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Pubblicato Lunedì, 13 Dicembre 2010 14:23

Halloween, tra paganesimo celtico e cattolicesimo

Alla ricerca delle origini della festa di Halloween

Das Halloween-Fest blickt auf eine sehr lange Tradition zurück. Der Autor bringt uns den Ursprung und die Entwicklung dieses Brauches näher.

Sandro D. Fossemò

“E gli uomini volleropiuttosto le tenebre
che la luce”

(Gv.: III, 19)

Nell’antica tradizione celtica si celebrano Beltane e Samhain, due importanti feste che segnano il passaggio della stagione oscura a quella solare e viceversa. Beltane ricorre il primo maggio e indica l’arrivo dell’estate e del caldo, mentre la festa di Samhain arriva con il primo di novembre, quando si inaugura il capodanno celtico con l’implacabile arrivo del freddo inverno in cui cessano i raccolti agricoli, e il bestiame viene riportato nelle stalle. I celti credono infatti che nel periodo intermedio tra la fine della stagione estiva e l’inizio di quella invernale vi sia una fase di passaggio in cui vengono distrutte le barriere con il regno delle tenebre: una dimensione dell’oltretomba divenuta capace, in questo rapido momento, di far interferire gli spiriti dei morti con il mondo dei vivi, tanto da rendere possibile la visione spettrale dei defunti. La notte di Samhain, nella conoscenza ciclica del tempo delle popolazioni celtiche, viene vissuta come una sorta di porta magica fuori tempo tra l’universo materiale e quello spirituale. Infatti l’idea classica del tempo svanisce per lasciare posto ad una dimensione atemporale e dionisiaca, adatta a cedere libero sfogo all’inconscio che compenetra la realtà con l’oltretomba, con l’inevitabile conseguenza di avere una percezione interiore dell’aldilà “che ci spinge a cercare la verità attraverso l’ombra, scendendo nelle tenebre, e scandagliando l’io profondo (Giuseppe R. Festa)”.

Un’antica leggenda narra come in quel singolare intervallo le anime dei defunti vadano in cerca dei corpi da possedere per l’anno nascente. Per spaventare gli indesiderati e invadenti spiriti malvagi vengono indossate, secondo un macabro rituale, maschere grottesche ricavate dalle pelli degli animali. Questo intervallo arriva proprio la notte del 31 di ottobre con l’avvicinarsi di Samhain. Tale nome può significare sia “conclusione dell’estate” poiché sam vuol dire estate e fuin tramonto, ma, facendo riferimento alla parola Samonios, potrebbe anche significare periodo compreso tra ottobre e novembre. Durante quella notte il dionisismo prende piede e difatti si festeggia con canti e danze dedicate agli dei i quali hanno il compito di tutelare la vita degli abitanti durante il gelido inverno. I giovani, in Scozia, girano tra le frontiere delle fattorie con una torcia in mano per scongiurare l’influsso negativo della malvagie forze ultraterrene e per allontanare le Fate. Secondo la cultura celtica un rituale importante dei druidi consiste nello spegnere il Fuoco Sacro per poi riaccendere all’alba con la legna più pregiata il Fuoco del Nuovo Anno, come fonte di un nuovo ciclo stagionale. Tramite delle torce fatte ardere proprio dal nuovo fuoco, le famiglie ridanno quindi vita ai loro focolari domestici.

