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- Categoria: Cultura
- Pubblicato Sabato, 20 Novembre 2010 20:51
Lenbachhaus
Una villa toscana a Monaco da oltre un secolo tempio dell’arte tedesca
Unter hohen Bäumen befindet sich die gelbe "Villa suburbana" in florentinischem Stil der Renaissance vor den neoklassizistischen Gebäuden des Königplatzes. Die Villa ist der verwirklichte Traum des erfolgreichen und berühmten Portraitmalers Lenbach. In der Zeit, als der Künstler selbst dieses Haus bewohnte, galt es als luxuriöses Zentrum desMünchener Kunstlebens. Nachdem das Lenbachhaus oft verändert und vergrößert wurde, ist es zu einem deraußergewöhnlichsten deutschen Museen geworden, auch auf Grund seiner Sammlung des Blauen Reiters.
Gianni Minelli
Alla fine del 19° secolo, ai tempi prestigiosi del Principe Reggente, i confini della città di Monaco erano stati ampliati fino a Königsplatz, portale e simbolo di una città allora in pieno fervore neoclassico. La strada monumentale che congiungeva il castello estivo di Nymphenburg con la residenza reale di Odeonsplatz costeggiava il lungo canale e continuava con la Nymphenburgerstrasse fino ad entrare attraverso la porta dei Propyläen nella nuova città.
Dai templi di marmo di Carrara della Königsplatz la Briennerstrasse proseguiva tra splendidi palazzi fino a Odeonsplatz. Fu proprio subito fuori dalla città, poco lontano dalle Pinakotheken, vicinissimo ai Propyläen e alla Glyptothek, appena edificati da von Klenze su incarico reale, che il ritrattista Franz von Lenbach fece costruire nel 1891, all’acme del suo successo, una villa in stile rinascimentale fiorentino con annesso atelier. Fece della sua casa un polo della vita artistica monacense negli anni in cui visse e la villa sarebbe divenuta, dopo la sua morte, una delle gallerie più originali e rappresentative dell’arte tedesca.
Il sogno avverato di un ritrattista alla moda
Franz von Lenbach (1836-1904) era figlio di un capomastro edile di Schrobenhausen, un piccolo centro a circa 60 km a nord di Monaco. Lenbach amava raccontare che diverse volte da bambino era venuto a Monaco, anche a piedi nudi, per ammirare i capolavori esposti nella "alte Pinakotheke”. Studiò tra l’altro alla "Akademie” di Monaco e viaggiò molto attraverso l’Europa. Nel suo "grand tour” si trattenne a lungo in Italia, ma fu anche a Vienna, Parigi e perfino al Cairo.
A quarant’anni era già un artista alla moda e molto apprezzato. Lenbach riuscì a crearsi una grossa fama soprattutto attraverso la sua maestria di ritrattista. Quando la fotografia, la concorrente più pericolosa del ritratto, stava già muovendo i primi passi, aveva ritratto personalità tra le più prestigiose, tra queste: gli imperatori Guglielmo I e II, il papa Leone XIII, Bismark, Franz Liszt, Richard Wagner e numerosi sovrani europei. Per la sua abilità artistica nel 1882 gli fu conferita dignità nobiliare. Era ricercatissimo. Si dice che avesse rifiutato di ritrarre ricchi personaggi che gli offrivano cospicui compensi solo perché lui non trovava niente di piacevole nella loro faccia. Era cono-sciuto inoltre per la sua innovativa tecnica di fare ritratti a distanza o per corrispondenza, utilizzando la fotografia dei committenti. Il progetto originale e ambizioso di costruire una villa toscana, il cui fine giardino avrebbe contrastato insieme al colore giallo della costruzione con i bianchissimi marmi neoclassici della Königsplatz, venne realizzato dal suo amico Gabriel von Seidl, architetto monacense di fama.
Si dice che Lenbach abbia lavorato incessante- mente ai suoi ritratti non solo per potersi permettere la costruzione, cominciata nel 1887, e il mantenimento della sua bella villa italiana ma anche per mantenere il principesco tenore di vita nei tredici anni in cui vi abitò. I lussuosi interni, in cui era esposta la sua prestigiosa collezione di dipinti e opere d’arte di ogni tipo, erano ricercati salotti in cui si succedevano incontri e feste di grande risonanza. Nella villa erano ospiti, spesso fissi, non solo personaggi importanti ma anche bellissime modelle talvolta provenienti da paesi esotici. Nel 1896 Lenbach divorziò dalla prima moglie, la contessa Magdalena von Moltke, dalla quale aveva avuto due figlie, una delle quali rimase con lui. Lo stesso anno sposò Charlotte von Hornstein, detta Lollo, da cui nacque Gabriele, la preferita delle sue modelle. Otto von Bismark, il cancelliere di ferro, grande amico e prestigioso modello di Lenbach, era spesso suo ospite. Quando il cancelliere arrivava alla villa, Franz e Otto si abbracciavano affettuosamente e rimanevano a parlare a lungo, davanti al camino, di re e regine, di guerre e crisi politiche. Se Bismark veniva a trovarlo a Monaco, tutta la città si muoveva per venirlo a vedere.
