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Categoria: Varie
Pubblicato Martedì, 07 Dicembre 2010 10:11

Caro Leandro, come va??

Ricordo di un caro amico, sempre tra noi

Lucio de Angelis

L’Entità Superiore, che sicuramente esiste e a cui tu solo ora puoi dare il nome, ti ha richiamato a sé.

Finalmente non soffri più e sono convinto che già dalla cerimonia funebre avresti preferito esser protagonista di un funerale jazz, che avrebbe addolcito il distacco dai tuoi cari. Già perché non ci hai lasciato, ti sei solo allontanato: il tuo Animo Nobile, il tuo esser Poeta sono più che mai vivi nei cuori di tutti quelli che ti hanno conosciuto.

Pronto sempre all’ascolto, mitigavi e mitighi col tuo ricordo ogni asprezza di questa vita con i tuoi paradossi. L’ironia era ed è la tua arma vincente: percepisco che anche ora, mentre scrivo queste righe con una malcelata mestizia, mi stai prendendo in giro per la carica ansiogena, suggerendomi, mentre canticchi la celebre “Pigliate ‘na pastiglia” di Renato Carosone, di darmi una ‘calmata’.

Anche Michele, uno dei tuoi tanti amici che non avverte ancora la tua nuova presenza, ti ricorda per la curiosità costruttiva e lo spirito allegro e leggero, sempre ben disposto verso  qualsiasi nuova iniziativa da intraprendere con umorismo, tanto da farti guadagnare il simpatico appellativo di “Capa Fresca”, che ti faceva tanto divertire.

Ami la musicalità del dialetto partenopeo e, sapendo che mi dilettavo in versi, mi hai spinto a scrivere una poesia sull’apologo del poeta. Ti sarebbe piaciuto leggere rime su quest’uomo, che non può far altro che regalarle alla sua bella accompagnate solo da una rosa, squattrinato com’è da sempre.

Questa poesia, Leandro, è TUA; io mi sono solo limitato a tradurla in vernacolo e la riporto in questa lettera per i tuoi amici in Germania, che non la conoscono.

Vulesse arrialarte ...!!  (Vorrei regalarti)

Vulesse arrialarte ‘nu brillante (Vorrei regalarti un diamante)

Pe’ te mustra’ ‘a luce ‘ell’uocchie tuoie! (per mostrarti la luce degli occhi tuoi)

Vulesse arrialarte int’a ‘n’istante (Vorrei regalarti in un istante)

Tutt’ e preziosità e tutt’ ‘e ggioie!! (tutti gli oggetti più preziosi!)

...Ma so’ pezzente e senza ‘nu denaro!! (Ma sono povero e senza un soldo)

Mo’ ‘sti parole te vonno fa’ capi’ (ora questi versi vogliono dirti)

ca si ‘nc’è ammore, bbene accussì raro !, (che se c’è amore, bene così raro!,)

anche ‘sta rosa, si vuo’!, te fa’ murì! (anche questa rosa, se vuoi, ti fa impazzire!)

Ma non c’è solo filosofia partenopea nelle tuo cuore, c’è tanta, tanta musica che spazia dal caffè chantant al dixieland, dallo swing alle melodie di De André ed io, da stonato impenitente, anche adesso, insieme a te, mi ritrovo spesso a sussurrare i versi di quella mirabile ballata intitolata “Don Raffaé” di Fabrizio, che ci accompagna con la sua chitarra “paradisiaca”! (battutona!!).

L’estate prossima da Maurizio, l’anfitrione delle nostre scorribande musicali, sarai ancora una volta protagonista insieme a Carlo, il nostro incontrastato leader, che ha voluto allegare le righe che seguono per un suo saluto

“Caro Leandro,

qualcuno dice che la vita è come un party: chi arriva dopo e chi va via prima: per un poò abbiamo vissuto i momenti clou della festa; mi è piaciuto molto trovarci insieme in occasione di incontri molto belli, quando c’era da cantare, suonare, e ridere insieme: partecipare ai nostri compleanni, alla “sospirata” laurea dei figli, alla nascita del nipote...

Certo, se tu avessi tirato a fare più tardi, rimanendo un altro po’, avremmo potuto combinarne altre: questa amarezza non ci passerà più, perché non c’è mai un momento giusto per andarsene, specialmente se non riesci a salutare tutti... ma tu, anche in questo, sei stato molto discreto.

Fammi ancora compagnia!

Carlo.”

Penso che non verrò a trovarti dove riposi, perché come ho fatto per mia madre, il mio rapporto con te continuerà nel modo più positivo ed allegro pensabile.

Non è e non vuole essere affatto mancanza di rispetto nei tuoi confronti, ma i luoghi di riposo di voi abitanti dell’altra dimensione non mi rendono particolarmente allegro, anche se sono convinto che, se per mero errore mi contraddicessi, leggerei con un sorriso le parole, non scritte, sulla lapide “Ciao ragazzi, sappiate che qui rido e canto io senza più soffrire!”


Un abbraccio, Lucio

 

2009-1 pg 34

 


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