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Categoria: Musica
Pubblicato Giovedì, 09 Dicembre 2010 22:03

La prima rappresentazione del Tristan und Isolde

Il dramma personale dell’amore impossibile di R. Wagner per M. W, viene riproposto nell’opera Tristan und Isolde, le cui rappresentazioni al Nationaltheater di Monaco furono funestate per lungo tempo da una curiosa serie di fatti luttuosi

Im August 1859 beendete Richard Wagner den letzten Akt von „Tristan und Isolde“, dem musikalischen Drama in drei Akten, dessen Handlung in Cornwall spielt. Die unglückliche Liebesgeschichte betraf Wagner selbst sehr stark: Ihn quälte zu dieser Zeit seine unmögliche Liebe zu Mathilde Wesendonck. Sechs Jahre später fand die Uraufführung des Dramas im Münchener Nationaltheater statt und initiierte eine Reihe von Trauerfällen, die ein ganzes Jahrhundert andauerte.

Giuseppe Muscardini

Se passando per Bonn trovassimo il tempo di sofferm arci davanti al ritratto di Mathilde Luckenme ier, conservato allo Stadtmuseum, non ci stupiremmo troppo dell’idillio nato fra Richard Wagner e la bella moglie dell’industriale Otto Wesendonck. Con l’occhio influenzato da un incontenibile senso estetico sorgerebbe in noi una domanda: avrebbe potuto il celebre musicista sottrarsi al fascino legato alla femminilità e all’eleganza di Mathilde? Karl Ferdinand Sohn dipinse Mathilde magistralmente due anni prima dell’incontro fatale tra la donna e il compositore. Ventiquattrenne lei, trentanovenne lui, nel febbraio 1852 i due maturarono per la prima volta una certa consapevolezza della passione che li avrebbe legati. Eppure il loro amore conobbe una lenta evoluzione, ostacolato dalla situazione complicata. Ben vigilato dalla gelosissima moglie Minna, Wagner fu ospite di Otto Wesendonck, il quale, in segno di stima, gli aveva concesso in affitto simbolico una comoda abitazione nella campagna zurighese: das Asyl, poco distante da Villa Wesendonck, che all’epoca era ancora in costruzione. Trascorsero ben cinque anni prima che passione e sentimento potessero esprimersi in tutta la loro pienezza; questo avvenne alla fine del 1857, dopo un concerto di melodie beethoveniane che fecero da cornice romantica al rapporto amoroso. E passione e sentimento si manifestarono con un coinvolgimento tale da indurre Wagner ad interrompere il secondo atto del Sigfrido per intraprendere la composizione del Tristano, più vicino, per tema, ai turbamenti amorosi di cui il compositore era pervaso. Come accade nei melodrammi più noti, l’amore clandestino fra Wagner e Mathilde Luckenmeier fu scoperto da Minna, che non risparmiò al marito scenate di donna ferita, strepiti ed urla risentite. L’infelice vicenda impose ai Wesendonck poi la partenza per l’Italia, a Minna il ritorno a Dresda e a Wagner una pesante solitudine, che solo poté superare lavorando con assiduità al secondo atto del Tristano. Dagli inizi del settembre 1858 Wagner si stabilì temporaneamente a Venezia, dove continuò a lavorare con ardore e compose le pagine più struggenti del suo capolavoro. Il secondo atto è la rappresentazione in chiave emotiva di un amore avversato dalla sua stessa natura, un amore incapace di soddisfare le aspettative dei due amanti nella loro epoca, nel loro presente, nel loro spazio e nel loro mondo. È infatti solo superando i limiti fisici e temporali che può esserci pieno godimento per Tristano e Isotta: Fuor dal mondo, fuor del giorno, senza angosce, dolce ebbrezza, senza assenza, mai divisi, soli, avanti, sempre, sempre, nell’immenso spazio! La città lagunare con i suoi silenzi notturni, rotti dallo sciabordìo delle acque nei canali, ispirò profondamente la partitura del dramma; da Venezia Wagner informava puntualmente l’amante lontana sul progredire del suo lavoro e le riferiva delle rielaborazioni dei Wesendonck Lieder, che egli stesso aveva musicato sulla base delle liriche di Mathilde, poetessa dilettante, ma non priva di estro. Tristan und Isolde fu rappresentato per la prima volta il 10 giugno 1865 al Königliches Hof- und Nationaltheater di Monaco di Baviera. Ne furono interpreti protagonisti il notissimo tenore monacense Ludwig Schnorr von Carolsfeld e Malwine Garriges, che riuscirono, anche grazie alla loro effettiva unione nella vita, a comunicare al pubblico l’intera gamma dei sentimenti amorosi, espressi in forma dialogica nel libretto. L’imponenza fisica di Ludwig Schnorr ben si confaceva all’estensione vocale dell’Heldentenor, richiesta per sostenere il ruolo di Tristano. Così come la figura più esile di Malwine si attagliava alla vocalità necessaria per la parte di Isotta. Un incontro fra il tenore e Wagner, avvenuto nel 1862 a Biebrich, nei pressi di Wiesbaden, entusiasmò entrambi: Schnorr von Carolsfeld intonò alcuni passaggi del Tristan und Isolde, accompagnato al pianoforte dallo stesso compositore. Il tenore aveva debuttato quattro anni prima all’Hoftheater di Karlsruhe, cantando poi all’Hoftheater di Dresda e a Monaco, dove, nel 1861, con l’interpretazione del Lohengrin