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Categoria: Turismo
Pubblicato Mercoledì, 08 Dicembre 2010 10:39

Alla scoperta del fantastico mondo delle Salse di Nirano

In una cornice naturale davvero incantevole, il gorgoglio tranquillo di alcuni simpatici vulcanetti di fango richiama alla mente un passato misterioso ed affascinante

Italien ist ein wahrer Tresor voll Schätze: Davon sind einige sehr bekannt, manche andere jedoch noch zu entdecken. Wenn man Italien sagt, denkt man an Kolosseum, an den Pisa Turm, an die Dolomiten und an die wunderschönen Insel. Wir werden heute die meist begangenen Route verlassen um an die Entdeckung eines kleinen Naturreservats in der Provinz Modena zu gehen. Hier können wir ein ungewöhnliches und faszinierendendes geologisches Phönomen beobachten, die sogenanten „Salse“

Daniele Verri

"Nel consolato di Lucio Marzio e di Sesto Giulio (che fu l’anno di Roma 663) avvenne un portento grande nell’agro modenese imperocché due monti fra lor s’accozzarono rimbalzando con forte fragore e a vicenda scostandosi, e di mezzo ad essi, benché di giorno, si vide fiamme e fumo levarsi al cielo. Per cotale sommovimento tutte le ville intorno rimasero sfracellate e spenti molti animali, che v’erano. E questo portento si stettero a riguardare molti cavalieri romani con la loro gente, ed altri viandanti d’in sulla via Emilia..."

Citato e tradotto da Caii Plinii Secondi, Historia mundi libri XXXVII, Cap. 83. La foto è tratta da "Il bel paese" di A. Stoppani (1883)

La descrizione dell’autore romano Plinio il Vecchio, anche se testimone dell’interesse destato fin dall’antichità dalle manifestazioni salse, risulta quantomeno improbabile al turista moderno in visita alla Riserva Naturale di Nirano. Premettendo inoltre che la probabile esagerazione non è peraltro ascrivibile a lui quanto al redattore della cosiddetta “Disciplina Etrusca”, un testo ancora più antico dal quale lo stesso Plinio trascrive l’evento, è comunque necessario fornire un quadro un po’ meno fantasioso del fenomeno in questione.

Le Salse, di cui quelle di Nirano rappresentano uno degli esempi più importanti in Italia, sono frutto di meccanismi geologici piuttosto complessi: si tratta di sorgenti d’acqua fredda salata più o meno fangosa nella quale gorgoglia una miscela di gas, in gran parte costituita da metano; in alcuni casi possono emettere anche sottili veli iridescenti o nerastri di petrolio.

Queste sorgenti assumono aspetti diversi secondo la densità dei materiali emessi: nel caso in cui il fango risulti sufficientemente denso, allora si avrà la formazione di strutture cosiddette “positive” (che si elevano dal terreno) a cono; nel caso in cui il fango risulti invece molto liquido si avranno al contrario strutture “negative” (cioè non in grado di elevarsi dal terreno) a polla.

Il termine Salsa è sicuramente il più adatto a descrivere questo fenomeno, oltre ad essere l’unico accettato nel linguaggio scientifico. Il nome stesso deriva proprio dalla presenza di cloruro di sodio, il comune sale da cucina, nei liquidi emessi. La loro salinità è testimoniata sia dal sapore dei fanghi che dal deposito, soprattutto in estate e nei periodi di siccità, di efflorescenze biancastre (il sale, appunto) che incrostano la superficie delle colate, originate dall’evaporazione dell’acqua e dall’essiccamento del fango.

In passato alle Salse è stato spesso erroneamente attribuito il nome di vulcani o vulcanelli di fango. La presenza di strutture a cono e l’emissione di materiale fangoso dal sottosuolo, normalmente sotto forma di colate, richiamano infatti alla mente i meccanismi dei veri e propri vulcani.

In verità questo fenomeno non ha nulla a che vedere con il vulcanismo: se i vulcani sono strettamente legati al cosiddetto termalismo terrestre, le salse sono invece un fenomeno freddo, cioè non legato allo scioglimento di materiali rocciosi dovuto al calore della terra. Il loro “motore” è il gas metano, accumulato in sacche nel sottosuolo solitamente a profondità di alcune centinaia di metri. Raggiunta una determinata pressione, questo gas è costretto a salire verso la superficie; in questo modo trasporta verso l’alto l’acqua contenuta nel suolo che, passando attraverso banchi di sedimenti argillosi e limosi, li stempera e ne porta una parte in sospensione, presentandosi così sotto forma di fanghiglia al momento della fuoriuscita dagli apparati.

Per ricapitolare, nei materiali emessi dalle Salse è possibile distinguere tre fasi ben definite: una fase liquida caratterizzata sia da acque superficiali, cioè legate principalmente a fenomeni meteorologici quali la pioggia, che da acque profonde dette anche connate, cioè impregnanti i sedimenti marini originali presenti nella zona; una fase solida composta da argille, limi e sabbie caratteristiche della fascia pede-appenninica in questione e stemperati dalle stesse acque durante la loro risalita; una fase gassosa caratterizzata invece quasi esclusivamente da metano, contenuto in sacche d'accumulo poste a profondità variabili ed originato dalla degradazione di materiale organico presente nel sottosuolo.

