Lettres italiennes, 
rubrica a cura di Corrado Conforti

Corrado Conforti, nato a Roma nel rione Castro Pretorio (a due passi da stazione Termini) ha studiato lingue e letterature straniere presso l'università la Sapienza (ancora a due passi da stazione Termini). Non ancora laureato ha cominciato a lavorare come insegnante di italiano per stranieri alla scuola Dilit di via Marghera (come sopra riguardo la stazione Termini). Siccome sempre a due passi da stazione Termini si trova anche il cimitero del Verano (dove riposa tutta la famiglia), prima del passo definitivo, nel 1991 ne ha fatto uno verso la suddetta stazione, salendo su un treno che lo ha portato in Germania, paese in cui da vent'anni vive lavorando come lettore di italiano presso l'università di Eichstätt.

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La pesca della discordia

Corrado Conforti

Monaco di Baviera, 15 ottobre 2023.
E qui già cominciamo male. E già perché, scritto così, il titolo di questo articolo risulta parecchio ambiguo. In italiano infatti, dal momento che gli accenti si segnano solo se cadono sull’ultima vocale e mai all’interno della parola, la pronuncia di pesca può essere con la e chiusa, come in mela, o con la e aperta, come in verme (che poi è spesso l’inquilino del frutto). Nel primo caso con pésca si indica l’attività atta a procurarsi il pesce; nel secondo caso si intende invece quel frutto dalla buccia vellutata proveniente dalla Persia a cui i latini diedero il nome di melum persica (mela persiana), nome che è poi rimasto nel dialetto della mia città, Roma, nella quale, ancora ai tempi della mia infanzia, nei mercatini rionali i “fruttaroli” strillavano “Che persiche! Che persiche! Signo’ venite a vedé che persiche!”

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Pensiero unico

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 4 maggio 2022.
Quando ero bambino c’era in TV una réclame in cui l’indimenticabile Paolo Stoppa riusciva a liberarsi di un seccatore pronunciando parole inesistenti, parole che il seccatore ovviamente non comprendeva. Lo spot si concludeva sempre con questa frase pronunciata dallo stesso Stoppa: “parole, parole senza senso, paroloni”. Ecco, le parole. Le parole, soprattutto se povere di significato, fanno sempre un certo effetto, il quale è tanto più grande, quanto più queste sono vuote, così che ognuno può attribuir loro il senso che a lui conviene. Del resto, come ci ricorda il vangelo di San Giovanni, in principio era il verbo, a significare che non è l’oggetto che si definisce attraverso un termine, ma è il termine che si concretizza quando trova l’oggetto a cui attribuirsi. Ovviamente le cose non stanno così, o almeno non stanno così per la maggior parte di noi; ma per alcuni sì: per coloro cioè che quando sentono (e soprattutto ripetono) una parola o più spesso un’espressione altisonante, si sentono in possesso della verità. Gli esempi non mancano. Io ricordo in particolare una locuzione sentita per la prima volta in quell’anno 1968 che alcuni, più attempati di me, ricordano conquella nostalgia che non è altro poi che il rimpianto dei loro anni giovanili (ma anche della confusione che in quei giorniregnava). 

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Viaggio in Italia

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 30 settembre 2021.
Parafrasando l'incipit del Don Chisciotte (En un lugar de la Mancha, de cuyo nombre no quiero acordarme) dirò che in un libro, edito qui in Germania, che ha la pretesa di insegnare l'italiano e che io non voglio nominare, anche per evitare una querela per diffamazione, è presente una sgangherata invocazione all'Italia che non ha niente in comune con quella del Parini (Bella Italia, amate sponde) e ancor meno con quella di Leopardi (O patria mia, vedo le mura e gli archi / E le colonne e i simulacri e l'erme / Torri degli avi nostri,). È invece una lista di luoghi comuni, che però piacciono tanto a quei tedeschi che chiedono solo di veder confermati i loro pregiudizi sulla "Terra dove fioriscono i limoni", come la chiama Goethe nel suo Wilhelm Meister.