aveva conquistato grazie alla sua voce potente l’erede al trono di Baviera Ludwig di Wittesbach. Quando, nel giugno del 1865, Tristano andò in scena per la prima volta, Ludwig II di Baviera era salito al potere da poco più di un anno; la sua ammirazione per i due artisti era grande. Il nuovo re di Baviera infatti conosceva le doti di Ludwig Schnorr von Carolsfeld per averlo precedentemente apprezzato. Il 4 maggio del 1863 aveva inoltre conosciuto Wagner, diventandone il mecenate. Nulla sembrava poter funestare l’atteso evento, neppure il malcontento a corte per le manie di grandezza del re, propenso ad investire molto denaro nella costruzione di edifici da consacrare alla musica e in cui rappresentare l’intero ciclo wagneriano. E neppure il gossip monacense sembrava poter minare seriamente l’entusiasmo per la prima rappresentazione del Tristano, malgrado certe situazioni fossero effettivamente imbarazzanti. Direttore d’orchestra era quella sera Hans von Bulow, marito di Cosima Liszt, la donna che da due mesi aveva reso padre Wagner, dando alla luce la piccola Isolde. A sua volta, Wagner era stato lasciato dalla moglie Minna dopo la scoperta del tradimento con Mathilde Luckenmeier in Wesendonck. C’era dunque di che parlare e sparlare. Ma nel turbinio dei pettegolezzi - come sempre avviene quando è posta in discussione la condotta di uomini e donne non ordinari – apparve subito chiaro quella sera di giugno il carattere innovativo dell’opera wagneriana, nella quale la poesia non è subordinata alla musica ed il canto perde la sua funzione primaria a favore dell’orchestra. È ragionevole pensare che le vicissitudini sentimentali del compositore avessero avuto un’effettiva incidenza sull’esito della sua opera, come dimostrò la reazione del pubblico presente alla prima: se una parte applaudì con fervore alla fine del terzo atto, l’altra si mostrò risentita per il modo esplicito in cui Wagner trattava il tema del piacere sensuale tra i due amanti. A giudicare dalle pagine dell’Allgemeine Musikalische Zeitung del 5 luglio, la critica fu inclemente: (...) è la rappresentazione del più totale materialismo, secondo cui gli esseri umani non hanno più elevato destino che, una volta portata a termine la loro vita come tartarughe di mare, scomparire tra i propri umori dolci, come i propri respiri. Gli strascichi dell’amore burrascoso per Mathilde Wesendonck avevano generato le condizioni favorevoli ad uno sviluppo creativo dell’ opera wagneriana in favore della partitura; questo si rivelò essere un’autentica rivoluzione nella storia della musica. Lo stravolgimento delle norme dell’armonia, l’utilizzo di silenzi importanti fra un quadro e l’altro, il ruolo fondamentale degli archi e dei legni, la profondità del pianissimo dei timpani nel Tristan und Isolde crearono le basi di una concezione completamente nuova del dramma musicale, concezione con cui dovettero misurarsi poi i compositori del tardo Ottocento. L’incontro fra il tenore e il maestro rese ancor più eccezionale l’evento di Monaco e prefigurò gli esiti di una felice collaborazione. Ma la messa in scena del Tristano a Monaco fu funestata da una tragedia improvvisa: dopo sole quattro repliche Ludwig Shnorr von Carolsfeld si accasciò sul palco e morì. Conseguenza fatale delle prove durissime a cui Wagner aveva sottoposto il tenore, ipotizzarono le malelingue. In realtà, come appurarono più tardi i medici attraverso ricerche accurate, la morte del tenore andava imputata ad un’infezione provocata da meningite o da tifo. La sventura accompagnò il Tristan und Isolde nel tempo fino ad anni relativamente recenti. La stessa sorte di Ludwig Shnorr von Carolsfeld toccò infatti nel 1911 al direttore d’orchestra Felix Mottl, il quale durante l’esecuzione del dramma musicale wagneriano al Nationaltheater di Monaco vacillando si accasciò al suolo; in capo a qualche giorno si spense in ospedale. Nel 1968 fu colto da malore sul medesimo palco il direttore Joseph Keilberth, che poco dopo morì. Ad osservarla dall’esterno, l’incantevole facciata neoclassica del teatro oggi sede della Bayerische Staatsoper induce una certa riverenza. Le vicende wagneriane sono qui sedimentate e le note dei preludi del Tristan und Isolde, dei Meistersinger von Nürnberg, del Rheingold e della Walküre sembrano riecheggiare nella Max-Joseph-Platz. Neppure la distruzione del teatro durante l’ultimo conflitto (poi fedelmente ricostruito da Gerhard Moritz Graubner grazie i disegni originali di Karl von Fischer) ha tolto all’edificio quell’aura di sacralità che i wagneriani convinti – ma in fondo tutti gli amanti della musica – riconoscono al Nationaltheater di Monaco di Baviera, con i suoi cinque ordini di palchi, i suoi illustri ospiti, regnanti, direttori d’orchestra e cantanti. E infine con gli applausi scroscianti, i fischi prolungati, crolli, ricostruzioni ed esistenze che se ne vanno improvvisamente sul palco. Ma non è forse così anche nella vita?

(2010-1 pg 24)


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