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Foggia, gloriosa sede regale imperiale


I resti del palazzo di Federico II a Foggia testimoniano un grande passato

Pasquale Episcopo

Monaco, 21 ottobre 2017.
Tutti i pugliesi e quasi tutti gli italiani conoscono Castel del Monte, fatto costruire dall'imperatore Federico II di Svevia. Pochi sanno che Federico in quel suo castello bellissimo ed enigmatico non ci mise mai piede. Pochissimi sanno che in Puglia la città in cui Federico soggiornò più a lungo fu Foggia. Avrebbe potuto scegliere Bari, Brindisi, Taranto oppure, sul mar Tirreno, Napoli, Salerno o Capua. E invece scelse la piccolissima, insignificante Foggia. Perché lo fece? 

La risposta, al di là delle motivazioni che molti storici hanno ricercato, è molto più semplice di quanto si pensi: l'imperatore voleva una città tutta sua. A Foggia Federico arrivò nel febbraio del 1221, pochi mesi dopo l’incoronazione a imperatore, e se ne innamorò. Si innamorò della cittadina e di tutta l’area circostante. A lui è attribuita la frase “se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui”. Situata al centro di una vasta pianura, circondata da boschi, laghi, colline e monti, non lontana dal mare, geograficamente in posizione centrale rispetto ai territori dell’Impero. Foggia era la sede ideale dove stabilirsi. 

Nella piccola e giovane Foggia l’imperatore sapeva di trovare una città libera dall'influsso di precedenti dinastie e meno assoggettata all'autorità papale di altre località del Sud Italia. Nel 1223 diede ordine di costruire il magnifico palazzo che divenne la sua residenza e in cui si stabilì, sia pur con frequenti assenze, fino al 1250, anno della sua morte. Secondo le testimonianze dei cronisti del tempo, il palazzo copriva una notevole superficie ed era idoneo ad accogliere la sua nutrita corte internazionale. Doveva essere straordinariamente bello e, soprattutto, adeguato alla funzione della città, scelta da Federico perché diventasse “gloriosa regale sede imperiale”. Questo si legge in un'epigrafe, oggi murata sulla parete laterale del museo civico di Foggia, voluta proprio dall’imperatore. Insieme ad essa è stato murato anche l'archivolto, finemente scolpito a foglie d'acanto e sorretto da due aquile, che rappresentava l'ingresso del palazzo. 

Archivolto ed epigrafe sono tutto ciò che è rimasto. Saccheggi, distruzioni, terremoti e guerre hanno causato, a poco a poco ma inesorabilmente, la scomparsa del palazzo imperiale. Con essa un pezzo fondamentale dell'identità della città è andato smarrito. Le prime distruzioni avvennero già nel XIII secolo ad opera degli angioini succeduti con la forza agli svevi. Iniziò così il castigo della “damnatio memoriae”, cancellazione della memoria attraverso l’eliminazione delle sue tracce e anche dell’ingiusto destino che avrebbe privato l'odierna Foggia dell'orgoglio di essere stata, ottocento anni fa, capitale del mondo. L’eliminazione delle tracce del palazzo continuò a causa di altri malaugurati eventi tra cui ben quattro terremoti il più grave dei quali, nel 1731, provocò migliaia di morti distruggendo ciò che gli uomini avevano risparmiato.

Soltanto pochi anni prima lo storiografo napoletano Giovanni Battista Pacichelli vedendo i ruderi ne aveva descritto le bellezze: Memoria singolare altresì son le reliquie del Palazzo sontuoso di Federigo II, Cesare, ricco di marmi, e già di Statue e colonne, i suoi Leoni sopiti di marmo, sicome le colonne di Verde antico e altri ruderi di pregio. ... Cosi appariscono in più luoghi portioni delle sue mura, rimaste dopo le più barbare prede, per segno dell’antica grandezza e imperiale munificenza ... (G. Pacichelli, “Il Regno di Napoli in prospettiva”, Napoli, 1703). In tempi più recenti, nell'estate del 1943, l'infausto destino ha colpito nuovamente l'intera città devastandola con i terribili bombardamenti aerei degli alleati. Questi hanno definitivamente cancellato, eccezion fatta per l'archivolto e l'epigrafe, le poche vestigia imperiali ancora rimaste. 

Ironia della sorte, gli stessi motivi che più di sette secoli prima avevano portato il grande imperatore svevo a scegliere Foggia e a stabilirvisi, hanno poi portato gli alleati a impadronirsene per fare del Tavoliere il più grande complesso di aeroporti e campi di volo dell'Italia durante la seconda Guerra mondiale (ce ne erano circa venti). Di lì gli alleati avrebbero bombardato le città italiane presidio dei tedeschi e la stessa Germania meridionale. Anche la Baviera e parte della stessa Svevia, luogo di provenienza degli Hohenstaufer, la famiglia di Federico, furono bombardate da Foggia. 

Molti storici concordano nell’affermare che Federico II di Svevia è stato il più grande imperatore del medioevo. Con lui l'impero raggiunse il suo apogeo con territori che andavano dal Nord Europa a Gerusalemme, conquistata con la VI crociata e senza spargimento di sangue. Era una persona di qualità eccelse, tanto da passare alla storia come “Stupor Mundi”. Erudito e amante delle arti, parlava sei lingue. Le diverse ribellioni in Sicilia, nel Nord Italia ed anche in Germania, nonché gli aspri conflitti con i papi, lo costrinsero a frequenti spostamenti fuori dalla sua amata Puglia. Nonostante ciò, una notevole parte della sua azione di governo venne fatta a Foggia e in Capitanata. 

Il gran numero di documenti emessi a Foggia dimostra che l’imperatore fu molto presente in città (35 presenze documentate) dove oltre al palazzo fece realizzare anche una sua cappella palatina, la cripta dell'attuale cattedrale. Recenti studi hanno infatti dimostrato che diversi elementi della cattedrale (oltre alla cripta, lo straordinario cornicione brulicante di figure allegoriche e il cosiddetto portale di San Martino sul fianco nord della chiesa) sono coevi e riconducibili alle stesse maestranze che realizzarono il palazzo imperiale. Ciò vuol dire semplicemente una cosa: Federico volle fare di Foggia non solo la capitale politica dell'Impero, ma anche una città d'arte. Una città che oggi si dibatte in preda a tendenze diverse, tra chi ne vuole fare terra di illegalità e chi cerca con orgoglio di riscoprirne il passato per farne punto di partenza di riscatto sociale e culturale. Foggia e la Capitanata sono infatti ricchi di siti archeologici che dimostrano l'importanza che ha avuto quest'area fin dal VII secolo a.C.

Da Foggia recentemente è partita la singolare iniziativa di inviare una petizione all'artista Edoardo Tresoldi per chiedergli di realizzare una "ricostruzione artistica" del palazzo di Federico così come ha fatto con una basilica paleocristiana a Siponto vicino Manfredonia, in provincia di Foggia. Per questa realizzazione il giovane artista ha ricevuto diversi premi tra cui il prestigioso premio Francovich, istituito dalla Società degli Archeologi Medievisti Italiani alla memoria del professor Riccardo Francovich, storico e archeologo di fama internazionale.

La petizione ha già raccolto più di 1500 firme e, soprattutto, ha innescato in rete un acceso dibattito sull'importanza della cultura e su cosa bisognerebbe fare per ridare slancio a un'area oggi purtroppo depressa. Con questo articolo invitiamo a leggerla e a sottoscriverla. Questo il suo link: 

http://chn.ge/2vf28IN

 

 

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