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Le lacrime di Gianna

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 29 aprile 2021.
Gianna, (la chiamerò così) aveva uno o due anni meno di me. Entrò al mio liceo quando io frequentavo il secondo anno. Era piccola, bruna, un po' fatua; termine questo inappropriato per una ragazzina di tredici o quattordici anni: era solo un'adolescente insicura. Una cosa ricordo bene di lei: i denti. Gli incisivi erano leggeremente irregolari e quando, al secondo anno, iniziò a truccarsi in modo piuttosto pesante, questi le si sporcavano spesso di rossetto, cosa questa che metteva in risalto quel lieve difetto. Abitava nel mio stesso quartiere, ma di lei non sapevo niente. Ricordo che la vedevo salire sul pullman alla fermata successiva a quella in cui salivo io. Il pullman sì, perché il liceo era piuttosto lontano e allora molti (io tra questi) lo raggiungevano grazie a un servizio privato. Con l'autobus di linea (anzi, gli autobus) occorreva molto più tempo.

Bene, immaginate cosa avveniva in quella vettura carica di liceali soprattutto durante il ritorno (all'andata quasi tutti ripassavano la lezione): scherzi stupidi e liti. E la colonna sonora erano grida, risate sguaiate e soprattutto turpiloquio. Violenza no, per fortuna. Quella venne, insieme alla politica qualche anno dopo, ma si svolse (le poche volte che si svolse) in strada.

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Quand nous en serons au temps des cerises, sifflera bien mieux le merle moquer

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco di Baviera, 12 luglio 2020.
Chissà quanti dei miei pochi lettori conoscono questa canzone francese. Non molti forse. Ed è un peccato, perché la canzone, che in Francia è famosissima, è molto bella. Per questo, se vi viene voglia di sentirla, andate su Youtube, dove avrete, riguardo all'interprete, solo l'imbarazzo della scelta. L'incisione più famosa è forse quella di Yves Montand, ma ce ne sono di altrettanto belle. Si può dire anzi che non ci sia cantante francese che non ne abbia registrata una sua versione. La canzone ha poi la particolarità di essere al tempo stesso un canto d'amore e un inno politico, anche se nel suo testo non c'è nessun riferimento alla lotta o ad altro che con la politica abbia qualcosa a che fare. 

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Egregio signor Ping

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Corrado Conforti

Monaco, 2 maggio 2020
Egregio signor Ping, come vede mi rivolgo a Lei con la stessa formula con la quale qualche mese fa Le si è rivolto il ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio.

AverLa chiamata come un venditore di cravatte degli anni '30 non è stata da parte del ministro una mancanza di rispetto. È stata solo una manifestazione della sua ignoranza.

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Quando ero cretino

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Corrado Conforti

Monaco, 5 febbraio 2020.
Ah l'adolescenza! Più me ne allontano e più la rimpiango: quell'età di sogni, di fantasie infinite, di esplosioni emotive. In quei pochi anni nascono i primi amori, le prime passioni; si scopre il mondo al di fuori dei confini della propria famiglia e soprattutto si scopre di averne uno dentro di sé. È un'età, volendo parafrasare Kierkegaard, di timori e tremori, ma anche di slanci. È un'età di tenerezze, ma al tempo stesso di conflitti, e non c'è genitore che non rammenti le impertinenze dei  figli in anni che i padri spesso ricordano, riferendoli alla propria prole, come anni ingrati.

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Il coraggio, uno non se lo può dare

