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Tolleranza rosa

Notti romane a Gärtnerplatz

Wenn Italiener durch einen Münchner Stadtteil wie dem Glockenbachviertel spazieren, passiert es manchmal, dass sie Ecken entdecken, die ihnen aus der eigenen Heimat bekannt vorkommen. Dann finden sie Parallelen etwa beim architektonischen Stil. Beim Lebensstil jedoch endet bei vielen Italienern das heimelige Gefühl. Denn viele der Südländer beweisen wenig Toleranz, etwa in Sachen Homosexualität, auf die man im Glockenbach privat und in vielen Lokalen trifft. Die Bewohner des Viertels hingegen leben ihren Alltag in der Regel in harmonischem Miteinander und mit Respekt vor anderen Lebensweisen als der eigenen.

Concetta Martuccio

Monaco 11 luglio 2011
Il primo quartiere di Monaco di Baviera che ho conosciuto è stato quello di Glockenbach, che lambisce il fiume Isar ed è a due passi dal centro cittadino. La zona aveva un’aria popolare e semplice con i suoi negozi di seconda mano, le vetrine dei rigattieri e i cortili ancora usati da vetrai e falegnami. Certo in alcune strade si intravedeva una vocazione intellettuale o artistica con le piccole gallerie di pittura o lo spazio espositivo di un fotografo abbastanza quotato, ma non c’erano lusso né oggetti proibitivi in mostra.

Notavo anche una certa abbondanza del colore rosa che nelle

sue varie sfumature campeggiava nelle vetrine dei negozi o nei saloni dei parrucchieri con gli arredi o le pareti in colore pastello. Non capivo bene questo trend del colore anche perché il quartiere non mi sembrava modaiolo, come appare adesso. Oltre alle vetrine di antichità, abiti e accessori bizzarri, a volte dall’aria improbabile, era facile scorgere un’atmosfera italiana, soprattutto agli occhi di chi guarda con nostalgia. La gelateria più frequentata del quartiere, ovviamente italiana, è il luogo dove ancora oggi ci si sente come in un bar italiano: caffè da bere velocemente al banco, litigate tra i camerieri, battute sui clienti e qualcosa di dolce da gustare senza il rimorso di aver assunto un migliaio di calorie. Meno simpatico era lo slalom al quale si era continuamente costretti per strada per evitare le tracce dei numerosi cani che tengono compagnia agli abitanti del quartiere. Il lunedì mattina si aggiungevano vetri rotti e rifiuti, avanzi delle notti brave nei numerosi locali, che venivano tuttavia rimossi entro l’ora di pranzo.

Un locale che ancor oggi non passa inosservato è la Deutsche Eiche, un ristorante bavarese con annesso un piccolo albergo e la sauna. L’ingresso, tappezzato di foto di personaggi e ospiti famosi quali il regista Fassbinder, ricorda l’atmosfera della “neue Welle” del cinema tedesco, quando si parlava di sceneggiature, di attori e sicuramente di Pasolini e di Fellini.

La mia passione per la sauna mi portò a scoprire che in molti locali del quartiere le donne non sono gradite. L’abbondanza del rosa e di altre bizzarrie perdevano l’alone di mistero mentre iniziava ad aleggiare in me il dubbio di aver sbagliato quartiere. Giravo infatti con un passeggino e un pancione ed ero alla ricerca di un asilo per i miei bambini. Avevo quasi perso le speranze quando ci assegnarono un posto all’asilo cattolico gestito dalle suore dell’ordine del Divino Redentore e ospitato in una bellissima struttura con un grande spazio per giocare all’aperto.  Nel questionario d’ingresso bisognava indicare la religione professata e la mia amica italo-tedesca aveva scritto: nessuna. Io mi ero già affrettata a scrivere cattolica, che domande... Si poteva entrare all’asilo anche se non cattolici?

A diverse ore del giorno attraversavo dunque la bella Gärtnerplatz la cui struttura continuava a ricordarmi il piazzale delle Provincie di Roma anche se, per una volta, la piazza tedesca era molto più bella. Con le facciate dei palazzi perfettamente tenute, il giardino centrale curatissimo e mutevole a seconda delle stagioni, il teatro che domina con la sua scalinata e le sue sobrie colonne. Opera dell’architetto Friedrich Wilhelm von Gärtner che, insieme a Leo von Klenze, ha dato alla città molte opere neoclassiche durante il regno di Ludwig I. Von Gärtner aveva soggiornato a lungo in Italia e ammirato tante belle piazze a Roma, Napoli e in Sicilia. Siamo però in Germania, e il solerte poliziotto di quartiere è sempre dietro l’angolo. L’assenza dei cori di clacson e di parcheggio selvaggio rendono ancor più piacevole la sosta.

Negli ultimi anni la piazza è diventata un luogo di ritrovo nelle belle giornate di sole. I bambini giocano intorno alla fontana, si improvvisano picnic sui pezzettini di prato e le panchine non bastano mai. Ho avuto qualche difficoltà a frequentarla con i bambini che chiedono insistentemente spiegazioni sugli atteggiamenti amorosi delle coppie omosessuali. Per pigrizia e per una certa ignoranza in materia, non mi sono mai documentata sul tema dell’educazione sessuale, sperando che a scuola gli insegnanti avrebbero fatto il lavoro anche per me. Diciamo che mi sono limitata sempre a spiegazioni biologiche del tipo polline-gameti , ignorando di proposito gli aspetti non procreativi.

Molte cose sono cambiate ed io cerco di non fare troppi confronti tra Monaco e Roma e non solo per vincere la nostalgia, ma anche perché mi sono abituata troppo alla tolleranza e alla convivenza civile. Se adesso guardo Gärtnerplatz e mi ricordo di Roma, non riesco a non pensare ai vari fatti di cronaca della Capitale, dove coppie gay vengono insultate e aggredite all’uscita dei locali e durante la notte. Gruppi di giovani violenti e disadattati hanno sempre riempito la cronaca capitolina ma per motivi legati al calcio, alle scommesse clandestine, al controllo del territorio. L’aumento delle aggressioni a sfondo sessuale è favorito da un clima d’intolleranza con radici profonde soprattutto nel centro sud d’Italia, dove le preferenze sessuali non ortodosse destano ancora derisione e non sono socialmente accettate. La tipica e retrograda visione cattolica gioca un ruolo non trascurabile, ma viene il sospetto che il maschio latino non voglia confrontarsi con ipotetiche manifestazioni di debolezza del proprio genere. Dovrebbe far riflettere che simili episodi di intolleranza sono invece condannati nei Paesi ai primi posti per benessere, cultura e qualità della vita.

Sarebbe bello, su di una panchina a piazza Navona o passeggiando a via Giulia in una notte di luna piena, incontrare due uomini o due donne che si tengono per mano.

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