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- Categoria: Dall'Italia
- Pubblicato Domenica, 11 Maggio 2014 07:54
Elogio della dissidenza
Incontro con il filosofo, giornalista ed editore Paolo Flores d'Arcais
Monaco, 11 maggio 2014.
“Max Weber circa cento anni fa aveva già messo in luce i difetti strutturali delle democrazie basate sui partiti. Nella sua Politik als Beruf egli sosteneva che tali difetti potevano tuttavia essere compensati da una burocrazia al servizio dei cittadini, fatta da funzionari statali dotati di grande preparazione e senso del dovere. La sua teoria si è dimostrata illusoria in quanto il sistema dei partiti è via via riuscito a modellare sulla sua indecenza e sui suoi difetti gli apparati dello Stato”.
Queste parole sono un estratto della conferenza tenuta l'otto maggio scorso all’Istituto italiano di Cultura di Monaco dal filosofo Paolo Flores d’Arcais e moderata dal giornalista della Süddeutsche Zeitung Alex Rühle. La conferenza, organizzata anche dall'assessorato alla cultura di Monaco e dall’associazione Forum Italia, aveva il titolo “La rimisurazione dell’Europa: il futuro della democrazia?”. Data l’imminenza delle elezioni europee, un tema quanto mai attuale.
In una sala gremita Flores d’Arcais ha esposto la sua analisi della situazione politica europea e italiana in particolare. “Il principio una testa/un voto non vale in una società condizionata dalla mafia, dalla chiesa e dai mass media. Se i governi non vogliono o non sono in grado di contrastare tali condizionamenti, la democrazia viene meno. Il grado di democrazia di un paese si misura nella capacità del suo governo di combattere questi mali”. La vera democrazia c’è soltanto quando tutti i cittadini sono “dissidenti”, termine che Flores d’Arcais usa con un forte richiamo all’illuminismo. Dunque, elogio della dissidenza intesa come strumento di affrancamento dalle dipendenze e di affermazione delle proprie idee.
Detto ciò, il filosofo è passato ad analizzare la situazione politica italiana cominciando dal “fenomeno” Grillo, un personaggio che potrebbe anche non fare niente e “comunque crescerebbe perché per lui lavorano i partiti e lo stesso establishment”. Il suo movimento ha “canalizzato una rabbia che se non troverà sfoghi adeguati porterà l’Italia a conoscere fenomeni come il lepenismo di massa”. Ma Grillo, secondo Flores d’Arcais, non va confuso con altri fenomeni populisti e ha almeno due meriti. Primo, aver avuto il coraggio di dire “che con il sistema dei partiti non è più possibile governare”. Secondo, quello della coerenza, soprattutto se confrontato con gli altri politici. Tuttavia, mancando di organizzazione interna, il suo movimento è destinato a fallire.
Poi è toccato a Renzi. “Matteo Renzi si è presentato con uno slogan, Voglio rottamarli!, tipicamente alla Grillo e con esso ha conquistato la popolarità. Come per Grillo, anche per lui lavorano gli altri partiti e grazie a lui molti vecchi dirigenti del Partito Democratico sono scomparsi dalla scena”. Ma anche Renzi, secondo Flores d’Arcais, è destinato a fallire e presto verranno alla luce i limiti del conservatorismo insiti nei patti fatti con Berlusconi. Di quest'ultimo, dopo rapida consultazione tra moderatore e pubblico, si è preferito non parlare.
Al termine poche battute sono state riservate all’Europa, cenerentola della serata. “Purtroppo l’Europa non esiste. Essa è nata come CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) dall’esigenza di evitare una nuova guerra. Poi ci sono stati gli accordi per l’agricoltura e la finanza. Poi l’Euro. Ma non sono state poste le vere fondamenta di una comunità politica. Ciò di cui avremmo bisogno è una politica comune nei campi ambientale, fiscale e del welfare. Tutto ciò manca e quello che rimane è la politica di austerità”.
A dirla tutta, la serata è stata al tempo stesso molto interessante e molto deludente. Interessante l’analisi complessiva basata sul richiamo alla dissidenza e all’illuminismo. Deludenti le conclusioni e il messaggio di pessimismo dilagante dichiarato esplicitamente dal filosofo/editore. Il quale, riferendosi al suo fallito tentativo di creare un proprio gruppo politico, ha affermato che “i buoni perdono sempre”. Una affermazione poco convincente che, pronunciata al termine della serata, ha lasciato la bocca amara. Detta da un filosofo di lungo corso come Paolo Flores d'Arcais, quella affermazione stride con l’elogio della dissidenza e ne contraddice la portata: a cosa serve la dissidenza se poi non è capace di produrre cambiamenti concreti e migliorativi della società?
Il folto pubblico presente in sala si sarebbe aspettato qualcosa di più della disanima dei mali atavici che attanagliano l’Italia. Si sarebbe aspettato che Paolo Flores d'Arcais parlasse soprattutto di Europa e di istituzioni europee. Di cosa non ha funzionato fino ad oggi e va cambiato e di come andrebbe cambiato. Di chi, tra i candidati alle posizioni vertice dell’Europa, sia in grado o meno di proporre cambiamenti radicali e ottenere l’avallo degli Stati. Di tutto ciò non è stata fatta menzione. Il dubbio, amaro, è che non si sia trattato di una omissione deliberata né tantomeno di una dimenticanza. Il dubbio è che oggi, in Italia e in Europa, tra gli intellettuali e tra gli stessi politici, non esistano visioni e che quella dei visionari sia una categoria ormai estinta. In tale desolazione l'auspicio di Max Weber ritorna ad essere attuale.
In alternativa alla politica “indecente” e fallimentare, ci accontenteremmo che dalle sue ceneri nascessero procedure efficienti, burocrazie al servizio dei cittadini e schiere di burocrati e funzionari onesti e capaci di interpretare alla lettera il proprio mandato.