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Corrado Conforti

Monaco, 20 agosto -
“Il coraggio, uno non se lo può dare” dice, nel XXV capitolo dei Promessi sposi un contrito Don Abbondio al cardinale Borromeo che lo incalza con le sue domande. Il “povero sacerdote”, come lo stesso curato poco prima nei suoi pensieri definisce se stesso, ha ragione: coraggiosi non si diventa, e nessuno può andare contro la propria natura che, se è quella di un pavido, quella di un pavido rimane.
Certo, sarebbe bello potersi migliorare; ma se l'impresa è troppo ardua, già lo sforzo di accettare la propria indole, evitandole di dar origine a comportamenti dannosi, è comunque un'attività di meritoria. Purtroppo proprio la codardia, se non accettata da chi riconosce in essa un elemento del suo carattere, produce spesso effetti disastrosi. Sì perché un codardo cercherà di mostrarsi diverso da quello che è e si produrrà, nel corso di tale tentativo, in atti che lo sopravanzeranno e che immancabilmente gli sfuggiranno di mano, giacché difetta costui di quella forza che è propria soltanto di chi il coraggio effettivamente lo possiede. Non solo: per dimostrarsi coraggioso il pavido cercherà il confronto con chi è infinitamente più debole di lui, accanendosi, nel tentativo di misurare il suo animo sulla base della violenza prodotta, su chi non sa o non può difendersi, approdando in questo modo dalla codardia alla vigliaccheria, che è appunto la prepotenza del debole su chi per natura o circostanze, non è in grado di offendere.

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Lamento

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Corrado Conforti

Monaco, 12 gennaio 2019.
Je me souviens d'un coin de rue aujourd'hui disparu (mi ricordo di un angolo della via, oggi sparito. ndr) cantava Charles Trenet negli '50, rievocando il quartiere della sua infanzia narbonese.

Non c'è scrittore o poeta che non abbia raccontato con nostalgia gli anni passati e lo scenario di strade e piazze in cui questi sono trascorsi; ed è quasi un luogo comune letterario quello di chi,  ritornando nei luoghi mutati della sua infanzia, si sforza di rivederli come erano un tempo. Ognuno ha la sua madeleine che resuscita antiche sensazioni, e questa madeleine può essere a volte uno scorcio di strada, un vecchio edificio, un giardino pubblico.

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Dagli all’untore!

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 29 agosto 2018.
Nel XXXIV capitolo dei Promessi Sposi Renzo, alla ricerca di Lucia, rintraccia finalmente la casa in cui questa ha soggiornato. Rischia però di fare una bruttissima esperienza quando, volendo farsi sentire dalla donna che dalla finestra gli ha fornito alcune superficiali informazioni, picchia ripetutamente il battente della porta. Un'altra donna, insospettita da quel suo maneggiare quello che Manzoni chiama “il martello”, esplode allora in un grido che a Milano in quei giorni poteva costare la vita: Dagli, dagli, dagli all'untore!Il popolino riteneva infatti che il morbo pestifero fosse diffuso ad arte per mezzo di un unguento malefico che gli “untori”, agenti pagati dai nemici della Spagna cui il ducato di Milano in quegli anni apparteneva, spalmavano sui portoni degli edifici e sui banchi delle chiese.

Tale diceria causò non poche vittime, la più famosa delle quali fu il barbiere milanese Gian Giacomo Mora, reo confesso sotto tortura, il quale, una volta condannato, fu giustiziato nel modo atroce che la cosiddetta “ruota” prevedeva, vale a dire spezzandogli con una mazza le braccia e le gambe e dandogli poi il colpo di grazia dopo ore di esposizione alla folla che, come sappiamo, apprezzava non poco in quei tempi tali spettacoli.

La casa del Mora fu abbattuta e al suo posto fu elevata una colonna, la famosa Colonna Infame (abbattuta a sua volta nel 1778), alle spalle della quale una lapide ricordava il delitto e il processo.

Ovviamente l'atroce supplizio non quietò il morbo, ma placò la folla che credette di aver finalmente trovato uno dei responsabili della diffusione di una malattia che, trasmessa in realtà dalle pulci dei ratti, l'avrebbe in buona parte risparmiata, se essa fosse vissuta in migliori condizioni igieniche.

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L’incubo

Lettres italiennes

Corrado Conforti.

