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Vedute siciliane

Intervista al fotografo professionista Massimo Fiorito

Cristina Picciolini
Siracusa 30 settembre 2024.
Quando decidi di fare una vacanza in Sicilia, devi saper scegliere la stagione che fa per te. 
La luce e il vento in certi mesi ti accarezzano, in altri mesi ti abbagliano e ti spettinano, in altri ancora si spogliano della loro bellezza naturale e ti catturano completamente.
A quel punto, ogni percezione e intuizione si allarga. Ogni spirito di osservazione si intensifica.
Il caldo diventa sopportabile come il vento di scirocco, come la sabbia del Sahara e la cenere dell’Etna, mentre la pioggia ormai è un giorno di festa e il freddo ti ricorda che la Sicilia rimane verde tutto l’anno.
Poi riprendi l’aereo, torni a casa e in una giornata grigia, tipica del nord delle Alpi ti metti a guardare le foto che avevi scattato in quella vacanza e hai la sensazione che ti è sfuggito qualcosa di importante.

Un anno dopo quella vacanza Massimo Fiorito, fotografo, con il sud nel sangue e con la residenza nella bella Monaco di Baviera, decide di tornare in Sicilia. Fa tappa a Marzamemi, risiede per qualche mese in una masseria tipica siciliana e si mette in ascolto del silenzio, della luce che sprigionano certi luoghi in primavera e dei racconti di alcuni conoscenti che in compagnia di un buon vino creano dei veri scatti in bianco e nero. 

A Marzamemi nasce un’idea, la sperimenta, la realizza e la intitola: “Vedute siciliane”. Sono stampe analogiche realizzate con l’uso volontario di pellicole scadute. Un sentire e un provare continuo dove il risultato dei valori empirici accumulati, rimane imprevedibile. Il caos e la sorte diventano la sua sfida.

A noi non rimane che lasciarsi andare al suo sentire siciliano fatto di pietre, di quiete e di odore di salmastro. Un sentire che diventa o è già in parte anche il nostro, che ci siamo nati, ci siamo tornati o ci siamo perdutamente innamorati.

Cristina Picciolini: Quando hai deciso di fare questo viaggio in Sicilia, precisamente nel siracusano?
Massimo Fiorito: Le mie origini miste (mio padre di Napoli, mia madre di Melilli - Siracusa) le ho sempre percepite in me. Verona è il mio luogo di nascita, ma non mi sono mai sentito veramente veronese. Probabilmente proprio questa percezione mi ha portato ad andare via da Verona per scoprire nuovi mondi, prima a Milano, per tre anni, e poi a Monaco di Baviera, per trent’anni. Sull’onda della maturità anagrafica e della voglia di cambiamento e rinascita ho deciso di scoprire nuovi orizzonti e di andare alla scoperta di quelle che sono le mie radici. Di Napoli avevo già una vaga idea in quanto da bambino sono andato spesso in vacanza lì con la famiglia. Probabilmente per una tacita regola che si va dai parenti del padre. Napoli l’ho anche visitata altre volte ma non mi ha mai dato la sensazione di appartenenza. La Sicilia, invece, non l’avevamo mai visitata e purtroppo non mi è dato di sapere perché. Adesso che i miei genitori non ci sono più, ho pensato che dovessi assolutamente visitare questo “continente” di cui già alla fine degli anni ottanta, attraverso la mia compagna catanese di allora, avevo ricevuto un’anticipazione. Nel tempo, questo desiderio di voler scoprire meglio il luogo e la gente delle mie origini materne è intimamente cresciuto e a settembre del 2023 ho deciso di intraprendere il primo viaggio di due settimane. Ho scelto i dintorni di Siracusa per partire appunto dalle origini di mia madre e della sua famiglia. Dopo queste due settimane sono ripartito con il desiderio di tornare. Nel febbraio del 2024 ho pianificato di ritornare per altre tre settimane. Questi due soggiorni li ho trascorsi da Andrea nel suo magico posto “La corte del Burgio” nei pressi di Pachino. Durante queste tre settimane ho maturato l’idea di trovare dei pretesti per ritornare in questi luoghi che mi stavano dando tantissimo a livello emozionale. Mi sono reso conto che il mare, l’aria, il cibo e il calore delle persone mi erano familiari.

CP: È nata come una vacanza, oppure avevi in mente un progetto più lungo? 
MF: L’idea di ritornare alle mie origini topologiche e etniche mi ha portato a pensare anche alle mie origini professionali. L’amore per la fotografia nasce per me con la magia della fotografia in bianco e nero. Il piccolo gabinetto alchemico che è la camera oscura, mi ha dato appunto quel senso di magico che si può trovare, a mio parere, solamente nell’amore. La trasformazione degli elementi

CP: Spesso mi hai nominato questi luoghi, Monaco, Verona, Campania, Sicilia. Mi aiuti a mettere un po’ di ordine raccontandoci qualcosa di te e delle tue origini? La tua permanenza in Sicilia cosa ti sta dando?
MF: Come regione, dal punto di vista ricchezza della natura, ogni giorno è una sorpresa. Ancora non ho passato tempo a sufficienza per dire: è il mio posto. Più che altro sto scoprendo di essere uno spirito nomade.
La Sicilia è un esercizio di pazienza. Specialmente dopo che hai passato così tanto tempo in Germania. Ad essere sincero, l’Italia intera lo è.

