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Categoria: Turismo
Pubblicato Sabato, 11 Dicembre 2010 16:19

Ascesa e declino della Serenissima

Quella di Venezia è la storia di un’ascesa irresistibile a superpotenza e di un inesorabile declino

Uwe. Fabritzek (Trad. Egle Maguolo Wenzel e Gianni Minelli)

Nel corso di secoli nella laguna di Venezia si era insediata una comunità eterogenea che viveva di pesca, di caccia e dell’estrazione di sale, in continua lotta per la sopravvivenza. Da questo nucleo originario si sviluppò più tardi Venezia.

Più mercanti che guerrieri, più marinai che politici, guidati da saggi capi, i veneziani riuscirono a creare un gigantesco impero commerciale, che si estendeva dall’Europa sudorientale fino alla Siberia, all’Asia centrale e alla Cina. Grazie ad una tecnica navale avveniristica, sviluppata segretamente all’interno dell’Arsenale, le navi veneziane dominavano i mari e i mercanti veneziani l’attività commerciale.
La storia di questa comunità che mai si lasciò dividere in fazioni, partiti o congregazioni è veramente straordinaria: per più di 1000 anni non ci furono conflitti interni ed il bilancio non fu mai in deficit. Le arti e l’artigianato vissero un lungo periodo di splendore e, grazie alla ricchezza ricavata dall’attività commerciale, Venezia diventò un gioiello architettonico senza eguali.

Combattiva e sempre protesa alla propria indipendenza, Venezia non ebbe timore di mettersi in conflitto nemmeno contro il Papato e venne più volte scomunicata.

Verso l’inizio del XIV secolo Venezia estese la sua influenza verso la terraferma, imponendosi anche come potenza territoriale.

Nel XVI secolo, però, le cose le cose cambiarono. La scoperta dell’America fece deviare le rotte commerciali fino a quel momento tenute in mano dai veneziani. I turchi, che premevano sull’Europa sino dal XIV secolo, costrinsero Venezia a sempre nuovi conflitti, estremamente costosi e con un gran numero di vittime.

Nel XVI/XVII secolo la Repubblica di Venezia visse una delle sue crisi più profonde a causa di disastrosi incendi e di epidemie di peste, come quella del 1630 che costò la vita a due terzi della sua popolazione.

Con il sorgere delle potenze navali europee e con l’inizio dell’industrializzazione crollarono gli equilibri di potere in Europa - con conseguenze gravissime in particolare per Venezia che non riuscì a rimanere al passo con tale sviluppo.

L’aggressiva politica espansionistica di Napoleone accelerò il rapido declino della Serenissima. Nel 1797, per la prima volta nella sua storia, si videro marciare nelle calli soldati di un esercito straniero.

La capitolazione, imposta da Napoleone con un futile pretesto, non fu che l’inizio di un processo che, anche attraverso le successive dominazioni, finì per derubare Venezia della sua identità politica e culturale.

Il “modello Venezia” era stato il risultato di una politica millenaria che, in sintonia con l’ambiente circostante, aveva sviluppato strutture democratiche rispettose dei concetti fondamentali delle “leggi della laguna”. Su queste basi prosperarono commercio, artigianato e navigazione, facendo diventare la Repubblica Marinara una superpotenza.

L’equilibrio ecologico, mantenuto per secoli, è stato pericolosamente alterato nel XX secolo dalla costruzione degli impianti petrolchimici di Marghera, dal transito di petroliere e grosse navi da crociera sulle sensibili acque della laguna ed infine dalle miriadi di motoscafi sui canali. Non è l’acqua alta a minacciare i gangli vitali di Venezia, ma una politica che da generazioni non rispetta le leggi della laguna. Il concetto urbanistico di Venezia teneva conto del traffico idroviario, ma con barche a remi o a vela! Il patrimonio architettonico non è semplicemente in grado di resistere al traffico continuo di innumerevoli motori a scoppio con le loro onde, gas e materiali di scarico.

Proprio considerando gli attuali problemi del mondo, il “modello” sociale e politico della “vecchia” Venezia deve essere costantemente trasmesso alle future generazioni. Mentre ora le nazioni industriali stanno precipitando in crisi senza sbocco a causa dell’emergenza energetica, Venezia la supererà, come un tempo – a condizione che si provveda subito a correggere il corso. Non è ammissibile lasciare nel dimenticatoio la “religiosità del buon governo” con la sua saggia politica di rispetto dell’ambiente circostante.

Che direbbero i “savi” dell’antica Venezia a proposito del gigantesco progetto del sistema di paratoie MOSE – o addirittura del progetto di costruire una metropolitana dall’aeroporto Marco Polo a Piazza San Marco?

La gloriosa storia della Serenissima è stata “dimenticata”. Oggigiorno nessuno la insegna nelle scuole, nemmeno in Italia! Che sia un fuorviato orgoglio nazionale abbinato ad una cattiva coscienza nei confronti di Venezia ad impedire che se ne discuta senza pregiudizi? Il rinnegamento collettivo di Venezia è davvero unico nella storia moderna e forse si potrebbe spiegare solo dal punto di vista psicopolitico.

Ma non è troppo tardi. A favore della Serenissima sarebbe necessaria una “rivolta dei giusti” fermamente decisi ad allontanare tutti gli sfruttatori di tanta eredità storica e culturale.

Le misure da adottare urgentemente devono essere mirate a ridare a Venezia un’identità culturale e politica e ripristinare in primo luogo l’equilibrio ecologico, rivedendo radicalmente e senza compromessi  tutto il sistema di traffico viario ed idroviario. Anche la risorsa “turismo” va regolata e gestita con oculatezza - se necessario, anche a scapito di chi vede e sfrutta Venezia soltanto come fonte di guadagno.

È assolutamente necessario ridare a Venezia la sua vivibilità e fermare in tal modo, tramite adeguati programmi politici ed economici, l’esodo dei veneziani. La sfida è mantenerne l’eredità storica, senza trasformare la città in un museo.

Non c’è più tempo da perdere, ogni giorno conta. Aiutiamo la Serenissima a riacquistare una sua dignità anche nel XXI secolo. Venezia ha resistito per millenni e riuscirà a superare anche questa difficilissima crisi, forse la più grave della sua storia. Venezia è un gioiello non solo italiano, ma europeo e mondiale. Anche l’Europa ed il mondo, dunque, devono assumersi concretamente la responsabilità del suo futuro: “Veneziani di tutto il mondo – unitevi!”


(2007-2 pag 22)

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