Monaco, 20 febbraio 2018.
Tutti voi sapete cos'è un incubo, perché non c'è nessuno, credo, che non ne abbia avuti e perché, nel caso improbabile che mi sbagli, l'incubo è uno dei fenomeni più sfruttati da sempre nel cinema. Da quando infatti i modi della rappresentazione mimica hanno avuto la possibilità di truccare le apparenze (cosa questa che era possibile solo in parte e in modo complicato e dispendioso nel teatro) la cosiddetta settima arte è ricorsa spesso all'immagine orrifica. Da quando poi il cinema, da muto che era è diventato sonoro, musica, scricchiolii e voci si sono uniti alle immagini provocando nello spettatore quella tensione che è nota con il nome di suspense, uno stato d'animo di attesa angosciosa destinato, esattamente come avviene negli incubi notturni, a interrompersi bruscamente.

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Vaccini

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 2 ottobre 2017.
Esattamente cinquant'anni fa (anno scolastico 1967-68) in questi giorni mi preparavo a frequentare il primo anno di liceo. L'istituto era lontano da casa per cui, per evitare di dover prendere due autobus (il secondo dei quali passava con scarsa frequenza) ricorrevo, come molti altri studenti, a un servizio privato di pullman. Quando salivo alla mia fermata, la prima persona che vedevo nella vettura era una ragazza della mia età che calzava uno scarponcino ortopedico. La poveretta aveva avuto la poliomielite, una malattia che proprio in quegli anni stava diventando rara, ma che evidentemente colpiva ancora. Stava diventando rara a causa dell'allora recente vaccino al quale anch'io, come i miei coetanei, qualche anno prima mi ero sottoposto.

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Buchi neri

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 15 luglio 2017.
“E qui comando io” cantava Gigliola Cinguetti negli anni '70. “A casa mia faccio quello che mi pare” sostengono in parecchi (dimenticando che la propria libertà, anche fra le quattro mura domestiche, non è infinita). “A casa mia io sono il Duce” sentii dire anni fa in tv da un energumeno ospitato in una di quelle tristi trasmissioni in cui le crisi di coppia diventavano spettacolo.

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La lupa del Campidoglio

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 7 giugno 2017.
Non sono mai stato un bambino irrequieto, eppure capitava che, se mi annoiavo (e questo capitava tutte le volte che i miei mi portavano in qualche posto in cui non volevo andare), cominciavo ad agitarmi. Mio padre, a volte divertito, ma di solito irritato, mi diceva allora “Me pari la lupa der Campidojo”. La lupa del Campidoglio la vidi poi in una domenica dei primissimi anni '60. Il ricordo, sebbene vago a causa dei decenni passati, ha tuttavia in un punto una sua nettezza. Rivedo, sulla parete tufacea della Rupe Tarpea, una povera bestia spelacchiata che si muoveva in una gabbia troppo piccola per lei. In quegli anni i sentimenti animalisti non erano diffusi, tuttavia ricordo la pena che mi fece quell'infelice animale; infelice come le altre bestie del giardino zoologico: gli orsi polari, costretti alle temperature a volte torride di Roma, e le scimmie, così simili a noi, che ripetevano sempre gli stessi movimenti, ad attestare la nevrosi sviluppata nel corso della cattività.

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Eroi

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Corrado Conforti

Monaco, 10 marzo 2017.
In un paese che non ha più niente (perché i suoi abitanti dal dopoguerra in poi hanno preso a distruggerlo, cancellando prati, insozzando fiumi e deturpando centri abitati), in un paese in queste condizioni si è tornati a parlare di eroi. L'occasione è stata la recente scossa di terremoto in Abruzzo con la slavina che ne è derivata, e che ha distrutto un intero albergo, e il conseguente intervento del soccorso alpino e dei vigili del fuoco.

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Ombra mai fu

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 25 gennaio 2017.
Da quando l'uomo ha avvertito la presenza in sé dell'animale che è stato per decine e decine di migliaia di anni, ha avuto una sola esigenza: rappresentarlo. Sono nati così i demoni che affollano il pantheon di ogni religione, tanti per quelle politeiste, uno sostanzialmente per quelle monoteiste: Satana, nome che nell'antico ebraico ha il significato di “avversario”.