CP: Che cosa è per te la Sicilia? Un luogo o un Topos?
MF: In questo momento la Sicilia rappresenta per me un altro mondo, dove ho sospeso ogni attività legata al giudizio. Osservo e raccolgo. È un viaggio introspettivo.

CP: Puoi immaginare la Sicilia come un “luogo e un tempo” dove fermarsi per il resto della vita?
MF: Certamente in alcuni momenti gioca la mia mente con questo pensiero.
Probabilmente quello che non mi piace della domanda è l’idea di fermarsi. Questo desiderio mi manca. Sento molto di più lo spirito del viaggiatore in me.

CP: Cosa è per te il tempo?
MF: Certo, per un fotografo il tempo è tutto. Da quello scandito dalle porzioni di secondo a quello metereologico. C’è un accordo solidale con il tempo. Lui mi dà pazienza e io, ogni tanto, posso fermarlo. Per ricordarmi di essere stato lì in quel momento. In Sicilia ho imparato che il tempo scorre diversamente. Più che una linea orizzontale è una linea curva. A volte verso l’alto e a volte verso il basso. Sicuramente non è come il tempo inteso nelle regioni nordiche.

CP: Nasci fotografo oppure è una cosa che è nata in un preciso momento della tua vita?
MF: Nascere fotografo? Si può? Forse dopo la scoperta della fotografia, quando avevo vent’anni ho sentito che era una cosa che mi dava tanta soddisfazione e che un certo tipo di percezione era in me innata. Diventare fotografo, è stato un processo lungo ma veloce. Quando hai vent’anni il tempo scorre diversamente e sei impaziente.

CP: Quali sono le esperienze lavorative più belle che hai vissuto fino ad oggi?
MF: La fotografia professionale che mi ha dato fino ad oggi più soddisfazione è quella d’architettura.
Se parliamo di soddisfazione professionale, la Germania mi ha veramente dato tanto. Se parliamo di soddisfazione personale quella l’ho ottenuta organizzando eventi culturali negli ultimi vent’anni a Monaco di Baviera e lavorando a progetti artistici sia da solo che con altri colleghi artisti.

CP: Questa tua mostra a Noto, dal titolo: vedute siciliane, trovo che non si lascia solo vedere, ma si lascia intimamente ascoltare per chi ha un’anima aperta a ricevere. Cosa sta dando a te questa mostra e cosa vorresti lasciare agli altri?
MF: Sono molto soddisfatto di quello che ho deciso di esporre. Lo spazio non è grande ed effettivamente l’allestimento trasmette una certa intimità. Questa mostra è per me solo l’inizio di quella che definirei una nuova fase della mia vita da fotografo e artista. Fino ad ora ho infatti visitato solo una piccola parte di quello che per me è una regione ricchissima di emozioni. Intendo in futuro di continuare a visitare questa terra per scoprire ulteriori spunti per delle fotografie che potrebbero anche diventare un libro. La mostra tornerà con me a Monaco, dove intendo riproporla al pubblico tedesco. In questo momento non so ancora bene né come né dove. Ma sono certo che troverò un pubblico molto interessato.

CP: In un mondo dove la fotografia è fruibile in maniera diffusa dal digitale, molti hanno sentito il bisogno di fare marcia indietro e ricostruire un rapporto fisico con l’immagine attraverso l’analogico. È il tuo caso, oppure l’analogico ti segue da sempre? Ha ancora senso scattare su pellicola oggi?
MF: Personalmente, mi sono stancato di lavorare davanti ad un computer, dove le abilità richieste sono limitate all’uso di una tastiera e del cervello. Quello che mi è mancato in questi ultimi due decenni di fotografia digitale è il contatto con la materia. È una cosa difficile da spiegare. L’esperienza di camera oscura o del trattamento dei materiali fotosensibili, ti danno più contatto con due mondi che si incontrano, quello delle idee con quello della pratica. Io ci ho sempre visto quasi una forma di meditazione. Essere ritornato a luglio, a Catania, in camera oscura, è stata per me un’esperienza memorabile da diversi punti di vista. Questa forma di antro che è la camera oscura, ha dato di nuovo potenza alla mia capacità di essere paziente, di fare errori, di confronto con l’imprevisto.

CP: Ho notato che nel tuo sito offri un workshop molto particolare, qui in Sicilia. Di cosa si tratta di preciso e a chi si rivolge?
MF: Quando in febbraio mi sono fermato qui per tre settimane, ho cominciato a pensare a come ritornare alla fotografia analogica cercando di farne anche una possibilità di lavoro. Da fotografo di architettura e di paesaggio sono rimasto molto affascinato dalle città del barocco siciliano, quali Scicli, Ragusa, Noto, Ispica, Siracusa, etc. e dalla ricchezza del paesaggio della costa, delle spiagge e dei parchi naturali. Quindi ho pensato a quanto sarebbe bello portare qui in Sicilia degli appassionati di fotografia, possibilmente di lingua tedesca, dati i miei passati trent'anni in quel territorio e consapevole dell’attrazione che da quelle parti provano nei confronti delle terre siciliane. C’è anche un intento idealistico di trasmettere alle nuove generazioni un tipo di conoscenza che potrebbe essere destinato all’oblio. Un’altra intenzione è quella di dare ai partecipanti ai miei workshop una chiave per sviluppare ulteriormente la loro creatività. Credo che attraverso la conoscenza e l’utilizzo della fotografia analogica si possano trovare dei nuovi impulsi per conoscere meglio se stessi. Queste informazioni si possono trovare:

 www.massimofiorito.com/workshop

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