Inevitabilmente con l’avvento della cristianità queste feste pagane di stampo dionisiaco, in quanto legate a danze notturne, focolari, maschere e rituali di fertilità, vennero seriamente ostacolate anche, molto probabilmente, per via della figura del dio sciamano Cernunnos che, per le sue  corna e per la sua presenza mistica e sessuale nella mitologia celtica , richiamava alla mente l’aspetto del demonio (come del resto avvenne anche con il dio greco Pan). Di conseguenza Papa Gregorio III spostò la festa di tutti i santi dal 13 maggio al primo novembre, ma, dato lo scarso contributo dato dall’iniziativa allo sradicamento della paganità, venne istituito il 2 di novembre - il Giorno dei Morti-, una ricorrenza dedicata alla memoria e alle preghiere per i defunti, un momento in cui i vivi si mettono in “comunicazione” con i morti, in maniera simile a quanto avveniva durante le feste pagane. Quindi si può dire che il cattolicesimo abbia eliminato Samhain, ma piuttosto che lo abbia riproposto all’interno dell’universo cattolico. Come scrivono Paolo Gulisano e Brid O’Neil ne “La notte delle zucche” le “candele accese sulle tombe di amici e parenti illuminano i cimiteri. Le lanterne appese alle finestre delle case le ravvivano e i fuochi riscaldano le ossa fredde.” Difatti durante la notte di Ognissanti i “cimiteri irlandesi sono un mare di lumini, quasi a continuare la tradizione celtica di Samhain, quando i morti si mescolavano ai vivi.” In realtà, più che “continuare” la festa, si intende, più esattamente, di adeguare la ricorrenza alle usanze cattoliche. “ Non potendo tuttavia estirpare la festa, qualunque essa sia, il cristianesimo in generale si è sforzato di incanalarla e dotarla di una finalità in sintonia con i suoi dogmi fondamentali.” (Jean Markale, Halloween. Storie e tradizioni).

Non bisogna dimenticare che in questo processo di repressivo assorbimento cattolico si sono perse o, meglio, sono state abolite le tendenze pagane dirette a trovare il proprio equilibrio con la natura e il rapporto con il divino. “Possiamo dunque affermare che i festini di Samhain, che terminano con un’ubriacatura generale, sono innanzitutto orge nel vero senso della parole, cioè “esaltazioni collettive dell’energia”, un’energia che risiede potenzialmente in ogni individuo e che talora necessita di essere espressa ricorrendo a rituali più o meno magici.[...] Poiché l’orgia è un rito sacro del quale malauguratamente abbiamo dimenticato la finalità: superare la condizione umana risvegliando tutte le risorse dell'essere per giungere al sovrannaturale, per non dire al divino.” (Jean Markale,op. cit.)

Una testimonianza diretta del condizionamento cattolico proviene proprio dallo sviluppo del nome della festa derivante dall’antico termine “All Hallow’s Eve”, da cui si ricava dall’inglese Hallow il termine santo o sacro, e dove Eve indica proprio la vigilia di tutti i santi che cade esattamente il 31 di ottobre.

In seguito a una dura carestia, dopo la metà dell’Ottocento, numerosi irlandesi emigrarono negli Stati Uniti d’America dove esportarono la tradizione di Halloween e, in ricordo di Jack o’Lantern, vennero utilizzate le note zucche arancioni, al posto delle rape, che erano rare e piccole nella nuova terra. La zucca, svuotata e intagliata in modo da rappresentare un volto mefistofelico e illuminata dall’interno con una candela, diviene il simbolo per antonomasia della festa o della notte delle streghe. La leggenda di Jack o’Lantern narra di un avaro e ubriacone fabbro di cattiva fama che è riuscito a raggirare il diavolo, pur dovendone fare poi personalmente le spese. Probabilmente durante la notte di Halloween, Jack ubriaco fradicio, incontrò il diavolo in un pub. Il fabbro, prima di donare la sua anima al maligno, chiese di poter ricevere, come ultimo desiderio, un’altra e definitiva bevuta. Il demonio accettò e si trasformò in una moneta per poter pagare la bevanda, ma l’astuto fabbro infilò il denaro nel proprio borsellino, dove una croce d’argento paralizzò il diavolo trasformato in un soldo. A questo punto Jack provò a liberarsi del maligno con un ricatto per cui il Principe delle Tenebre sarebbe stato liberato se avesse lasciato in pace il fabbro per almeno dieci anni; il diavolo acconsentì. Trascorso un decennio, Satana tornò per reclamare l’anima, ma Jack con un nuovo trabocchetto riuscì ad intrappolare, utilizzando nuovamente il sacro simbolo della croce, il diavolo, che questa volta acconsentì di lasciare in pace per sempre il fabbro. Quando Jack morì venne comunque respinto sia dal Paradiso per la sua cattiva condotta, sia dall’Inferno; in questo modo Satana riuscì a vendicarsi dei tranelli subiti, proprio facendo valere la promessa di non perseguitarlo più. Il fabbro finì così per trovarsi solo e immerso nell’oscurità, ma gli viene incontro il diavolo, per liberarsi di lui, gli gettò un tizzone ardente per illuminare la strada; così Jack mise il carbone all’interno di una rapa svuotata in modo da ottenere una lanterna e proseguì il suo lugubre cammino come un’anima dannata per l’eternità, fino al Giorno del Giudizio. La zucca di Halloween, ci richiama quindi alla mente la figura di Jack o’Lantern che vaga nella notte del 31 ottobre, come uno spirito immondo nel gelido buio degli inferi.

