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Categoria: Musica
Pubblicato Giovedì, 28 Aprile 2022 06:07

Nel silenzio della natura, in compagnia solo di me stesso, nascono le mie note 

Intervista al pianista e compositore siciliano Paul R. Cuddle

Arianna Brandolini

Monaco, 24 aprile 2022.
Paolo Robino, in arte Paul R. Cuddle, è un pianista che fa parte dell’Associazione culturale musicale “Armonia” nata nel 2010 a Vigevano, una cittadina lombarda in provincia di Pavia dove ha vissuto per alcuni anni. Con l’Associazione Armonia Paul ha realizzato e realizza progetti legati, oltre che alla sensibilizzazione nei confronti della musica classica, alla diffusione della letteratura italiana contemporanea e della filosofia. Oltre ai momenti musicali, che Paul propone e che sono da lui vissuti come momenti di incontro con l’altro attraverso le sue note, è protagonista di progetti che “portano in giro” romanzi italiani prevalentemente con sfondo storico, reinterpretati attraverso parole e musica. Per quanto riguarda l’interesse per la filosofia, soprattutto quella morale ed esistenzialista, l’attività dell’Associazione verte anche su una forma di divulgazione del pensiero filosofico accompagnato dalla musica di Paul Cuddle che ben si presta a portare l’ascoltatore in una dimensione rilassante e riflessiva. A questo proposito, oltre all’attività dal vivo, sono in preparazione dei podcast.

Abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con questo musicista dai mille interessi.

Paolo, tu sei italiano, sei nato in un piccolo paese della Sicilia. Perché un nome inglese? 
Il motivo della scelta è legato ai sogni di quando era un ragazzo: in Sicilia avevo un caro amico che mi chiamava Paul, era un po’ il mito del sogno americano, quello che ci faceva volare con la fantasia verso New York e i suoi locali così pieni di musica. E allora quando ho deciso di darmi un nome d’arte ho scelto di chiamarmi Paul. E poi è arrivato Cuddle, in inglese “abbraccio”, perché è quello che voglio fare con la mia musica, abbracciare il mondo. La “R” è il richiamo al mio cognome vero. Di fatto io mi sento da sempre cittadino del mondo.

Però vieni da un paesino molto piccolo…
Si sono nato a Salemi un paese dell’entroterra siciliano vicino a Trapani da cui si vede, in lontananza, il mare. La storia racconta che Salemi, dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, è stata addirittura per un giorno capitale d’Italia. La mia è una famiglia di persone semplici, per le quali il lavoro è sempre stato sinonimo di fatica dura e che si aspettava per i propri figli un futuro fatto di quello che è considerato lavoro vero. Quando, quindicenne, determinatissimo, ho detto ai miei genitori che volevo fare il pianista e iscrivermi al Conservatorio non è stato facile, ma ce l’ho fatta. Non è stato facile perché tutti i giorni andavo da Salemi a Trapani, non era un viaggio breve. In Conservatorio ho avuto la fortuna di studiare con alcuni dei migliori maestri del tempo. In Italia ancora oggi chi inizia a studiare pianoforte usa i testi del Maestro Antonio Trombone: il mio Maestro era severissimo ma di quelli che lasciano il segno, che insegnano il rigore e la determinazione che ci vuole se si vuole fare musica seriamente. Le mie giornate di ragazzo passavano tra le lezioni in Conservatorio e ore e ore sul pianoforte. L’obiettivo era quello di diventare concertista di musica classica. 

Poi le cose non vanno esattamente come uno sogna da ragazzo…
No, è vero, ma non importa perché io ho una grande fortuna: ho sempre lavorato con la musica.

Perché hai deciso di andartene dalla Sicilia?  
Ad un certo punto ho cominciato a sentire stretta la realtà in cui vivevo, che mi aveva dato tanto, ma non mi bastava più. La voglia di darmi altre possibilità, di conoscere gente, di fare esperienze è stata la spinta che, insieme a molto coraggio e a un pizzico di incoscienza, mi ha fatto partire per il nord. Il nord, per me, era Milano, la Milano cantata dai cantautori, Jannacci, Gaber, Vecchioni, la Milano multiculturale, caotica, con le sue luci e i suoi locali, la metropoli. Quelli milanesi sono stati anni intensi, pieni di esperienze e di incontri in cui ho suonato nei locali più belli della città e del nord Italia, negli hotel di lusso, nei teatri come intrattenimento iniziale, durante mostre e cerimonie: di sera suonavo e di giorno scrivevo musica.