Nel corso del romanticismo, ossia di quel fenomeno culturale che rivalutò i sentimenti (per tanto tempo temuti e osteggiati a causa della loro portata eversiva) fiorì nell'Europa del nord una produzione letteraria in cui quell'essere “altro” si manifestava, assumendo a volte forme orribili, come ad esempio quelle dell'uomo patchwork del Frankenstein di Mary Shelley, altre volte quelle di un “doppio” del protagonista, ossia di un fratello (vedi Il signore di Ballantrae di Robert Louis Stevenson), di un sosia (vedi William Wilson di Edgar Allan Poe), oppure di una parte della stessa persona (vedi il celeberrimo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde del già citato Stevenson). Nel 1814 lo scrittore tedesco di origini francesi Adelbert von Chamisso pubblicò un breve romanzo di grande successo Storia straordinaria di Peter Schlemihl il cui protagonista, Peter Schlemihl appunto, vende a un misterioso personaggio (che si rivela essere poi il diavolo) la sua ombra, simbolicamente cioè la parte oscura di sé, quasi un residuo della notte che sopravvive nella luce del giorno. Del fortunato romanzo di Chamisso si ricordò forse Hans Christian Andersen nel 1847 scrivendo L’ombra, una favola in cui l'ombra di un filosofo di non troppa fortuna si separa dal suo padrone, invertendo poi con esso i ruoli e condannandolo alla fine a morte in modo da liberarsi di uno scomodo testimone della sua ascesa sociale. Ancora di Chamisso deve essersi ricordato anche James Matthew Barrie che in Peter e Wendy fa perdere al suo Peter Pan l’ombra, quella che poi Wendy (chi non ha letto il romanzo ricorda forse il bellissimo cartone animato di Walt Disney) gli riattacca ai piedi con ago e filo.

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Sassi

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Trevignano romano, 18 agosto 2016
 - "Come sassi noi siamo / inerti e inamovibili”.
Così cantava alla fine degli anni '60 un cantautore di non molto successo. Che i sassi siano inerti, è fuori discussione; che siano anche inamovibili è invece palesemente falso. Ne sa qualcosa il povero Golia che un sasso tutt'altro che inamovibile ricevette in piena fronte dalla fionda di Davide.

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Volemose bene

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 13 luglio 2016.
“Volemose bene”. Così nel 1944 Filippo Andrea VI Doria Pamphili concluse il suo primo discorso da sindaco di una Roma appena liberata dagli alleati.
Quella locuzione vernacolare nella bocca di un principe rimase proverbiale e ancora oggi viene citata da chi spesso non sa nemmeno dell'esistenza di colui che la rese celebre. L'appello ai buoni sentimenti comunque non stonava in giorni in cui si cominciava a risanare le ferite lasciate da un conflitto ancora in corso e che nel nord d'Italia si era intanto trasformato in guerra civile. Il principe Pamphili poi era uomo troppo sobrio per concedere sia pure un nonnulla alla retorica, specialmente dopo che per vent'anni se n'era fatto spreco. 

Il suo esempio purtroppo non venne seguito e solo quattro anni dopo, nel corso di una campagna elettorale che fu (verbalmente) una delle più violente che si ricordi, i toni si accesero, con il conseguente ricorso al repertorio più scontato e anche più becero della tradizione melodrammatica italiana. “Madre! Salva i tuoi figli dal bolscevismo!”, recitava un manifesto di quei giorni, dal quale allo stesso tempo si stagliava una giunonica madre italica curva a proteggere i suoi due pargoli, come lei di bianco vestiti, dalle affluenti schiere comuniste.

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I parchimetri di Trevignano 

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, primo maggio 2016.
Trevignano Romano è un ridente paesino (si sarebbe detto una volta) in provincia di Roma, disteso (parla ancora la vecchia retorica) sulle sponde del lago di Bracciano. È un luogo certamente idilliaco (vedi parentesi precedente) specialmente lontano dalla stagione turistica, quando la popolazione (circa cinquemila abitanti) se proprio non raddoppia, poco ci manca.

Trevignano vive di piccolo commercio, di turismo e anche delle pensioni dell'agiata enclave romana che lì si è trasferita e che potete incontrare tutto l'anno seduta sulla terrazza del centrale bar Ermete.