Più volte il cancelliere si era affacciato al balcone della villa del suo amico. Una volta addirittura si scolò là sopra tutto d’un fiato un boccale di birra fra le ovazioni dei monacensi. Dopo la morte dell’artista nel 1904, Lollo abitò ancora una ventina d’anni nella villa fino al 1924, quando la vendette alla città di Monaco cedendone anche la collezione di opere d’arte. Nel 1929 fu fondato nella villa un museo cittadino. Nella galleria che oggi si può visitare non fanno spicco solo le opere d’arte collezionate od eseguite da Lenbach stesso ma anche quelle di altri importanti artisti. In particolare la donazione da parte di Gabriele Münter nel 1957, in occasione del suo 80° compleanno, apporterà al museo la sua collezione di Murnau con i prestigiosi dipinti degli artisti del "Blauer Reiter”. Accanto ai quadri dei ricchi e potenti di Lenbach, l’originalità di questi artisti troverà una nuova degna dimora nella lussuosa Villa Toscana. (gm)
Storia della costruzione
L’edificio come si presenta oggi è il risultato di aggiunte, accorpamenti e ricostruzioni che si sono susseguiti nel corso dei cento anni trascorsi dalla costruzione della villa originaria avvenuta nel 1891. L´architetto monacense Gabriel von Seidl (1848- 1913), autore tra l’altro della Künstlerhaus, della chiesa di sant’Anna a Lehel, del Museo Nazionale Bavarese e del nucleo architettonico del Deutsches Museum, realizzò il desiderio dell’amico Lenbach di costruire accanto alla Königsplatz una "villa suburbana di stile rinascimentale fiorentino”. All’inizio la villa consisteva in due ali separate: l’ala ovest - residenza del-l’artista - che domina tuttora il giardino e l’ala sud dove era situato l’atelier. Le due ali vennero unite nel 1912, dopo la morte dell’artista. Dopo l’acquisizione da parte della città di Monaco nel 1929, venne costruita da von Grässel l’ala nord per ampliare lo spazio dedicato al museo: tale ag-giunta diede al complesso una simmetria che non era presente nel progetto originale. Dopo i gravi danneggiamenti della seconda guerra mondiale, la villa venne pressoché completamente ricostruita dal 1954 al 1972 riuscendo a restaurare al suo interno solo due sale originarie. Nel 1977 fu fatto l’ultimo ampliamento dell’edificio del museo con l’aggiunta di un’ulteriore ala a ovest.
Alessandra Sorrentino
Der Blaue Reiter
Der Blaue Reiter è il nome assunto da un gruppo di pittori che si unirono a Monaco nel 1911. Nel vibrante clima artistico delll'Europa dei primi anni del '900, l'esperienza del Cavaliere Azzurro è da considerarsi una delle più significative e più ricche di quei fecondi germi estetici che verranno poi sviluppati da altre correnti e da altri artisti per tutto il corso del secolo. Il Cavaliere Azzurro è una creatura di Wassily Kandinsky e di Franz Marc, alla quale assoceranno il loro nome altri grandi artisti quali Paul Klee, Alexei von Jawlensky, August Macke, Marianne von Werefkin, Lyonel Feininger, Robert Delaunay, Emil Nolde e molti altri. Non è una "scuola" artistica o un gruppo di pittori che condividono una precisa scelta stilistica programmaticamente esposta in un manifesto, come avviene per altri gruppi artistici dello stesso periodo. Kandinsky e Marc aggregarono intorno a sé artisti del tutto differenti gli uni dagli altri, ma accomunati da un’analoga visione dell'arte, intesa come un’esperienza prettamente spirituale, espressione di contenuti interiori, che esuli dalla concezione di tipo materialistico e naturalistico propria del positivismo ottocentesco.
La storia di questa grande avventura culturale nasce a partire dall'idea di Kandinsky di redigere un "Almanacco" che si occupi delle manifestazioni artistiche. L'Almanacco fu redatto nell'autunno 1911 tra Monaco, Murnau, dove risiedeva Kandinsky con la sua compagna Gabriele Münter, e Sindelsdorf, dove viveva Marc. È probabilmente durante lo stesso autunno che viene trovato il titolo della pubblicazione. Scrive Kandinsky:
"Il nome, Der Blaue Reiter, lo trovammo, Marc e io, davanti a una tazza di caffè sotto il pergolato di Sindelsdorf: a entrambi piaceva il blu. E a Marc piacevano i cavalli, a me i cavalieri. E così il nome venne fuori da solo. Ma il favoloso caffè della signora Maria Marc ci piacque ancor di più."
Nel testo, uscito nel maggio del 1912 presso l'editore Rheinoldt Piper, sono pubblicati saggi di Kandinsky, Macke, Marc e del musicista e pittore Arnoldt Schönberg. Al filisteismo della bor-ghesia dell’epoca di Guglielmo II gli artisti del Blaue Reiter contrapposero la forza dell’istinto e la potenza liberatrice della natura. Scrive Franz Marc: "Quelli che oggi vanno moltiplicandosi dappertutto sono segni personali, indipendenti, infuocati di un tempo nuovo. Questo libro sarà il fuoco ottico verso cui tali segni convergeranno […]. Dove sono questi segni dove le opere? Da che cosa possiamo riconoscere quelle autentiche? Dalla loro vita interiore […]. Perché tutto quello che nell’arte è creato da spiriti amanti della verità, senza riguardi per la convenzione esteriore dell'opera, è autentico, e tale resta per sempre."
Furono un gruppo molto fecondo, il loro influsso artistico lo si ritrova nella Bauhaus e proprio in seno al Cavaliere Azzurro prenderà vita anche l'Astrattismo, nato dalle esigenze estetiche e spirituali di Kandinsky. Altri artisti del gruppo opteranno, invece, per scelte stilistiche differenti, comunque improntate a veicolare emozioni di tipo spirituale soprattutto attraverso la scelta di colori antinaturalistici e attraverso una deformazione dell'immagine marcatamente espressionista.
(2004-2 pag. 6)