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Categoria: Turismo
Pubblicato Sabato, 20 Novembre 2010 20:20

Il Castello di Lari

Una gita nella Toscana da scoprire

Ein Ausflug in die Toskana führt uns in das romantische Städtchen Lari, welches vom Massentourismus verschont geblieben ist. Inmitten grüner Hügel bildet das Castello di Lari aus dem 12. Jahrhundert den Mittelpunkt des Ortes.

Miranda Alberti

Se c’è ancora qualcuno che legge Leopardi, troverà nei suoi Pensieri un’interessante riflessione sull’imprudenza umana, dimostrata dal fatto che gli uomini affollano spesso città costruite in luoghi insalubri, mentre abbandonano zone dal clima soave e dall’aria pulita. Il poeta porta come esempio le splendide colline pisane che vanno spopolandosi a favore di una costa paludosa e malsana. Proprio su questo paesaggio di dolci colline pisane che sembrano dormire e sognare un passato glorioso, si erge l’antica cittadina di Lari, protetta da una doppia cinta di mura ben conservate da cui spuntano ricchi cespugli di cappero.

Vi siamo giunti in un brumoso pomeriggio di ottobre per una strada che, attraverso la macchia toscana, congiunge, come perle, altri luoghi interessanti come: Pastina, Santa Luce, Casciana Alta, Casciana Terme e innumerevoli piccoli centri in cui si conservano le tracce del passato di Pisa città ghibellina e marinara decaduta in favore della guelfa Firenze. Lasciata l’automobile fuori dal borgo ci siamo incamminati seguendo l’in- dicazione del centro e vi giungiamo subito superando la Porta Volterrana. Sulla strada lastricata si aprono due bar e alcuni graziosi negozietti che conservano l’antica architettura. Vecchi e giovani si intrattengono lì fuori, appoggiati alle secolari pareti o seduti su delle panche.

Ci osservano: turisti da queste parti fanno ancora notizia. Cerchiamo di rintracciare fra le pietre di quelle costruzioni le tracce della sua lunga storia che comincia con un primo periodo etrusco in cui avvenne la sua fondazione fra il VI e il IV secolo a.C., seguito da un periodo romano e alto medioevale attestato dal primo documento di esistenza del Castello risalente al 732. La famiglia degli Upezzinghi di Mazzagamboli (un nome che è tutto un programma di musicalità misteriose!) ne fecero costruire la rocca dal 1230, e i fiorentini che li seguirono a partire dal 1406 l’abbellirono fino a farne una dimora residenziale. Oltre al santuario nella guida si parla di sette chiese di cui non siamo in grado, per pigrizia, di contarne che quattro. La loro architettura è per lo più in stile barocco e gli interni, piuttosto spogli, non offrono molto svago al visitatore. Molto più interessante è soffermarsi fra vicoli e piazzette assaporandone l’atmosfera irreale, sospesa nel tempo. Sulla via che circonda la rocca si apre il laboratorio di pasta artigianale della famiglia Martelli che invita i clienti a visitare il loro ambiente di lavoro e ad informarsi direttamente sulle tecniche di lavorazione impiegate. I pacchetti gialli di penne, maccheroni e spaghetti che lì acquistiamo saranno il nostro più delizioso souvenir.

Quando la sera si sta già annunciando cominciamo a salire le ripide scale che portano al Castello. L’imbrunire non ci impedisce di fare il giro completo delle mura e di godere dall’alto di una suggestiva vista panoramica. „Castello inespugnabile“ scrive la guida e ce ne rendiamo conto personalmente. Niente e nessuno poteva sfuggire al controllo delle sentinelle qui appostate per un perimetro di vari chilometri. Nel cortile interno sorge una cappelletta a cui si appoggiano minuscole cellette da dove, si dice, i carcerati potevano seguire la messa. Le feritoie delle celle sono poste in modo tale che il loro sguardo non potesse scorgere nessun altro all’infuori dell’officiante. Ci sembra una norma crudele e perciò ci volgiamo a contemplare i molti stemmi che ornano la facciata dell’edificio centrale. Alcuni di questi sono opere di artisti e artigiani famosi come Andrea e Giovanni della Robbia, Benedetto e Santi Buglione. Evidentemente non si badava a spese quando si trattava di esaltare l’orgoglio familiare dei podestà qui governanti! L’interno del Castello è percorribile con l’aiuto di una guida ad intervalli di mezz’ora. Le stanze adibite per lungo tempo a Palazzo Pretorio (fino al 1962) ricordano i processi e le condanne che qui sono state emesse. Celle fredde e strumenti di tortura ci riportano il dolore che vi si è consumato: per distrarci rivolgiamo lo sguardo al panorama fantastico che si affaccia dalle finestre poste sulla parete come fossero quadri in natura.

Sarà la stagione autunnale, sarà l’atmosfera che aleggia fra queste stanze, sta di fatto che ognuno di noi è come affondato in una coltre di sognante malinconia. Qui, lontani dai fasti delle grandi città d’arte, ci sentiamo raggiunti dalla nuda verità della vita delle passate generazioni. Le „morte stagioni“ come direbbe il nostro poeta. Gente normale, gente come noi, che ha consumato i suoi giorni nella gioia e nel dolore, nell’ingiustizia e nella ribellione, nei piccoli e nei grandi avvenimenti, ma che ha anche saputo tramandarci la bellezza delle loro opere e di una natura intatta. Ci domandiamo se anche noi saremo in grado di fare altrettanto con le future generazioni. Questa Lari autunnale e saggia ci ha affidato un messaggio importante da conservare nel cuore e nel ricordo. Per il momento, comunque, abbiamo deciso di scacciare ogni malinconia andando al bar a riscaldarci con un bel caffè corretto alla grappa o allo stravecchio!

Come arrivarci:
Lari è un borgo situato circa 30 km a sud-est di Pisa. Provenendo dalla superstrada Firenze-Pisa-Livorno si esce a Pontedera-Ponsacco. Da qui basta seguire le indicazioni.
La stazione ferroviaria più vicina è quella di Pontedera, collegata a Lari da autobus con cadenza pressoché oraria.
Siti consigliati:
www.castellodilari.it
www.girando.it/castellodilari
www.toskanaferien.de

(2004-1 pag. 12)

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