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Filologia

Lettres italiennes

Corrado Conforti

Monaco, 25 luglio 2015.
L'etimologia è la scienza che studia l'origine e la storia delle parole. Il termine viene dal greco ἔτυμος étymos, "vero, reale, genuino (significato della parola)" e da λόγος lógos, "discorso".

Questa è la definizione che Wikipedia fornisce di etimologia; etimologo è poi il termine con cui dovrebbe essere indicato chi di tale disciplina si occupa, ma al quale si preferisce, nella vulgata corrente, quello di filologo. Ebbene la recente questione greca e le discussioni che questa ha generato mi hanno fatto scoprire che il nostro, oltre a essere (come ricorda la testata del Palazzo della civiltà italiana a Roma) “un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori“, lo è anche di filologi.

Mi è bastato infatti seguire alcuni talk show sui canali televisivi italiani nonché la trasmissione “Prima pagina“ su Radio 3 per scoprire che nessuno dei nostri politici (non particolarmente famosi per la loro cultura) né dei loro elettori (altrettanto poco eruditi, altrimenti non avrebbero tali rappresentanti) ignora l'etimologia della parola democrazia, che è termine greco avente il significato di  “governo del popolo”, derivando da δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere.

Fin qui la semplice etimologia. Ma i nostri filologi non si limitano a registrare l'origine del termine. Appartenendo a un popolo così creativo (non si può essere tante cose – vedi sopra – senza un'abbondante dose di creatività) ne fanno derivare che nella querelle greca la ragione deve essere dalla parte della Grecia e il torto da quella della Germania. La quale ultima è del resto la patria di “gente – avrebbe detto Mussolini – che ignorava la scrittura con la quale tramandare i documenti della propria vita, in un tempo in cui“, aggiungo io, l'Ellade aveva Pericle, Alessandro e Sofocle.

Ma ai nostri filologi questa semplice constatazione non basta e, per dimostrare la competenza acquisita nel campo della loro disciplina e reduci forse da un corso accelerato di tedesco, ecco che ci propongono la sospetta sinonimia, nella lingua di Goethe, dei termini “debito“ e “colpa“, entrambi traducibili con il sostantivo “Schuld“. Ne consegue, sempre secondo i nostri linguisti, che per i tedeschi un debito è sempre anche una colpa e che questa forma mentis, registrata dalla lingua, non può che renderli intransigenti (leggi: spietati) verso un paese che, al pari del nostro, possiede invece due termini e quindi due concetti differenti.

Ci sarebbe da ridere se tanta ignoranza, camuffata da erudizione, non producesse invece malinconia. E basterebbe, a smontare l'ultimo argomento, raccontare quanta gente in Germania, senza il minimo scrupolo né rimorso, si indebita fino al collo per permettersi un tenore di vita al di sopra delle sue possibilità. Ma è bene ribattere agli argomenti, sia pure speciosi, con altri argomenti. Varrà dunque la pena di spendere qualche parola per dimostrare il nulla su cui si basano certe affermazioni.

Volendo prescindere dal termine democrazia che significa in realtà non “governo”, ma “potere” (e dunque magari anche arbitrio) del popolo (altrimenti si sarebbe chiamata „demoarchia), va ricordato che tale forma di gestione della cosa pubblica, oltre ad essere limitata alla sola Atene, riguardava esclusivamente una parte minima della popolazione maschile, essendo il suffragio universale in Europa un'invenzione del XX secolo e non del VI avanti Cristo. Va aggiunto poi che tale esperimento non ebbe lunga vita. La Grecia riscoprì la democrazia solo con il '900 e, anche in questo caso, per breve tempo. Intanto però un'altra lingua, la nostra, aveva prodotto due termini per niente lusinghieri nei confronti dei nostri vicini greci: “bizantinismo” e “levantino”.

Ma ancora più stolta risulta questa filologia d'accatto riguardo al termine tedesco “Schuld” il quale, peraltro, non è certo stato coniato ai tempi della repubblica di Weimar, quando l'inflazione cresceva seguendo il movimento delle lancette dell'orologio. Basta una breve riflessione per capire che chi commette una colpa verso qualcuno è, secondo una cultura di giustizia, in debito di risarcimento nei confronti di colui che ha offeso. È lì che nasce la sinonimia dei due termini, ed è una sinonimia, mi pare, tutt'altro che riprovevole.

Ma a tutto ci si attacca in Italia quando si guarda perfino a una tragedia come quella greca non con la dovuta distanza, ma con un'adesione che è la stessa del tifo calcistico, quella cioè secondo la quale la propria parte è sempre la migliore. Soccorre un termine (latino questa volta) a definire un simile atteggiamento, ed è quello che si è formato dall'incontro del prefisso privativo in (senza) con il sostantivo baculum (bastone). Dunque “senza bastone”, vale a dire “senza appoggio” e quindi debole, fiacco, malfermo. Inbaculum in latino. “Imbecille” in italiano.

 

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