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La lingua del bail in

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 24 gennaio 2016.
A Roma il crollo di una parte di un edificio sul lungotevere Flaminio ripreso dalle telecamere e “postato”, come si dice col consueto anglicismo, sul sito di La Repubblica ha avviato l'altrettanto consueto dibattito. Uno dei partecipanti al forum si è risentito perché le immagini, mostrando un armadio sventrato, ne rivelavano il contenuto: cravatte e (forse) giacche avvolte in sacchi di plastica. “Che è 'sta roba? - ha commentato - La privacy non esiste più? Hanno già subito una disgrazia, chi vuole fare il voyeur può andare sotto il palazzo, ma un video che spia dentro casa, no, proprio non si sopporta”.

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Vendemmia amara

Lettres italliennes

Corrado Conforti

Monaco, 14 ottobre 2015.
E pensare che avrei potuto correrlo anch'io quel rischio. L'avrei potuto correre, se fossi stato nel paese sbagliato. Per fortuna però ero in quello giusto.

Mi rendo conto che questo incipit può farvi venir voglia di abbandonare la pagina. Vi chiedo invece di rimanerci. Verrete a conoscenza di una storia assai istruttiva sul paese nel quale sono nato e in cui forse siete nati anche a voi. Prima però voglio parlarvi della mia esperienza.

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Filologia

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 25 luglio 2015.
L'etimologia è la scienza che studia l'origine e la storia delle parole. Il termine viene dal greco ἔτυμος étymos, "vero, reale, genuino (significato della parola)" e da λόγος lógos, "discorso".

Questa è la definizione che Wikipedia fornisce di etimologia; etimologo è poi il termine con cui dovrebbe essere indicato chi di tale disciplina si occupa, ma al quale si preferisce, nella vulgata corrente, quello di filologo. Ebbene la recente questione greca e le discussioni che questa ha generato mi hanno fatto scoprire che il nostro, oltre a essere (come ricorda la testata del Palazzo della civiltà italiana a Roma) “un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori“, lo è anche di filologi.

Mi è bastato infatti seguire alcuni talk show sui canali televisivi italiani nonché la trasmissione “Prima pagina“ su Radio 3 per scoprire che nessuno dei nostri politici (non particolarmente famosi per la loro cultura) né dei loro elettori (altrettanto poco eruditi, altrimenti non avrebbero tali rappresentanti) ignora l'etimologia della parola democrazia, che è termine greco avente il significato di  “governo del popolo”, derivando da δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere.

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Il Celeste

Lettres italliennes

Corrado Conforti

Monaco, 20 giugno 2015.
«Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, / non la tua conversion, ma quella dote / che da te prese il primo ricco patre!». Così Dante, di cui quest'anno ricorre il 750esimo anniversario della nascita, si lamenta nel XIX canto dell'Inferno di quella che è passata alla storia come la “donazione di Costantino”, vale a dire del regalo della città di Roma che il grande imperatore avrebbe fatto nel 315 a papa Silvestro I.

Il padre delle nostre lettere non poteva saperlo, ma quel documento, come dimostrò poi in modo inequivocabile Lorenzo Valla nel 1440, era un falso risalente forse ai giorni in cui Carlo Magno venne incoronato a Roma imperatore dei Romani. A incoronarlo fu Leone III un astuto romano di modeste origini che, ponendo in capo al re dei Franchi la corona imperiale, sottoponeva di fatto il potere imperiale a quello papale. Si racconta infatti che Carlo, comprendendone la portata  politica, non fosse affatto contento della trovata di Leone.

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Dillo in italiano

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 22 aprile 2015.
Nel secondo capitolo dei Promessi Sposi il bravo ma impulsivo Renzo contrappone a quel pusillanime di don Abbondio (il quale cerca di confonderlo elencando in latino quelli che secondo lui sono gli “impedimenti dirimenti” al matrimonio del giovane), una frase che è diventata famosa: “Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?” 