Ma a un certo punto hai detto basta…    
Sono stati anni importanti, ma poi a un certo punto, pur senza rinnegare niente di quella vita entusiasmante ma frenetica, mi sono reso conto che ero apparentemente felice ma, dentro di me, stavo male. Non ero mai pienamente soddisfatto, ero in continua tensione verso qualcosa che non capivo cosa fosse. Non ero sereno, non ero più io, perché sempre più spesso durante il giorno non riuscivo più a scrivere musica, ero inquieto o apatico, mi sentivo addosso quel male di vivere di cui tante volte avevo letto o sentito nella letteratura e nelle canzoni. Ho sentito che era arrivato il momento di cambiare ancora, di fare davvero quello che mi piaceva e dove mi piaceva. 

E sei andato in montagna… 
Sì lo so, da un siciliano ci si aspetta che sia un uomo di mare e invece il mio habitat naturale è sempre stata la montagna: il mare è potente, è liberatorio, è addirittura sconvolgente in certi momenti per la sua bellezza, ma la montagna è rilassante. In montagna, in mezzo ai boschi, tra gli alberi o ai piedi di una vetta entro in sintonia con la natura e qui nascono le mie musiche come è nata la mia nuova vita. Io, il mio pianoforte, prati, alberi e montagne. E ho deciso di dedicarmi solo alla composizione di musica, la cosa che, fin da ragazzo, ho sempre amato fare più di ogni altra cosa.

Come nasce la tua musica? 
Stare in mezzo alla natura, circondato dai boschi, è una fonte continua di ispirazione: la musica è rilassante, emozionale, ci porta a riflettere su noi stessi e ad ascoltarci, così come ascoltiamo il suono del vento tra gli alberi. Quante volte l’abbiamo sentito e quante volte l’abbiamo davvero ascoltato? I suoni della città non mi permettevano più di ascoltarmi, di guardarmi dentro. Nel silenzio, in solitudine, in compagnia solo di me stesso nascono le mie note.

Che cos’è la musica per Paul Cuddle?  
La musica per me è tutto, è fonte di vita, è cura. D’altra parte, come già avevano capito i pitagorici nel quarto secolo avanti Cristo, noi viviamo immersi nella musica, una musica di sottofondo prodotta dai pianeti che si muovono, dalla natura nella quale siamo immersi. È una musica di cui non ci accorgiamo perché c’è sempre, costantemente: sapremmo che c’è se smettesse. E la musica, che è parte di noi, è un balsamo per l’anima, ne allevia le preoccupazioni e i tormenti, la cura. Ma il legame tra la mente, l’anima e il corpo è strettissimo, per cui la musica diventa cura anche per il corpo. Tante sono le testimonianze di filosofi e letterati di tutti i tempi che pensano che una musica dolce e rilassante possa aiutare a curare una ferita e, soprattutto, a rilassare l’animo di chi soffre. La musica ci permette di distogliere la nostra attenzione per alcuni momenti dai problemi e ci fa evadere, ci distacca dalla realtà immediata… permette di abbandonarci a quel flusso di vita e di coscienza che ci unisce a quell’enorme tutto di cui siamo parte, in cui siamo immersi.

Un’ultima domanda: che cosa vuoi dare a chi ti ascolta?  
Le mie note vogliono essere un abbraccio, una coccola per chi ascolta, per i diversi momenti della giornata: per quelli in solitudine ma anche per quelli in compagnia. Sono un accompagnamento durante il lavoro o lo studio, alla fine della giornata per recuperare un po’ di quelle energie che la vita quotidiana ci ruba. Sono un bel sottofondo nelle lunghe ore in macchina per “risistemare” le idee o fare il punto su problemi che si devono affrontare. Con la mia musica voglio aiutare le persone a godersi la vita vera, voglio trasmettere questo mio nuovo modo di sentire, aiutare a comprendere il valore profondo di ognuno di noi. Voglio aiutare le persone a stare bene e a rinascere. Come sono rinato io.

https://www.paul-r-cuddle.com/

https://www.youtube.com/c/PaulRCuddleOfficial

 

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