La risalita di metano testimonia la presenza, peraltro modesta, di giacimenti di idrocarburi. La zona in questione è da sempre caratterizzata da trasudamenti di olio naturale: esso veniva appositamente raccolto attraverso rudimentali pozzi ed utilizzato per la produzione di unguenti medicinali. Fonti storiche ne confermano la raccolta, la lavorazione e la vendita con il nome di “Olio di Santa Caterina”, da parte dei Monaci Benedettini di San Pietro in Modena. La presenza di idrocarburi traspare inoltre dal nome di alcune località della zona: se il nome Rio del Petrolio non lascia adito a dubbi, pare che la toponomastica stessa dell’importante cittadina di Sassuolo, poco distante da Nirano, derivi dal latino “sax oleum”, un nome che richiama alla mente proprio l’olio di sasso naturale in precedenza menzionato. Ciò nonostante è comunque importante sottolineare la modestia dell’intero fenomeno: apposite trivellazioni effettuate in passato nella fascia pede-appenninica in cui affiorano le sorgenti Salse, hanno confermato la totale assenza di accumuli di un qualsiasi rilievo o valore economico.

La Riserva Naturale Regionale delle Salse di Nirano è situata al margine dell’Appennino modenese, all’interno del territorio del Comune di Fiorano, nei pressi delle località Torre delle Oche e Nirano, ed è facilmente raggiungibile sia per chi viaggia in auto che con i mezzi pubblici. Caratterizzata da una biodiversità che ci si attenderebbe piuttosto in luoghi dal nome e sapore più “esotico”, la Riserva è il posto ideale dove trascorrere un weekend all’aria aperta, lontano dai rumori e dai ritmi frenetici della settimana: diverse brevi escursioni consentono al visitatore di scoprire un territorio unico e sorprendente. Le Salse sono un fenomeno veramente stupefacente, divertentissime da osservare nel loro gorgogliare tranquillo, immerse in una cornice rilassante ed accogliente. La flora nei pressi delle emissioni fangose è determinata dalla salinità del materiale emesso: troveremo quindi piante cosiddette alofile, cioè amanti del sale, come la rara Puccinellia borreri, una pianta solitamente tipica dei terreni salsi del litorale. Allontanandosi dai conetti, la vegetazione riprende i tratti più caratteristici della zona pedeappenninica, caratterizzata da macchie di more, pruni, sambuchi, rose canine ed alberi di fusto come querce e olmi. Assolutamente da non perdere in giugno la fioritura delle ginestre, che con i loro fiori giallo sgargiante riempiono di colore gli aridi calanchi che caratterizzano la zona. La fauna comprende fagiani, caprioli, uccelli di tutti i tipi, moscardini, ghiri, istrici. Con un po’ di fortuna è possibile rinvenire bellissimi fossili, ricordo di un passato remoto affascinante e misterioso.

La Riserva è il punto di partenza ideale per scoprire una realtà viva e accogliente come quella di Modena e provincia: il capoluogo ed il suo centro storico, Maranello con la Ferrari ed il circuito di Fiorano, il Monte Cimone ed il bellissimo paesaggio dell’alto Appennino, la gustosa cucina locale, la simpatia ed accoglienza degli abitanti del luogo, la qualità delle strutture alberghiere e dei bed and breakfast. Insomma un vero e proprio must per ogni amante della natura che voglia scoprire un territorio fuori dalle grandi rotte in grado di sorprendere per la sua bellezza.

La Riserva nasce ufficialmente il giorno 29 marzo 1982 e ricopre oggi una superficie totale di 270 ha. È gestita dal Comune di Fiorano, in collaborazione con un team esterno di naturalisti e di consulenti di vari settori e con i rappresentanti dell’associazione degli abitanti della zona. Buona parte del lavoro in luogo è svolta dal Corpo delle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), i quali controllano che le vigenti norme di comportamento vengano rispettate, forniscono assistenza ai visitatori e si occupano della realizzazione di numerose attività didattiche.

La Riserva offre diversi servizi perlopiù imperniati attorno a “Ca’ Tassi”, un casolare rurale perfettamente ristrutturato secondo i principi della bioedilizia, ora allestito a “Centro Visite” e dotato di strutture turistiche e didattiche quali l’auditorium, il laboratorio ambientale, il museo naturalistico, la biblioteca ed il punto informazione.

Il Centro Visite “Ca’ Tassi” è attrezzato per accogliere scolaresche d’ogni genere e grado, per le quali vengono organizzate visite guidate e numerose attività finalizzate all’educazione ambientale dei ragazzi. Le visite, organizzate dal Gruppo Ecologico Fioranese (G.E.FI.), devono comunque essere prenotate con anticipo (almeno due settimane prima della data prevista). È possibile inoltre accedere alla Riserva senza la presenza di un operatore: l’importante è che il terreno non sia troppo bagnato e che non si danneggino gli apparati lutivomi (ovvero conetti da cui fuoriesce fango freddo). Appositi cartelli riportano il comportamento cui attenersi all’interno del territorio protetto.

2009-3 pg 9


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