Il parroco, diventato simbolo di codardia, e di una codardia tutta italica, visto che è tipica di un popolo che prima si è inchinato ai prepotenti stranieri e poi a quelli nostrani, il mediocre curato dicevo cerca di confondere il promesso sposo ricorrendo a una lingua che il poveretto non capisce, ma al cui uso strumentale reagisce con irruenza. Il trucco del resto gli era noto, come era noto a tutti coloro che in quegli anni (quelli in cui si svolgono i fatti) dovevano sorbirsi in latino la stessa parola di Dio ripetuta durante le messe; e guai se provavano a leggersela da soli in una qualche traduzione della bibbia in italiano messa all’indice. Si pensi che la prima traduzione accettata da Santa Romana Chiesa è quella del 1780, appena nove anni prima cioè della Rivoluzione francese, curata dall’arcivescovo di Firenze Antonio Martini. 

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Lo skateboard

Lettres Italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 13 dicembre 2014.
Peccato che quando leggerete queste mie righe il Natale sarà passato. Comparissero invece al momento in cui scrivo, sono certo che potrebbero fornirvi una buona idea. Perché non si sa mai cosa regalare a Natale.

Con i bambini è facile: un giocattolo ed eccoli contenti. Anche con gli adolescenti il problema si risolve facilmente: se non si trova quell'oggetto o quel capo di abbigliamento che si pensa possa piacergli, gli si può sempre allungare qualche banconota, in modo che scelgano da soli quello che preferiscono. Tutto sommato anche gli adulti non creano troppe difficoltà. Caratteristica del regalo di Natale è infatti la sua assoluta inutilità. Importante è poter aprire un pacchetto sotto l'albero, fingere riconoscenza e ringraziare il donatore. Che poi quel profumo o quella cravatta o chissà che altro finisca in fondo a un cassetto o che venga riciclato alla Befana, non ha nessuna importanza.

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Dai diamanti non nasce niente?

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 29 settembre 2014
Amédée ou Comment s'en débarrasser,
così si intitola una commedia di Eugène Ionesco scritta giusto sessant’anni fa e andata in scena lo stesso anno al Théâtre de Babylone di Parigi.

La pièce, surreale come tutte quelle del drammaturgo franco-rumeno, racconta gli sforzi di una coppia per liberarsi di un cadavere il quale, aumentando continuamente di volume, invade gradualmente il loro appartamento. Comment s’en débarasser? Come sbarazzarsene?

I significati reconditi della commedia li lasciamo volentieri ai critici e ai lettori del celebre autore; quello che qui ci interessa è invece la trovata teatrale, l’immagine allegorica, vale a dire il cadavere ingombrante di cui occorre liberarsi.

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Il coraggio di Don Abbondio

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 5 agosto 2014
“Il coraggio, uno non se lo può dare” balbetta don Abbondio nel 25° capitolo dei Promessi Sposi al cardinale Federigo Borromeo che lo incalza con i suoi rimproveri per non avere il parroco celebrato le nozze di Renzo e Lucia ed essersi fatto intimidire dai bravi inviatigli da don Rodrigo.

La frase è diventata celebre al pari del personaggio, il quale è assurto a simbolo di quella mediocrità capace di banalizzare anche una missione (quale dovrebbe essere il sacerdozio) vedendone solo gli aspetto rassicuranti: la canonica, i pasti assicurati, l'intangibilità della propria persona. Quando quest'ultima sembra essere minacciata, il parroco dimentica i suoi doveri e china il capo alla prepotenza di un signorotto locale, pronunciando l'altra frase che al pari della prima ne evidenzia il temperamento codardo: “Disposto... disposto sempre all'obbedienza”.

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I marziani tra noi

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 19 maggio 2014.
Come, suppongo, la maggior parte di chi mi legge, neanche io ho mai creduto ai marziani; eppure da qualche tempo non ho più la stessa convinzione. Non perché li abbia visti atterrare da qualche nave spaziale o perché li abbia visti volare, ma perché mi capita sempre più spesso di leggerli. E sono anche sicuro di averne incontrato qualcuno.

