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Cercavo Buba

Dal Gambia a Vigata una piccola-grande storia contro l’indifferenza

Alessandro Eugeni  

Porto Empedocle, 9 luglio 2018.
Poco distante dalla Torre di Carlo V, in Via Francesco Crispi all’altezza del civico 44 di Porto Empedocle, proprio davanti al negozio-emporio della famiglia Di Stefano, mi viene incontro un ragazzo africano, lo saluto e gli chiedo diretto: “Scusa, di dove sei?”. “Del Gambia”, non esita a rispondere. “Ma allora sei tu quello che acchiappa i ladri?”. “Sì, sono io”. Lo cercavo. L’ho trovato.

Cercavo l’eroe del giorno: avevo appena letto sul Giornale di Sicilia di mercoledì 27 giugno  l’articolo di Concetta Rizzo “Tre giovani rapinatori bloccati da un immigrato” e decido di andare in fondo alla questione, dato che nessun giornale nazionale ne riportava la notizia. È per questo che mi trovavo in via Crispi, alla ricerca della tabaccheria dove è avvenuto il fatto. Ed è lì che incontro Buba.

Sono circa le dodici, ci accordiamo per vederci alle quattro del pomeriggio presso il bar Fora paesi. L’emporio vende di tutto: abbigliamento balneare, sportivo, ombrelloni, sedie sdraio, prodotti di profumeria, vini, liquori e grappe. Vendono persino le bandiere. Sorprendo Buba quando gli chiedo di mettersi in posa vicino alla bandiera dell’Unione Europea ma prima di immortalarlo finisco di costruire l’immagine: prendo la bandiera italiana e quella inglese della Brexit e le colloco alla sua sinistra. Mi sorride divertito: alto e snello, lineamenti fieri e gentili, le mani unite con i pollici a contatto, quasi in preghiera, la maglietta azzurra con il logo dell’Osteria La Lampara. 

Alle sedici in punto ci vediamo al bar. Buba Susso nasce a Base il 17 agosto 1994, leggo sulla sua carta d’identità abbastanza sgualcita, rilasciata dal Comune di Porto Empedocle il 19 febbraio 2015, che mi mostra perché non riuscivo a capire il suo nome. Il giovane, orfano di padre, lascia la madre e nel 2013 scappa dalla dittatura del Gambia, il Paese più piccolo dell’Africa, enclave del Senegal. Il viaggio si sa non è dei più comodi. Tappe africane: Senegal, Mali, Burkina-Faso, Nigeria e, infine, la terribile Libia. Riesce ad arrivare a Trapani dove rimane un mese, viene quindi portato a Castellammare del Golfo in una comunità, la comunità viene chiusa e viene trasferito a Porto Empedocle dove da un anno lavora come lavapiatti nella Osteria La Lampara. 

È pieno di buona volontà. Appassionato di calcio, il suo sogno è quello di diventare calciatore professionista in Italia. Il calcio non ha frontiere, unisce, è uno sport di assieme. Buba diventa allenatore in seconda degli allievi. Con il suo amico Donato, venti anni, figlio di Fortunato, centrocampista della squadra Ponte di Ferro, inizierà a ottobre il campionato di prima categoria e giocherà all’ala destra, in attacco, con quella sua velocità, quella stessa che gli ha permesso di “acchiappare” i giovani rapinatori.

Saluto Buba e mi reco presso la vicina rivendita di tabacchi di Yvonne Pariniello, che mi mostra il video della rapina ripreso dalle telecamere a circuito chiuso. Con coraggio la signora Pariniello riesce a strappare il passamontagna a uno dei baby-rapinatori, rincorre il meschino in fuga e come una giocatrice di rugby riesce a bloccarlo e a togliergli una scarpa. Si vede anche una cliente terrorizzata che scappa via. A questo punto, allarmato dalle grida della Yvonne, entra in scena Buba che si trovava nei pressi. Con le sue doti atletiche riesce a disarmare il ladruncolo (non sapendo che l’arma era una pistola-giocattolo) e a recuperare il registratore di cassa.

I piccoli balordi empedoclini, erano in tre incluso il palo, vengono arrestati nella stessa giornata dai poliziotti della squadra mobile di Agrigento, dagli agenti del commissariato “Frontiera” di Porto Empedocle e da quelli della sezione “Volanti” della stessa città dei Templi, l’antica Girgenti. I giovani, tra i quindici e i diciassette anni, incensurati, vengono portati al carcere minorile “Malaspina”, restando a disposizione del p.m. Paola Caltabellotta.

Qualche giorno dopo raggiungo di nuovo la tabaccheria. Avevo un’ultima domanda da fare alla coraggiosa Yvonne, volevo sapere se avesse offerto un premio in denaro a Buba. Mi risponde di avergli regalato indumenti sportivi affermando che non è corretto dare una ricompensa pecuniaria. Ma si dice in giro che la Yvonne appartenga a famiglia ricca e benestante.

La sindaca di Porto Empedocle, Ida Carmina del Movimento 5 Stelle, insediatasi da due anni precisi, mi assicura che tra poco Buba sarà premiato con una targa per il suo atto di coraggio. Intanto il Questore di Agrigento, Maurizio Auriemma, convocando Buba presso gli Uffici della Questura per un ringraziamento ufficiale, ha già prolungato di due anni il suo permesso di soggiorno.

L’Italia chiude i porti, Porto Empedocle accoglie. “C’è un posto in Sicilia che io amo particolarmente perché ci sono nato e perché ha ispirato molti dei miei libri. Questo posto di mare davvero straordinario per via della sua storia e della sua cultura e che considero un po’ la mia Vigata si chiama Porto Empedocle”. Le parole di Andrea Camilleri risaltano sulle maioliche applicate sulla parete di via del Molo della scuola Pirandello, frequentata dall’illustre scrittore. E quel suo riferimento alla cultura empedoclina include certamente un insieme di valori votati all’accoglienza e all’ospitalità. Buba da ottobre inizierà il suo primo campionato giocando all’attacco. Gli passerà il pallone il suo amico Donato. Ma il caro Buba ha già vinto il suo “campionato”. Auguri Buba!

 

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