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Il neorealismo italiano sul grande schermo

L’imperdibile rassegna cinematografica al Filmmuseum fino al 30 giugno

Paola Gambaro

Monaco, 14 maggio 2012alt
Per tutti gli appassionati del cinema italiano, il Filmmuseum organizza in queste settimane  una rassegna unica sul movimento neorealista in cui vengono presentati capolavori classici come “Roma città aperta”, “Sciuscià” “Riso amaro” “Ladri di biciclette” e tanti altri.

Da dove nasce il realismo di queste opere? In parte dal contrasto con molti dei film che li avevano preceduti: il cinema italiano era rinomato in tutta Europa per le sue meravigliose scenografie in studio, ma gli studi statali di Cinecittà avevano subito pesanti danni durante la guerra e non erano più in grado di ospitare grandi produzioni. I cineasti si spostarono allora nelle strade e nelle campagne. Le troupe giravano in esterni e registravano il dialogo in seguito, grazie alle nuove tecniche di sincronizzazione.

Dall'esame critico della storia e la celebrazione dell'eroismo partigiano, si passò poi ad affrontare i problemi sociali contemporanei, come la divisione della società in fazioni contrapposte, l'inflazione e la crescente disoccupazione.

Gran parte dei film neorealisti non ebbero vita facile. Il ritratto di un Paese desolato e colpito dalla povertà contrastava con l'intenzione dei politici di dimostrare che l'Italia era sulla via della democrazia e della prosperità. La stessa chiesa cattolica condannò molti film per il loro anticlericalismo e per il modo in cui descrivevano la vita e le abitudini sessuali della classe operaia.

La sinistra, a sua volta, ne attaccava il pessimismo e la mancanza di un'esplicita dichiarazione di fede politica.
Poche opere neorealiste divennero veramente popolari presso il pubblico. Gli spettatori si lasciavano infatti attrarre più volentieri dai numerosissimi film americani in circolazione.

L'emanazione della “legge Andreotti” del 1949, stabilì una regolamentazione dell'importazione dei film americani, frenando allo stesso tempo gli imbarazzanti eccessi del neorealismo mediante il controllo, esercitato da un'apposita commissione statale, sulle sceneggiature e la conseguente elargizione dei contributi alla produzione. La legge Andreotti aveva insomma creato una sorta di censura preventiva, cui seguì l'abbandono dello stile neorealista più puro proprio del periodo tra il 1944 e il 1948.

Per informazioni sulla programmazione: www.filmmuseum-muenchen.de

Programma ufficiale in pdf

 

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