Anche la tradizione pagana legata al termine “Trick or Teat” ha trovato con il tempo un risvolto cattolico. Durante la ricorrenza di Samhain, dato che gli spiriti potevano tornare nelle loro abitazioni, si lasciava la porta di casa socchiusa per non impedirne l’entrata e si usava addirittura gratificare le anime dei defunti preparando loro del cibo e riscaldando l’ambiente con il fuoco. Così facendo si dava il benvenuto ai morti e si sperava di evitare qualche spiacevole sorpresa da parte degli spiriti, offesi per non essere stati accolti adeguatamente.

Nell’era cattolica le cose andarono in modo simile. Nel medioevo, durante il Giorno dei Morti, i cristiani caduti nella miseria si recavano presso le abitazioni chiedendo un dolce in cambio di preghiere per i defunti che dal Purgatorio sarebbero dovuti salire in Paradiso. Un dolcetto che nel mondo britannico ha preso il nome di “soul cake” e che nella traduzione italiana di “torta dell'anima” potrebbe intendere, secondo una mia personale interpretazione, qualcosa di simile a un “dolcificante per l’anima” ottenuto, appunto, tramite la preghiera. L’usanza di preparare un dolcetto onde evitare d’infastidire gli spiriti, che potrebbero anche vendicarsi, è stata probabilmente in qualche modo riesumata dai bambini nell’attuale festa di Halloween con l’intento di compiere degli scherzetti a chi si rifiuta di donare qualche dolcetto. Se in passato si è rischiato di essere vittima degli spettri, adesso sono i bambini mascherati a recarsi di casa in casa per recitare la nota richiesta: “dolcetto o scherzetto?” che proviene, appunto, dall’inglese “Trick or Teat”.

Col tempo, anche a causa della secolarizzazione e del consumismo, l’intreccio tra paganesimo celtico e cattolicesimo viene distorto dalla scristianizzazione di un nuovo paganesimo orrorifico dai risvolti gotici e demoniaci, stimolato proprio dalla rievocazione dei morti per celebrare le tenebre. Senza volerlo, la cristianità cattolica ha creato un fertile sincretismo tutto a favore di un rinnovato paganesimo che è risorto, attraverso la combinazione di nuovi simboli, sotto forma di Halloween in una sintesi originale e innovativa di elementi pagani e cristiani, dove i diavoli e le streghe hanno preso il posto degli spiriti maligni e delle fate, all’interno di una scherzosa e vandalica festività dai tratti lugubri e funebri. In un certo senso, più si è tentato di inibire cristianamente la tradizione celtica e più Halloween ha ceduto il passo al primordiale impulso dionisiaco legato all’ebrezza, alla danza, alla maschera e all’oscurità: “Dioniso e Ade sono lo stesso” (Eraclito). Samhain, pertanto, ha recuperato un po’ di terreno perduto all’origine, ma ha comunque perso la propria naturale e genuina identità celtica, ormai priva di un contenuto diabolico. Halloween, invece, si è  trasformato e si è arricchito di un folclore carnevalesco dove la festa neopagana ha assorbito i nefasti  miti gotici della civiltà cristiana attraverso i castelli, le chiese abbandonate, gli spiriti dei morti tornati in vita con gli abiti d’epoca o con i gatti posseduti, i vampiri, i cimiteri, le antiche abitazioni, i monasteri, i lupi mannari, le catacombe, i demoni dell’inferno e le fulve streghe vaganti con la scopa nella tenebrosa notte di Halloween, tradizionalmente illuminata dalla luna piena.

Bibliografia:

Paolo Gulisano - Brid O’neil, La notte delle zucche. La festa di Halloween, Ancora, 2006
Jean Markale, Halloween. Storie e tradizioni, L’Età dell’Acquario, 2005
Mario Manzana – Elena Radovix, La vera storia di Halloween, Trentini, 2002
La Gazzetta dei Maghi e delle Streghe, Speciale Halloween , 4 ever, 2004

(2008-4 pag 24)

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