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Wagner e Fortuny a Venezia 

 La bella Europa di fine '800

Der Wagnerismus war ein kulturelles Phänomen in Europa und hatte um 1900 Einfluss  auf die bildenden Künste. Einer der Protagonisten dieser Bewegung war Mariano Fortuny (1871 - 1949). Eine außergewöhnliche Ausstellung im Palazzo Fortuny in Venedig zeigt bis zum 8. April das Werk dieses Venezianers katalanischer Herkunft, der als Maler, Grafiker, Bühnenbilder und genialer Erfinder in dem kreativen, offenen, kosmopolitischen Europa des Fin du Siècle wirkte.

Anna Zanco-Prestel Mariano Fortuny y Madrazo, Ciclo Wagneriano (Parsifal) - Kundry appare in una siepe di fiori, s.d., tempera su legno (Foto Claudio Franzini)

Monaco, 02 marzo 2013.
Con un atteso concerto di Uri Caine, pianista-jazzista di Filadelfia con una cifra stilistica influenzata dalla tradizione klezmer presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia continuano le manifestazioni con cui la città lagunare intende celebrare il doppio Bicentenario dei due massimi compositori d'opera dell''800: Richard Wagner e Giuseppe Verdi, entrambi nati nel 1813.

Il concerto organizzato lo scorso 13 febbraio a 130 anni dalla morte di Wagner a Venezia e promosso dalla locale Associazione Wagner s'intitola “Wagner, Verdi e Venezia“.

“Clou” delle celebrazioni, dopo le due prime congiunte di “Otello” e “Tristano e Isotta” nello scorso novembre presso il Teatro La Fenice, rimane tuttavia la spettacolare mostra che il Museo Fortuny dedica fino all'8 aprile all'influsso che Wagner e il fenomeno culturale del “Wagnerismo” ebbero a esercitare, sia sotto il profilo iconografico sia sotto quello estetico, sulle arti figurative a cavallo del '900.

Nata intorno al 1860 a Monaco di Baviera con Michael Echtner e Anselm Fuerbach la tendenza verso una pittura che trovava la propria fonte d'ispirazione nei personaggi mitici e nelle atmosfere evocate nei drammi wagneriani aveva finito per diffondersi a macchia d'olio in tutta la Germania e successivamente anche in Francia dove si trasformò in un filone artistico tra tardo Naturalismo, Simbolismo e Liberty.

L'esposizione è allestita sui tre piani dello splendido Palazzo Gotico che si affaccia su Campo San Beneto a Venezia e mette in luce il ruolo di protagonista nell'ambito del Wagnerismo assunto dal suo proprietario, il veneziano di origine catalana Mariano Fortuny (1871-1949).

Per l'eclettico "multitalento" originario di Grenada, ma stabilitosi a Venezia a partire dal 1889, Wagner costituì uno degli impulsi più significativi per la sua stessa produzione artistica che ai nostri occhi manifesta grande affinità con l'idea wagneriana del “Gesamtkunstwerk”, dell'“Arte Totale”.

Il raffinato “designer ante litteram” - come si definirebbe oggi - noto in tutto il mondo per la sua produzione anche su scala industriale di pregiate stoffe e costumi, nonché per le famose lampade che recano il suo nome, era il rampollo di una nota famiglia di pittori spagnoli e aveva studiato a Parigi. Lì aveva conosciuto Rogelio de Egusquiza, pittore, incisore e scultore basco che gli trasfuse la sua grande passione per l'universo wagneriano, spianandogli la strada per Bayreuth dove Fortuny si recò per la prima volta nel 1861. Il viaggio a Bayreuth, cui ne seguirono anche altri, segna il distacco dell'artista dall'accademismo “flamboyant” della sua prima pittura e l'avvicinamento al Simbolismo che, nella sua opera stilisticamente poco classificabile tra ricerca di modernità e un ripiegarsi sulle esperienze del passato, si amalgama a elementi neorinascimentali e propri dello Jugendstil. A Bayreuth ebbe inizio anche la sua carriera di scenografo che lo portò in seguito a significative collaborazioni con teatri di grande prestigio quali ad esempio “La Scala” di Milano.

In mostra il modello del Teatro Wagneriano recentemente restaurato con il sostegno della Venice Internationale Foundation e una serie di schizzi che illustrano l'innovativo sistema d'illuminazione scenica detta “Illuminotecnica” del geniale inventore. 

La mostra presenta per la prima volta l'intero ciclo wagneriano in cui prende corpo la sua idea di dipingere la scena come “con la tavolozza”: 46 dipinti di varie dimensioni e incisioni per l'Anello del Nibelungo, I Maestri Cantori e il Parsifal tutti di proprietà del museo in parte egregiamente restaurato per l'occasione. A quest'ultimo complesso appartiene anche il dipinto “Fanciulle - Fiore” esposto alla VII Grande Mostra Collettiva sotto la guida di Franz von Lenbach nel Palazzo di Vetro nel Vecchio Giardino Botanico nel cuore di Monaco di Baviera e premiato nel 1886 con una medaglia d'oro. 

L'esposizione nel magistrale allestimento della Direttrice del Museo, architetto Daniela Ferretti, include anche una serie di opere per lo più pittoriche di artisti italiani dell'epoca quali Balestrieri, Previati, Wildt, Cambellotti, Marussig e Teodoro Wolf-Ferrari. A queste si abbinano anche lavori di notissimi artisti contemporanei quali Brossa, Kiefer. Tàpies e Viola che illustrano l'impatto di Wagner anche sul nostro tempo.

La mostra inserita nel mezzo degli opulenti arredi dell'atelier-abitazione di Mariano Fortuny esemplifica come il clima culturale dell'Europa del Fin du Siècle rappresentasse un'unità chiusa in sé al cui interno idee e influssi potevano circolare liberamente stimolandosi e arricchendosi reciprocamente. Un’Europa aperta, creativa, cosmopolita delle vie di comunicazione sempre più brevi dalla quale oggi si dovrebbe prendere di nuovo esempio.

 

 

 

 

 

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