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Categoria: lettres italiennes
Pubblicato Lunedì, 14 Gennaio 2013 18:07

Fratelli GrimmIl nostro Rumpelstilzchen

Lettres Italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 14 gennaio 2013.
Anni fa in un articolo apparso su La Repubblica lessi che da qualche parte in Germania qualcuno aveva scoperto le radici storiche della celebre favola di Hänsel e Gretel.

 

I fatti erano questi: in non so quale anno del 17° secolo due fratelli, Hans e Greta, vivevano vendendo dolci. Un certo giorno iniziò a far loro concorrenza una ragazza i cui biscotti, migliori di quelli dei due fratelli, incontravano maggior favore. Pur di entrare in possesso della ricetta, Hans si propose addirittura di sposarla, ma la ragazza rifiutò. Lui allora, insieme alla sorella, la sequestrò; quindi, dopo averla portata in una capanna al limite del bosco, la uccise. I due fratelli cercarono poi liberarsi del cadavere bollendolo in un pentolone. Scoperti ed arrestati, raccontarono al giudice di aver dovuto uccidere la donna, essendosi questa rivelata una strega. Il giudice li fece giustiziare. Il popolino invece gli credette, e il fattaccio divenne lentamente una favola in cui gli aguzzini si trasformarono in vittime e in cui il motivo della discordia, i dolci, divenne il materiale della casetta nel bosco.

A partire da quella lettura mi sono chiesto spesso quali siano le radici storiche di una favola che da bambino amavo molto, quella di Rumpelstilzchen, che nella traduzione italiana è nota con il nome di Tremotino.

Brevemente la trama.

La figlia di un mugnaio, a causa di una vanteria del padre che le attribuisce la capacità di filare la paglia trasformandola in oro, viene rinchiusa dal re del paese in una stanza piena di fieno sul quale, pena la morte, dovrà applicare il suo straordinario talento. Mentre la ragazza si dispera, le compare un nano che promette di aiutarla in cambio del suo anello. Data l’avidità del re, la poveretta viene rinchiusa ancora per due notti, e ancora le compare il nano. La fanciulla ne ottiene l’aiuto, la seconda volta con la sua collana e la terza, non possedendo lei più niente, con la promessa di dargli il primo figlio che partorirà. La giovane sposa poi il re e rimane incinta; ed ecco che, una volta partorito un maschietto, le compare di nuovo il nano, pretendendo il mantenimento della promessa. Di fronte alla disperazione della madre, l’ometto le dice che è disposto a rinunciare al suo diritto, ma solo se lei indovinerà il suo nome, dandole tre giorni di tempo per scoprirlo. E qui interviene il caso per mezzo di uno dei messi della ragazza che, mandato in giro per il regno a raccogliere tutti i nomi possibili, scorge una notte il nano danzare intorno al fuoco ripetendo il suo nome: Rumpelstilzchen. Quando la giovane lo pronuncia, l’ometto impazzisce per la rabbia e si dilania da solo.

Ora io mi chiedo: quali possono essere i fatti che hanno generato la favola? I fatti storici, intendo, perché di spiegazioni simboliche, leggendo qua e là, ne ho trovate a iosa. È esistito un uomo di bassa statura che s’è comprato i favori di una o forse più ragazze? Favori sessuali, è chiaro, perché l’anello è un simbolo di quasi ovvia lettura. Un uomo ricco inoltre, perché nella favola è lui a trasformare la paglia in oro. E non va sottovalutato inoltre l’elemento dal quale ricava il prezioso metallo: la paglia, che può essere un simbolo della leggerezza e quindi dell’inconsistenza di quello che gli ha permesso di diventare ricco. L’uomo era dunque un imbroglione, un ciarlatano forse, un venditore di parole. E a cosa può riferirsi il desiderio di possedere il bambino? Qui il significato è, a mio avviso, puramente simbolico. Il bambino rappresenta la giovinezza che il nano non possiede più e che va cercando insidiando ragazze alle quali fa balenare la possibilità di un brillante avvenire (la figlia del mugnaio diventa regina) in cambio di una concessione dei loro favori sessuali. La rabbia finale poi, dovuta alla pronuncia del suo nome, potrebbe essere quella causata da un verdetto di condanna, ossia da una sentenza che definisce il nano per quello che è: un criminale.

Dunque all’origine di questa bella favola potrebbe esserci un imbroglione ricchissimo e di ridicola statura, il quale, non riuscendo ad accettare la vecchiaia, si illude di conservarsi giovane comprando i favori sessuali di ragazze infinitamente più giovani di lui; insomma: un vecchio bizzoso, ricco, porcaccione e criminale.

Ma a questo punto mi viene un dubbio. Vuoi vedere che il primo che ha raccontato questa favola tanti anni fa, invece di rielaborare un fatto trascorso ha avuto una premonizione, magari prolungando il suo sguardo visionario nel paese dove fioriscono i limoni?

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