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GLI ARTIFICIERI DI KARLSRUHE

Due settimane fa una bomba ha tenuto col fiato sospeso i cittadini di Monaco. Gli artificieri non sono riusciti a disinnescarla e hanno dovuto farla esplodere causando danni, anche notevoli, fortunatamente non alle persone. Il 12 settembre 2012, la corte costituzionale tedesca ha disinnescato un altro tipo di bomba, una sorta di mina vagante che per tutta l’estate ha tenuto col fiato sospeso milioni di cittadini, e non solo in Germania. Il massimo organo giuridico tedesco ha dato il via libera all’ESM (European Stability Mechanism) dichiarando che esso non collide contro la costituzione tedesca.

L’ESM, meglio noto come fondo salva-stati, è nato dall’esigenza di contrastare la crisi dei debiti sovrani dei Paesi europei. La sua entrata in funzione, prevista per luglio 2012, era stata sospesa in attesa che la corte costituzionale tedesca si pronunciasse in merito all’istanza di costituzionalità sollevata da alcuni deputati e da oltre 37.000 cittadini. Siccome l’ESM è un meccanismo i cui effetti riguardano l’intera Unione Europea, se gli otto giudici di Karlsruhe ne avessero dichiarato l’incostituzionalità, la loro decisione avrebbe avuto ricadute notevoli anche aldilà dei confini nazionali, aggravando la crisi economica ma soprattutto minando alla base - è proprio il caso di dirlo - il disegno e il processo di integrazione europea. Lo “sminamento” di Karlsruhe è sicuramente un fatto positivo, tuttavia esso è la conferma che la vera crisi è politica e si manifesta nella perdita del primato della politica a favore di chi detiene il potere giurisdizionale, economico o, peggio ancora, finanziario.

L’Europa è malata e ha bisogno urgente di una cura “ricostituente”. Una cura cioè che le dia una nuova fisionomia politica, certa, largamente condivisa, e che sia riflessa in una carta costituzionale a fronte della quale - questo sì - confrontare poi la compatibilità o meno di norme, meccanismi e misure che riguardino l’intera popolazione europea e non solo una parte di essa. Che piaccia o no ai detrattori dell’idea europeista, non c’è altra alternativa all’Europa diversa dall’Europa stessa. Fino ad oggi il processo è stato complesso e tormentato e ha partorito una architettura istituzionale inadeguata a gestire la complessità dei problemi. Un nuovo ciclo di riforme radicali che corregga gli errori del passato è estremamente necessario e non più dilazionabile. Esso implica una nuova definizione di sovranità, democrazia e politica a livello nazionale e continentale. La posta in gioco è alta ed è la stessa sopravvivenza dell’Europa.


Monaco, 14 settembre 2012
Pasquale Episcopo
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