Se poi incrociandone uno non ho fatto un passo indietro, è perché il loro aspetto non si differenzia affatto dal nostro. Né si differenziano le loro attività. Come noi lavorano, come noi guidano una vettura, come noi fanno la spesa. Diversamente da noi o comunque più di noi (e perfino più di me che mi abbandono spesso a questo vizio) i marziani scrivono. E provenendo da altri spazi e dunque, secondo la lezione di Einstein da altri tempi, annunciano anche una nuova era, che (e qui non sono originalissimi) sarà quella dell'oro.

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Perché oggi il sole non splende su San Pietro

Alessandro Gambaro

Roma, 27 aprile 2014.
Il Padreterno, che poi è l'azionista di riferimento del Vaticano, non è soddisfatto degli scatti di carriera ingiustificati che hanno gratificato la carriera di Papa Wojtyla e Papa Roncalli. Basti pensare che Papa Giovanni XXIII non ha fatto nemmeno il secondo miracolo, che pure è obbligatorio per qualunque passaggio di categoria. Invece Giovanni Paolo II ne ha fatti due (che è il minimo previsto) e sarebbe tutto regolare, se non fosse per il troppo poco tempo trascorso dal suo decesso.

La burocrazia celeste non è mica una roba da ridere! Intanto chiariamo che ci sono due livelli di santità: il primo si chiama "Beatificazione" e in pratica è una santità locale (vale solo per il paese dove uno è nato e per quello - se è diverso - dove ha vissuto), poi invece, al secondo livello, che si chiama "Canonizzazione", uno può essere considerato Santo da tutto il mondo, non solo da parenti e amici. Fino a qualche anno fa, al processo di Beatificazione e/o di Canonizzazione assisteva anche un "Avvocato del diavolo" (ora, con lo sviluppo dell'informatizzazione delle strutture giuridiche, questa posizione è stata abolita, e ci si affida alle community della "rete" di facebook, un pò come fa Grillo, per capirci).

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Sgarbato di professione

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 27 marzo 2014.
Avevo sei o sette anni quando, in una piazza poco lontano dalla casa dove allora abitavo, assistetti a una scenata fra due donne. Capii poco e vidi ancora di meno, dal momento che la folla, che presto si assembrò attorno alle due litiganti, mi tolse ogni visuale. Seppi dopo quello che era successo, quando mia madre, che mi teneva per mano, rientrando a casa raccontò il fatto a mia nonna. Litigavano le due a causa di un uomo. La moglie aveva aggredito l'amante e, così raccontava mia madre, le aveva gridato “Tu devi lasciare in pace mio marito!”. Al che l'altra aveva replicato “Sei tu che devi lasciarlo. Non sei degna di lui!”. Io in strada avevo percepito solo delle grida confuse; ricordo però perfettamente che un signore, allontanandosi, quando l'assembramento si sciolse, scuotendo la testa commentò in romanesco “Ma 'ste due nun se vergognano pe' gnente?”.

Erano altri tempi. Il boom economico era appena iniziato, ma i comportamenti e i valori erano ancora quelli dell'Italia borghese e piccolo borghese, quella per la quale il decoro e la sobrietà erano limiti che non dovevano mai essere superati. Un'italietta ipocrita e mortificante, intendiamoci e che certo non avrei rimpianto quando, negli anni '70, iniziai a vederla vacillare. Del resto come se ne poteva avere nostalgia? Era l'Italia del delitto d'onore e del reato di adulterio, quello per il quale Giulia Occhini, amante di Fausto Coppi, dovette scontare nel 1954 un mese di carcere. Era l'Italia che l'anno prima con ben 82 tagli aveva censurato un innocente film di Mario Monicelli “Totò e Carolina”, solo perché il grande De Curtis interpretava la parte di un celerino. Era il paese in cui nel 1965 la coraggiosa Franca Viola veniva additata come “svergognata” perché aveva rifiutato di sposare il suo violentatore. Era la nazione nella quale l'anno seguente alcuni studenti del liceo Parini di Milano vennero processati (e per fortuna poi assolti), perché sul loro giornale “La zanzara” avevano pubblicato un'inchiesta interna all'istituto avente come oggetto la sessualità dei giovani.

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