, dovuta soprattutto alla politica seguita dall’Unione Europea che ha imposto una economia rigida, aggiungendo alla crisi già esistente nuovi fattori di disoccupazione e di disagio sociale. Tutto ciò non poteva che portare a delle conseguenze molto serie e facilmente prevedibili, come infatti è successo. Circa il futuro, io non sono né un politico né un politologo, però si è ancora in tempo perché il fenomeno antieuropeo non si allarghi. Al momento attuale, non hanno la maggioranza nel Parlamento Europeo. Si andrà incontro a una coalizione tra Partito Popolare Europeo (PPE) e Socialisti e se sapranno ben governare e soprattutto tenere in conto le esigenze nazionali si potrà in qualche modo, come posso dire, se non far regredire, almeno arginare lo straripamento antieuropeo.

Renzi - nuovo fenomeno mediatico - ha stravinto alle europee ubriacandoci di promesse. Tra queste, rispondendo all’appello di Saviano, elenca in “cinque punti” i modi per fermare la mafia Spa, presente al Sud come al Nord, in ogni settore economico e finanziario...
Non seguo le dichiarazioni di Renzi, perciò ignoro questi “cinque punti”. Devo sinceramente dire, però, che se tutto fosse così facilmente risolvibile, a quest’ora la mafia sarebbe morta da tempo. Io credo che il fenomeno venga ancora sottovalutato.

Prima delle europee, Grillo ha sovrastimato le possibilità per il M5S (Movimento Cinque Stelle): farà ora la conta dei suoi errori?
Grillo ha semplicemente perso quattro punti rispetto ai venticinque punti percentuali che aveva dell’elettorato. È troppo facile gridare alla sconfitta, perché io credo che il problema Grillo sia un problema assai complesso. Tant’è vero che lui ha accusato il colpo ma non per questo si è dichiarato sconfitto.

Berlusconi, icona-simbolo della corruzione per chi osserva gli italiani dall’estero e non solo, è finito, ma non sono finiti i berlusconiani e il berlusconismo. È veramente l’ultimo atto della sua commedia?
Io non so se si è arrivati all’ultimo atto della commedia. Anche perché si è lasciata, al condannato Berlusconi, un’amplissima libertà di parola durante i comizi elettorali per le europee. Quindi lo si è reso ancora vivo e ancora presente. Partendo da questo presupposto io, personalmente, non credo che Berlusconi sia finito e tantomeno sia finito il berlusconismo. Ancora, dopo il 1945, non ci siamo del tutto liberati dal fascismo. Figuratevi se ci possiamo liberare da fenomeni ancor più recenti.

Vicenda Claudio Scajola, detto “Sciaboletta”, ex rais di Imperia, Ministro dell’Interno all’epoca del G8 di Genova, indagato per mafia ed ora in carcere a Regina Coeli. Prima c’erano le donne di Berlusconi, ora escono fuori quelle del co-fondatore di Forza Italia. Quali saranno le prossime “reginette”?
Non mi interessano le reginette presenti e future. Le reginette sono un effetto collaterale della corruzione. Avevamo un Ministro dell’Interno che, a quanto pare, si serviva ampiamente dell’appoggio della ‘ndrangheta calabrese. Basta questo per definire che cos’era un “governo Berlusconi”.

L’Italia continua ad acquistare cacciabombardieri F35 dagli Stati Uniti, nell’ambito di un programma pluriennale 2007-2035 per una spesa di dodici miliardi di euro. Non sarebbe meglio investire i soldi nella formazione dei nostri giovani per avviarli preparati al mondo del lavoro?
Certamente che sarebbe meglio. Ma il problema di questo acquisto credo che sia una sorta di contratto già pattuito, già firmato e già stabilito fra governi, il che rende difficile la sua totale risoluzione. Infatti si è visto che qua e là si è potuto diminuire un pochino il numero preventivato dei caccia da acquistare. Sono problemi di sudditanze che fanno parte della politica seguita dai governi precedenti. Credo che sarà anche qui abbastanza difficile rescindere il contratto di sana pianta.

I giovani sono anche coloro a cui passerà il testimone della Memoria storica. Ma la fase è delicata: gli eventi si allontanano, i testimoni inevitabilmente scompaiono, risorgono forme di intolleranza, di negazionismo e di revisionismo. Molti pensano che sia meglio dimenticare per non mettersi contro la Germania, ora paese amico, per non riaprire vecchie ferite e perché sono ormai passati settant’anni da quelle stragi...
Sono due le risposte possibili a questa domanda. La prima è che dimenticare quello che è stato l’orrore non è giusto, perché esso può ripetersi in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. Quindi tenerlo presente può anche essere un freno per, appunto, orrori futuri. La cosa più risibile è che, al contrario, c’è gente che crede sia bene non parlarne perché oggi la Germania è amica. Questa è una cosa che non va presa assolutamente in considerazione. Altrimenti non si scriverebbero i libri di storia.

Oggi il virtuale ha cambiato il mondo. E le scuole si riempiono di computer, lavagne interattive multimediali e tablet. Ma spesso gli studenti, i “nativi digitali”, li conoscono meglio dei loro professori...
Fra una generazione i professori conosceranno meglio le apparecchiature. Io non sono contrario a quella che è una modernizzazione in questo senso, sia della comunicazione, sia della scuola.

Se dovesse spiegare ad uno studente “a cosa serve la letteratura”, quali argomenti userebbe?
La letteratura è un arricchimento del proprio essere. La lettura rappresenta la possibilità di scoprire nuovi orizzonti all’interno di se stessi e anche proiettati verso l’esterno. La letteratura ha una sua funzione formativa in modo ASSOLUTO. Naturalmente mi riferisco all’alta letteratura. Basta ricordare che senza i tragediografi greci noi, oggi, non conosceremmo che la metà della conoscenza che l’uomo ha di se stesso.

Lei, con la sua Opera e il suo impegno intellettuale, può essere considerato “Patrimonio dell’Umanità”: glielo hanno mai detto? Ci dia una speranza...
No, patrimonio dell’umanità no. Me ne guarderei bene. Perché non credo di avere il dovere di insegnare qualcosa a qualcuno, né di doverne avere la responsabilità. Io scrivo dei romanzi. Faccio della letteratura che può essere gustata a più livelli. Ecco, oltre questo non so come definirmi, né vorrei essere definito diversamente.

Risposta asciutta. Come lucide, chiare, ‘stampate’ sono le parole che ha usato per questo dialogo. È ciò che lo stesso scrittore ha definito, non molto tempo fa, come il “lessico onesto”, da usare per definire le cose con quella chiarezza necessaria per poter raggiungere anche chi non possiede gli strumenti culturali, al contrario della comunicazione che, con invenzioni, tende a raggirare. E nell’ultima risposta, ma non solo in quella, è per me, e per tutti, una grande lezione di umiltà...

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